2025-11-15
Partigiani e No Tav uniti nella censura. Del libro su Ramelli non si deve parlare
Giuseppe Culicchia (Getty Images). Nel riquadro il suo libro Uccidere un fascista. Sergio Ramelli, una vita spezzata dall’odio pubblicato da Mondadori
Comunicati fotocopia contro la presentazione del saggio di Culicchia. E il ragazzo ucciso? «Strumentalizzazioni».Passano gli anni ma l’odio sembra non passare mai. Un tempo ragazzi come Sergio Ramelli venivano ammazzati sotto casa a colpi di chiave inglese. Oggi invece la violenza si rivolge contro chi di Sergio osa parlare. È una violenza meno palese, se volete meno brutale. Non uccide però infama, disumanizza, minaccia e punta a intimidire. E gode, proprio come quella antica, di sponde politiche e «presentabili». Lunedì 24 novembre nella Biblioteca Comunale di Susa è programmata la presentazione di un bellissimo libro di Giuseppe Culicchia, scrittore italiano che negli ultimi anni ha intrapreso una strada davvero coraggiosa e suggestiva.Culicchia scrive di violenza politica, di estremismi di ogni colore, di fanatismi passati e presenti. Non è di destra, non è incasellabile: è bravo e libero, una rarità che il Wwf dovrebbe proteggere come e più del panda. L’ultima opera si intitola Uccidere un fascista. Sergio Ramelli, una vita spezzata dall’odio. La pubblica Mondadori, pieno mainstream bipartisan (giusto per far capire che non ci sono piccole case editrici di destra coinvolte). Ebbene, per qualcuno Culicchia non deve parlare, non deve presentare il libro assieme all’assessore piemontese Maurizio Marrone, non deve permettersi di raccontare la storia di Ramelli. Per zittirlo si è mobilitato addirittura il movimento No Tav, che ha diffuso un comunicato (regolarmente ripreso dai giornali locali della Valsusa) che puzza di anni di piombo lontano chilometri. «Dietro l’apparente intento letterario di capire tutti, il libro si inserisce in una narrazione che tende a normalizzare l’ideologia fascista, a rimuovere la responsabilità politica e storica del neofascismo, e a riscrivere la memoria collettiva di quegli anni», scrivono i No Tav improvvisatisi recensori. «La figura di Ramelli è da anni strumentalizzata da gruppi neofascisti, e la presenza di esponenti della destra radicale come Maurizio Marrone rende chiaro il tentativo di trasformare la presentazione in un’operazione politica. Per questo saremo davanti alla biblioteca dalle ore 19.30, per ribadire che in Valsusa non c’è spazio per il fascismo, né per chi tenta di riscrivere la storia. Essere presenti è importante perché la memoria non si riscrive, perché il fascismo non si normalizza, perché la Valsusa è terra di resistenza e libertà». Terra di resistenza e libertà, e la loro resistenza è combattere contro il fascismo inesistente di uno scrittore, la libertà è censurare e minacciare una voce libera. Si potrebbe anche dire che i No Tav sono una banda di scalmanati, che le loro intimidazioni non sorprendono e sono materiale per la questura non per un dibattito culturale e politico. Il fatto è che non sono isolati. Perché a dare manforte ai censori antagonisti arriva una organizzazione che ha patina istituzionale, ampiamente foraggiata con denaro pubblico e in teoria perfettamente inserita nel sistema democratico, cioè l’Anpi. Pronti via, ecco il comunicato dei partigiani: «Le sezioni Anpi della Valle di Susa esprimono forte preoccupazione per l’iniziativa prevista lunedì 24 novembre presso la biblioteca comunale di Susa, dove si terrà la presentazione del libro Uccidere un fascista di Giuseppe Culicchia». Beh, si preoccupano per poco, ma andiamo avanti. «L’Anpi ha sempre difeso la cultura e la libertà di espressione oltre che di confronto, convinta che la conoscenza e il dialogo siano strumenti fondamentali della democrazia. Non è dunque il libro in sé a destare perplessità, ma il contesto politico e simbolico in cui la presentazione è stata inserita. La preoccupazione non nasce per chi decide di raccontare una storia ma dalla scelta di affidare l’introduzione all’assessore regionale di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone. Il suo intervento attribuisce all’evento un significato che va ben oltre la discussione letteraria offrendo visibilità e legittimazione ad un clima culturale che tende al revisionismo storico e a sminuire le responsabilità del fascismo oltre che a normalizzare linguaggi e simboli che dovrebbero appartenere al passato. La Valle di Susa è terra profondamente legata alla memoria della Resistenza e ai valori che da essa sono nati. La sua storia, segnata dal sacrificio e dal coraggio di donne e uomini che scelsero la libertà contro la dittatura, è parte viva della nostra identità collettiva. Per questo consideriamo inaccettabile ogni tentativo di riscrivere la storia o di ridurre l’antifascismo a un’opinione tra le altre». Chiaro: poiché alla presentazione è invitato un esponente di Fratelli d’Italia bisogna opporsi. Un politico che fa incetta di voti, un rappresentate delle istituzioni, va zittito perché all’Anpi non piace. Con la grottesca giustificazione che «in Valle di Susa continua a spirare il vento della solidarietà, della libertà e della Costituzione. Sono questi i valori che vogliamo ribadire pubblicamente, con la fermezza e la serenità che appartengono alla tradizione democratica e civile del nostro territorio». In sostanza l’Anpi invita «cittadine e cittadini a ritrovarsi lunedi 24 novembre, alle ore 19.30 in piazza Trento a Susa, per riaffermare insieme che la nostra valle resta antifascista, accogliente e fedele ai principi della democrazia nata dal sangue dei nostri nonni e delle nostre nonne, che hanno liberato l’Italia». In nome della democrazia, si invitano i cittadini ad accorrere per imbavagliare un assessore e uno degli scrittori più noti e stimati della nazione. In nome della libertà, parlare di Ramelli è vietato, e la destra va cacciata nelle fogne. Chissà se qualche trasmissione Tv sempre attenta agli «spargitori di odio» farà un bel servizio su questa storia. Chissà se qualche sincero democratico oserà contraddire l’Anpi. Sappiamo già la risposta: non avverrà. Del resto è noto: la loro democrazia è censura, la loro solidarietà è odio.
Donald Trump (Getty Images)
Fiori e un camioncino giocattolo dei pompieri sono stati messi sotto il portone della casa dove una donna ha ucciso il figlio, di nove anni, tagliandogli la gola, a Muggia, in provincia di Trieste (Ansa). Nel riquadro Olena Stasiuk