2024-12-06
Assad perde anche Hama. Ora l’avanzata dei ribelli mette nei guai pure Putin
La città siriana è vitale per i rifornimenti a Damasco e collegata a Tartus, dove i russi hanno una base. Mosca medita l’invio di uomini dalla Libia, ma non ne ha abbastanza.Il ministro degli Esteri di Varsavia: «Il Cremlino inquina tutto con le sue bugie».Lo speciale contiene due articoli.Una nuova tegola si è abbattuta su Bashar Al Assad. Gli insorti hanno conquistato ieri Hama, costringendo le truppe dell’esercito siriano ad abbandonare la città. Si tratta di una vittoria significativa per i ribelli che la scorsa settimana erano riusciti a espugnare Aleppo. Hama ha un’importanza strategica non solo per quanto riguarda le linee di rifornimento dirette a Damasco ma anche perché, secondo Voice of America, il suo controllo isola de facto i centri costieri di Tartus e Latakia. In secondo luogo, la città ha anche un valore simbolico per gli insorti, a causa del massacro che vi si tenne nel 1982, quando l’allora presidente, Hafez Al Assad, ordinò di reprimere nel sangue una rivolta fomentata dalla Fratellanza musulmana. Ricordiamo che l’attuale offensiva dei ribelli siriani è principalmente legata a Tahrir Al Sham: un’organizzazione islamista storicamente collegata ad Al Qaeda. Insomma, la Russia, che sta combattendo al fianco del governo di Damasco, è in difficoltà nel cercare di fermare l’avanzata dei ribelli, che si preparano probabilmente a puntare su Homs. E, per il Cremlino, emergono ulteriori segnali problematici. Martedì, Naval News ha riportato che la Russia avrebbe recentemente ritirato una nave dalla propria base di Tartus. «Sebbene non ci siano conferme, si ritiene che questo movimento della nave sia direttamente correlato alla situazione sul campo», ha riferito la testata. D’altronde, Mosca è attualmente distratta dal conflitto in Ucraina e fa quindi più fatica ad assistere Assad: un Assad che è a sua volta azzoppato anche dalla debolezza politico-militare in cui versano l’Iran e i suoi proxy.È anche per far fronte a questa situazione che, secondo fonti dell’intelligence ucraina, Mosca avrebbe intenzione di schierare i propri Africa Corps in territorio siriano. In particolare, l’Institute for the study of war ha riferito che Vladimir Putin potrebbe spostare i mercenari dalla Libia, sebbene il think tank ritenga che, qualora ciò dovesse accadere, non ci sarebbero militari sufficienti per consentire al regime di Damasco di ribaltare la situazione sul campo.È evidente come l’eventuale coinvolgimento degli Africa Corps rischi di provocare un aumento della tensione anche nello scacchiere libico. Non dimentichiamo che alcune delle sigle di insorti attualmente impegnate nell’offensiva contro Assad sono storicamente spalleggiate dalla Turchia. Quella stessa Turchia che, a sua volta, sostiene il governo di Tripoli, che è rivale di quello di Bengasi: un esecutivo, quest’ultimo, gravitante attorno alla figura del generale Khalifa Haftar, che gode del sostegno dei russi. Ne consegue che, se i rapporti tra Putin e Recep Tayyip Erdogan dovessero peggiorare in Siria, le fibrillazioni potrebbero tornare a crescere anche in Libia.Non a caso, ieri il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha annunciato imminenti colloqui tra Mosca, Ankara e Teheran sul dossier siriano. «Stiamo negoziando con i nostri partner turchi e iraniani per organizzare una riunione ministeriale questa settimana» ha dichiarato. Del resto, lunedì, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, incontrando l’omologo iraniano Abbas Araghchi, aveva invocato il ritorno ai colloqui di Astana, per risolvere la crisi siriana. Nell’occasione, Fidan aveva tenuto una posizione articolata, assicurando la cooperazione della Turchia nella lotta al terrorismo e, al contempo, evitando di prendere totalmente le distanze dai ribelli siriani. «Gli ultimi sviluppi evidenziano la necessità di un compromesso tra Damasco e la legittima opposizione del suo stesso popolo», aveva detto.Al netto dei negoziati invocati ieri da Antonio Guterres, il punto vero è che l’offensiva degli insorti strategicamente non dispiace affatto ad Ankara, che ha oggi meno interesse a tenere rapporti troppo saldi con l’Iran. Erdogan sa che Donald Trump ha intenzione di ripristinare la «massima pressione» su Teheran. Sa inoltre perfettamente che i proxy del regime khomeinista, da Hezbollah ad Hamas, sono stati recentemente decapitati da Israele. Il sultano, che è avvezzo alle rivoluzioni diplomatiche, si sta insomma riposizionando. D’altronde, a lui un indebolimento di Putin conviene sotto almeno due punti di vista. Primo: per guadagnare maggiore influenza in Siria. Secondo: per acquisire un ruolo centrale nella mediazione in Ucraina. Sì, perché, se lo zar non riesce a ribaltare urgentemente la situazione militare in Siria, rischia di vedere il proprio potere negoziale azzoppato al tavolo delle trattative sulla crisi ucraina. Tavolo che probabilmente si aprirà dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Infine, ma non meno importante, non è escludibile un riavvicinamento tra Erdogan e lo Stato ebraico. Ieri, un funzionario israeliano ha riferito al Times of Israel che Gerusalemme non è affatto dispiaciuta della crisi siriana. «Per noi è del tutto chiaro che da una parte ci sono i jihadisti salafiti e dall’altra l’Iran ed Hezbollah: vogliamo che si indeboliscano a vicenda», ha detto.La debilitazione di Assad e dell’Iran è anche funzionale al rilancio degli Accordi di Abramo, auspicati sia da Trump che da Benjamin Netanyahu. Dall’altra parte, attenzione. Trump ha senza dubbio interesse a sfruttare le difficoltà di Putin in Siria per avere più margine di manovra negoziale sull’Ucraina. Ma sa anche di non potersi permettere una Russia troppo debole, avendo lui intenzione di sganciarla il più possibile da Pechino. La sfida per la sua amministrazione sarà quindi quella di trovare un nuovo bilanciamento regionale tra Mosca e Ankara, cercando al contempo di includerle nella propria strategia anticinese.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/siria-hama-2670340598.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lavrov-attacca-gli-usa-allosce-polonia-e-stati-baltici-se-ne-vanno" data-post-id="2670340598" data-published-at="1733476466" data-use-pagination="False"> Lavrov attacca gli Usa all’Osce. Polonia e Stati baltici se ne vanno Ieri il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov si è recato a Malta per partecipare alla riunione ministeriale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Si trattava della prima visita di Lavrov in un Paese dell’Ue da quando la Russia ha lanciato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. Quello che poteva diventare un primo passo verso un timido tentativo di riaprire un dialogo con Mosca si è concluso piuttosto male per Lavrov, un tempo molto rispettato nei consessi diplomatici. Mentre parlava, alcune delegazioni europee - tra le quali le delegazioni dei Paesi Baltici e della Polonia, guidata dal ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski- sono uscite dalla sala del vertice. Sono rimaste in sala invece la maggioranza delle delle delegazioni tra cui quella americana guidata dal segretario di Stato Usa Antony Blinken. In ogni caso Lavrov non si è certo presentato alla riunione con toni concilianti: «L’Osce esiste solo con la regola del consenso e oggi questo consenso non c’è più. Oggi l’Osce è vittima della politica di Washington che ne vuole prendere il controllo. A Washington ormai soggiogare la Nato non basta più, ormai vuole controllare l’Ue e l’Osce, vuole estendere il suo controllo sul Pacifico, sul golfo di Taiwan e sulla penisola di Corea. Il mondo assiste a un ritorno della guerra fredda, ma con un rischio molto più alto che passi ad uno stadio caldo», ha detto il ministro degli Esteri russo. Poi ha ribadito per l’ennesima volta la versione russa (falsa) di quanto accaduto a Bucha: «In questo contesto si continuano sentire menzogne, dall’inizio della guerra in Ucraina sino ad oggi come quando a Bucha i cadaveri vennero posizionati a favore delle telecamere della Bbc, l’Ucraina ha mentito e continua a mentire sulle reale andamento della guerra». Sikorski al termine del vertice ha affermato: «Non mi sederò a nessun tavolo con Lavrov né intendo ascoltarlo. I russi inquinano tutte le organizzazioni internazionali di cui fanno parte con le loro bugie, ed io non intendo ascoltarle». Blinken ha criticato Lavrov: «Mi dispiace che il nostro collega, il signor Lavrov, abbia lasciato la stanza, non concedendomi la cortesia di ascoltarci come noi ascoltavamo lui. E, naturalmente, il nostro collega russo è molto bravo ad annegare gli ascoltatori sotto uno tsunami di disinformazione». Mentre si svolgeva il vertice Mosca ha confermato una telefonata avvenuta il 27 novembre tra il capo di Stato Maggiore russo, Valery Gerasimov, e il suo omologo americano, Charles Brown. Secondo quanto riferito, il contatto è stato richiesto dalla Russia per informare Washington delle esercitazioni navali e missilistiche programmate nel Mediterraneo che si soo tenute il 3 dicembre scorso. In una nota il ministero della Difesa russo ha spiegato che la comunicazione «è stata effettuata per prevenire eventuali incidenti, considerata la presenza di navi americane e della Nato nei pressi dell’area di delle esercitazioni russe». Sempre ieri è entrata in vigore la Partnership strategica totale fra Corea del Nord e Russia varata la scorsa estate da Kim Jong-un e Vladimir Putin durante la visita del presidente russo a Pyongyang. A proposito di alleanze, il segretario generale della Nato Mark Rutte scrive su X: «Ottima telefonata con il presidente Zelensky per dare seguito alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato di questa settimana. La nostra priorità è un maggiore sostegno all’Ucraina. Più difesa aerea, più munizioni e più rapidamente!».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.