2021-07-05
Diana Bracco: «Sindaco di Milano? Vorrei una donna come la Moratti»
L'imprenditrice farmaceutica: «Questa città è bellissima, ma ci vuole più ordine. Il candidato di centrodestra? Mi piacerebbe conoscerlo. Io? Non ho l'età giusta».È presidente e amministratore delegato del gruppo Bracco, colosso chimico biomedicale e farmaceutico, e del Centro diagnostico italiano. Presidente della Fondazione Bracco, della Fondazione Mai di Confindustria, della Fondazione Milano per Expo e del cluster nazionale Scienza della vita Alisei che promuove la ricerca e lo sviluppo tra pubblico e privato per l'innovazione. Una vera capitana d'industria determinata e tenace che si definisce «doverista». Diana Bracco non pensa solo al lavoro, però. È appassionata di cultura in ogni sua forma («anche l'anima deve essere nutrita»), delle donne e della loro tutela, dei giovani e della loro formazione. Il 15 luglio Diana Bracco donerà una barca storica, chiamata Beatrice, costruita nel cantiere Sangermani nel 1963, agli studenti dell'istituto nautico Andrea Doria di Imperia. Da dove parte la storia?«Da mio nonno Elio, distributore dei prodotti della tedesca Merck. Mio padre Fulvio, uomo molto intelligente, durante gli anni del militare studiava e contemporaneamente partecipava agli stage della Merck a Darmstadt dove ha imparato molto respirando l'aria di una multinazionale. Laureato nel 1934 e cresciuto in quel clima diverso, decise di fare un'industria da capo a piedi, dalla ricerca alla produzione fino alla vendita». Quale fu la sua intuizione imprenditoriale più azzeccata?«Diede vita a un piccola produzione che si ingrandiva di continuo. Passò su una vasta area a Lambrate, alle porte di Milano. Quell'area è stata recuperata e il prossimo anno entreremo di nuovo nei nostri uffici, cambiati e ripensati, molto digitali, molto severi e moderni. Mi fa molto piacere questo filo conduttore della crescita». E continuate a crescere?«Da Lambrate siamo andati a Cesano Maderno dove abbiamo costruito un grande stabilimento chimico farmaceutico in continua espansione: da un anno all'altro aumentano di parecchie decine gli operatori. Poi, dato che avevamo un prodotto molto importante, ho pensato di diversificare il rischio su due stabilimenti, uno in Lombardia e uno in Friuli Venezia Giulia, con impianti produttivi fantastici».Qual è il vostro raggio d'azione? «La storia di Bracco s'intreccia con la storia dell'industria chimica italiana e della ricerca scientifica. Grazie alla lungimiranza di mio padre si puntò sulla ricerca e in particolare sui mezzi di contrasto come frontiera dell'innovazione medica. Ora il gruppo è un leader globale con circa 1,4 miliardi di euro di fatturato, in grado di competere con successo in un comparto, quello delle scienze della vita e dell'imaging, tecnologicamente avanzatissimo. Quando mio padre negli anni Cinquanta prese la visionaria decisione di focalizzare le attività di ricerca nella chimica dello iodio, pochi credevano nel settore dell'imaging e nelle potenzialità dei mezzi di contrasto. La sua scelta imprenditoriale controcorrente già all'inizio degli anni Sessanta diede ottimi risultati, e ancora oggi ci fa vincere sui mercati globali».E vivete di rendita?«Certo che no. Abbiamo inventato una modalità che gli altri non hanno perseguito. Ora stiamo sviluppando l'ecografia con ultrasuoni e il metodo di contrasto con microbolle, una cosa molto delicata. Ne è nato uno stabilimento sempre in crescita, tanto che sta arrivando il secondo modulo a Ginevra. Tre grandi realtà produttive, siamo una corazzata». Si punta sempre più sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce?«Assolutamente sì. E contano la qualità, l'unicità e l'affidabilità dei prodotti. Oggi i nostri mezzi di contrasto sono commercializzati in oltre 100 Paesi e l'89% del nostro fatturato è realizzato all'estero con Stati Uniti e Cina come primo e secondo mercato. Sono orgogliosa del fatto che la nostra famiglia, attraverso quattro generazioni ha dato un'opportunità di lavoro e di crescita a migliaia e migliaia di altre famiglie in Italia e all'estero».Ha respirato quest'aria fin da bambina, era scritto che seguisse questa strada?«Avrei potuto avere altre passioni, a scuola ero sempre stata molto brava, in particolare in greco. All'università avrei voluto fare medicina. Ma erano discipline che difficilmente una donna affrontava, come del resto la chimica: eravamo 5 donne in tutto il corso». Perché chimica?«Senz'altro per la raccomandazione paterna, ho seguito il suo esempio e ho avuto grandi soddisfazioni. Chimica è diventata una facoltà molto complessa, con continue interazioni con altre discipline».Eppure, ancora oggi per una ragazza è più facile scegliere materie umanistiche rispetto a quelle scientifiche.«Alle ragazze, consiglio sempre di scegliere lauree scientifiche le cosiddette Stem (acronimo inglese per science, technology, engineering, mathematics, ndr) e rivolgo loro un preciso appello: non accettate mai il pregiudizio che vorrebbe le donne meno adatte alle professioni tecnico scientifiche, le cui competenze sono sempre più richieste dal mondo del lavoro. Anche per questo dal 2017 Fondazione Bracco sostiene il progetto 100 esperte contro gli stereotipi, diventato anche una collana editoriale e una mostra fotografica che dall'Italia è giunta negli Usa».Come facilitare il percorso inverso?«Il primo passo va fatto sui genitori. Quando i ragazzi arrivano alla maturità si trovano di fronte alla scelta degli studi e questo è il momento cruciale. Quanti genitori indirizzano le figlie verso certe materie? Pochissimi».Suo padre, in questo, ha precorso i tempi, e ha visto in lei il futuro della Bracco, una grande impresa famigliare. È stata questa la vostra forza?«In ogni generazione c'è stato qualcuno che si è immedesimato nell'azienda “sacrificando" altre aspirazioni pur ricevendo grandi soddisfazioni. Ora c'è mio nipote Fulvio che rappresenta la quarta generazione e il futuro della nostra famiglia».L'ultima operazione?«A 25 anni dall'acquisizione dell'americana Squibb Diagnostics, alla fine del 2019 sono stati investiti 450 milioni di dollari per acquisire la Blue Earth Diagnostics, azienda quotata alla Borsa di Londra e specializzata nell'imaging molecolare e nella commercializzazione globale dei radiofarmaci per la cura oncologica. Un'operazione che ha arricchito in modo significativo il portafoglio prodotti di Bracco Imaging nella medicina di precisione e nella diagnostica personalizzata, premiata all'M&A award 2020 come la migliore acquisizione Italia su estero». Lei è stata presidente di Expo Italia, ora c'è alle porte Expo Dubai, ed è ancora impegnata a rappresentare l'Italia.«L'Expo mi è rimasto nel cuore con il concetto del Paese punto di incrocio, di conoscenza, di collaborazione fra Stati. Expo a Dubai prevede almeno 25 milioni di visitatori e anche questo è un modo per fare girare la nostra ricerca, la nostra scienza, la nostra capacità di interagire». Il suo impegno per le donne è sempre al centro delle sue azioni?«Sono convinta che ogni nazione e ogni impresa debbano avvalersi appieno dello straordinario contributo delle donne. Sul potenziale delle donne tutti devono investire, impegnandosi nella lotta contro ogni tipo di condizionamento e di discriminazione. Anche per questa lunga militanza sono particolarmente orgogliosa di essere stata scelta da Confindustria come Ambassador per l'empowerment femminile nell'ambito del B20, l'ente portavoce della comunità imprenditoriale globale nell'ambito del G20». Cosa pensa del ddl Zan?«C'entra con le donne? Non credo. Così come non credo che si facciano marce indietro sulle conquiste femminili. Per le donne vedo solo l'importanza di far crescere ognuna nelle proprie competenze e rendersi protagoniste in un mondo che cambia moltissimo».Lei è stata eletta all'unanimità presidente di Assolombarda e di Federchimica, prima donna nella storia delle due associazioni. È la dimostrazione che le donne possono?«Capacità e impegno costante sono requisiti che nell'ambito associativo vogliono dire tanto. È un fatto meritocratico».Che pensa delle quote rosa?«Ne penso bene. Sono un'indicazione precisa e importante. Avere il 20% delle quote in tutti settori e ora anche nelle fasce dei manager, significa prendere in considerazione con maggiore positività le donne».Di che cosa ha bisogno Milano per risollevarsi?«Ci sono giorni in cui, girando, si pensa “che bella città". Certo, se fosse più ordinata preferirei. Bisogna vedere che linee prenderà il sindaco per il secondo mandato. Spero che voglia tener conto dei desideri dei cittadini tutti e ne esca una città più armoniosa». Secondo mandato? Dà per scontata la vittoria di Beppe Sala?«Per ora c'è solo lui. Ogni settimana dicono di tirar fuori il candidato della destra, vediamo. Ne saremmo ben contenti».Se avessero proposto a lei di scendere in campo per la sua città cosa avrebbe risposto?«È un impegno molto stancante e ci vuole l'età giusta e quindi lasciamo perdere».Le piacerebbe una donna sindaco? «Certamente. Abbiamo avuto Letizia Moratti, grazie a lei Expo è arrivato a Milano. Teniamone conto».Cosa pensa di questo governo? «Lo misureremo sulle riforme, finora hanno fatto cose buone. Ora facciamo il tifo per loro. Con Draghi abbiamo ottime chance».