2025-05-14
Si allontana il vertice Putin-Zelensky. In arrivo a Istanbul le seconde linee
Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin
Kiev e Bruxelles rinnovano l’ultimatum allo zar, minacciando sanzioni: «L’assenza sarebbe il segnale finale» Il presidente russo replica all’Europa: «Deficienti». Al tavolo si siederà Lavrov. Il tycoon: «Rubio ci sarà».Secondo Andrii Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino, l’assenza di Vladimir Putin ai colloqui di domani a Istanbul sarebbe il «segnale definitivo» del fatto che «la Russia non vuole porre fine a questa guerra». Per il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, la responsabilità ricade ormai «esclusivamente nel campo di Mosca». L’alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, approva la disponibilità di Volodymyr Zelensky a incontrare Putin, ma dubita che il leader russo «oserà farlo». Sempre da Bruxelles, la portavoce della Commissione europea, Paula Pinho, ha dichiarato che Putin sarebbe «sorpreso» dall’offerta di Zelensky di un incontro diretto, e ora l’Ue è «ansiosa» di misurare la risposta del Cremlino. Non si capisce se queste dichiarazioni mirino a fare pressione su Mosca o a ostacolare i tentativi di pace. In aggiunta, da Valdis Dombrovskis ad Antonio Tajani, tutti in Europa minacciano la Russia di nuove sanzioni. Compresa la Kallas, che ieri ha scoperto l’acqua calda sottolineando la necessità di «cooperare con Paesi in giro per il mondo che non sono democrazie perfette», perché altrimenti «non potremmo farlo con alcuni Paesi che fanno parte dell’Ue». A parte che questo, in teoria, sarebbe un requisito per accedere all’Unione, ma a chi si riferisce? Sicuramente non alla Germania, dove i servizi indagano sul principale partito di opposizione; e nemmeno alla Francia, dove la magistratura ha messo fuori gioco il candidato favorito alle prossime presidenziali.L’Ucraina ha fatto un passo indietro sulla richiesta di tregua, e Zelensky ha addirittura dato appuntamento a Putin a Istanbul: se il russo non accettasse, allora diverrebbe chiaro che è lui a non volere la pace. Questo, in estrema sintesi, è lo spin degli ultimi giorni. Nella realtà dei fatti, invece, è stato proprio Putin a proporre per primo negoziati diretti in Turchia, un’offerta a cui Zelensky ha risposto rilanciando con un incontro diretto, ma subordinandolo a un cessate il fuoco di 30 giorni. Chiunque abbia dimestichezza con la logica, però, capisce che Mosca, quantunque predisposta a una soluzione negoziale (ipotesi non scontata), non ha alcun interesse ad accettare una tregua al buio. E, infatti, lunedì è trapelata la disponibilità di Zelensky indipendentemente dalla prosecuzione degli scontri. Il passaggio successivo sarà comprendere che, anche qualora Putin non accettasse un incontro con così scarso preavviso, questo non implicherebbe automaticamente un disinteresse per la pace. Colloqui di massimo livello su questioni così delicate, con tutte le complessità legate alla sicurezza, non si preparano in pochi giorni. E, soprattutto, non è chi sta perdendo il conflitto a dettare tempi e modi.Un po’ a sorpresa, lunedì Donald Trump aveva dichiarato che se l’incontro tra Putin e Zelensky fosse andato in porto, avrebbe potuto raggiungerli a Istanbul. Tuttavia, ieri da Riad il tycoon ha annunciato che domani ci sarà il segretario di Stato, Marco Rubio, senza menzionare una sua presenza. Intanto, l’inviato Usa, Steve Witkoff, ha rilanciato l’ultimatum di Trump: se colloqui diretti non si terranno rapidamente, gli Stati Uniti faranno un passo indietro. «È una questione che vogliamo mediare», ha aggiunto, ma «non è la nostra guerra», sottolineando che un cessate il fuoco è il primo passo per affrontare le questioni principali. Secondo la Cnn, giovedì a Istanbul ci saranno anche entrambi gli inviati, Witkoff e Keith Kellogg. «Prima era irritato con Kiev, ora lo è con Mosca», ha detto invece del tycoon l’ambasciatore Usa alla Nato, Matthew G. Whitaker. La Casa Bianca intensifica così la pressione, cercando di capire se il Cremlino è davvero intenzionato a negoziare o sta solo guadagnando tempo.Secondo alcuni media, tra cui l’agenzia azera Apa e la tv cinese Cgtn in russo, in Turchia non ci andrà il presidente Putin bensì il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, e il consigliere del Cremlino per gli affari internazionali, Yuri Ushakov. Tuttavia, il portavoce Dmitry Peskov non ha confermato la notizia (che comunque è in linea con la rappresentanza che invieranno gli Usa). «Comunicheremo la composizione della delegazione quando lo deciderà Putin», ha spiegato il fedelissimo dello zar. Il quale ha anche ribadito che i Paesi europei non possono avere alcun ruolo di mediazione, visto che la loro posizione è «interamente dalla parte dell’Ucraina» (un concetto su cui Trump insiste da mesi). Sulle minacce di sanzioni, invece, il presidente russo ha detto che gli europei sono pronti ad adottare misure «a loro discapito» perché sono «deficienti», assicurando inoltre che la Russia si premurerà di ridurre al minimo gli effetti negativi. Al momento, dunque, non è chiaro cosa succederà a Istanbul. Zelensky, che ha confermato il suo viaggio in Turchia, sicuramente vedrà Erdogan oggi o domani. Con il presidente turco, ieri, ha avuto una telefonata anche Giorgia Meloni, che lo ha ringraziato per l’impegno profuso. I due, fa sapere Chigi, hanno auspicato una risposta positiva da parte della Russia. «Farò di tutto per incontrarlo», ha dichiarato il presidente ucraino riferendosi a Putin, aggiungendo però che, in caso di rifiuto, si aspetta altre sanzioni. «Penso non voglia che la guerra finisca, non voglia un cessate il fuoco», ha detto dello zar, mentre un suo consigliere ha sottolineato che Zelensky tratterà solo con Putin, «l’unico che può fermare la guerra». L’ex comico ha anche ammesso che la presenza di Trump «darebbe una spinta ulteriore all’arrivo di Putin» (un’ipotesi ormai improbabile dopo l’annuncio su Rubio). Il tycoon, però, ha detto di aspettarsi buoni risultati dai colloqui e ha suggerito all’Occidente di non farsi «trascinare in una guerra infinita in Europa». Potrà sembrare paradossale, ma quello lucido, alla fine, pare essere lui.
George Soros e Howard Rubin (Getty Images)