
Il sindaco di Campione d’Italia Roberto Canesi, ha chiesto le dimissioni dell’ex toga dalla casa da gioco. Il padre di Sempio in tv: «I soldi scritti sull’appunto? Erano per le marche da bollo».«Mi auguro che il dottor Venditti possa rassegnare volontariamente le dimissioni». Il sindaco di Campione d’Italia, Roberto Canesi, spiega alla Verità di aver parlato con alcuni consiglieri comunali «in modo informale» della situazione che coinvolge l’ex procuratore aggiunto di Pavia, oggi presidente del Casinò, Mario Venditti, sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari. A maggio, quando le prime indiscrezioni erano emerse, il Comune e il collegio sindacale avevano respinto la richiesta di decadenza, «ma ora», dice Canesi, «la situazione è totalmente cambiata, perché c’è un risvolto molto grave e noi abbiamo il dovere di tutelare l’immagine del Casinò». Il sindaco ha quindi convocato i consiglieri per valutare la posizione del presidente che, spiega il sindaco, «peraltro ha un incarico senza poteri amministrativi ma solo di garanzia», auspicando un passo indietro. «Anche perché», aggiunge Canesi, «i giornali fanno degli accostamenti tra l’indagine e il casinò». A maggio Il Giornale aveva ricostruito che «un assegno da 100.000 euro uscito dalle casse di Asm», la municipalizzata pavese che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, sarebbe approdato «al Casinò di Campione passando dalle Bahamas». «Sono riuscito ad avere risposta circa il presunto pagamento da 100.000 euro al casinò da certa Asm», ha aggiunto Canesi, «e non risulta nulla. Asm inoltre non risulta nemmeno conosciuta dalla società Casinò. Appare quindi notizia del tutto destituita di fondamento». Venerdì sera Venditti, a Quarto grado, si è difeso: «La perquisizione mi offende. Per 45 anni ho servito lo Stato anche in situazioni di pericolo. Verrà fuori la verità. Non ho mai preso soldi o benefit». Mentre il legale di Venditti, Domenico Aiello, ha chiesto un’ispezione: «Non si possono spendere milioni per cercare tracce che non esistono e non sono mai esistite». Nel frattempo sono filtrate alcune intercettazioni. In una in particolare, captata la sera del 21 febbraio 2017 nell’auto dei Sempio, si parla di soldi. Assegni, prelievi, tracciabilità. È la fase finale della prima inchiesta, in quel momento nelle mani del procuratore aggiunto di Pavia Venditti. Secondo gli inquirenti, proprio in quei giorni sarebbe stata «proposta o comunque ipotizzata la corresponsione a Venditti di una somma di denaro correlata all’archiviazione». In un appunto sequestrato in casa Sempio è scritto: «Venditti/gip archivia x 20.30. euro». E il decreto di perquisizione spiega che la richiesta di archiviazione fu presentata il 15 marzo 2017 e accolta il 23 marzo. «Io sono andato su per portargli i soldi», dice il padre di Andrea in quella intercettazione. E Andrea: «Mamma tra un po’ inizieremo ad andare su una volta ogni due settimane perché tanto non c è più bisogno di andare su». Poi il padre aggiunge che «sono obbligati ad archiviare». E sembra ripetere le parole degli inquirenti: «Dicono “noi siamo sicuri che viene archiviata”». Brescia ha ricostruito, nello stesso periodo, assegni per 43.000 euro firmati dalle zie paterne e prelievi in contanti per 35.000 euro effettuati da padre e figlio. Movimenti «anomali». Nell’auto si parla di quelle cifre: «Dammi il tempo di fare le cose… 40.000 euro fammi fare a me». Ma anche di tempistiche: «Gira voce che hanno fatto la richiesta di archiviazione… poi il gip può archiviare». Il padre sembra cambiare argomento e commenta: «Non mi piaceva ‘sto Venditti proprio per niente». «Beh, dicono che sia un antimafia di quelli bravi», risponde la moglie. «Sarà un antimafia», replica il babbo, «però se ha fatto le domande dalla parte nostra…». Ora spiegano: «L’abbiamo visto una volta sola a Pavia quando siamo stati chiamati nel 2017, non lo conosciamo personalmente e nessuno della famiglia gli ha mai dato un euro». E durante l’ultima puntata di Quarto grado hanno precisato: «Avevamo bisogno di denaro contante per pagare gli avvocati». Il padre ribadisce: «Io davo i soldi agli avvocati per le pratiche, portavo la busta lì». Il pizzino ricorda di averlo scritto, ma ripete quanto detto dai suoi avvocati: quei soldi «erano per le marche da bollo o per richiedere i documenti in tribunale».
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Jannik aveva detto: «Possono vincere». E infatti... Cobolli straordinario, Spagna battuta.
Veduta aerea di San Paolo (IStock)
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