2025-09-28
Prodi ci riprova: «Via l’unanimità all’Ue». Ma senza riforma sarebbe un disastro
Se non si ridisegna l’impianto istituzionale l’Unione rischia di diventare un club elitario.Romano Prodi dixit: basta con l’unanimità per le decisioni in sede europea nel Consiglio d’Europa: «Farei un referendum europeo informale sull’abolizione dell’unanimità, con il motto: riprendiamo a decidere», ha detto mercoledì sera a un convegno alla Camera. «L’unanimità è antidemocratica, serve una spinta emozionale», ha aggiunto. La dichiarazione di Prodi è passata un po’ sotto silenzio. Ora, che l’Europa sia lenta, inefficiente, poco rappresentativa di coloro che vincono le elezioni in casa e si trovano a Bruxelles chi ha perso, non v’è dubbio. Ma quando si riforma un’istituzione democratica, che prevede elezioni a fondamento della sua democraticità, non si può fare una riforma «a toppe». Un’istituzione democratica si regge su diversi equilibri tra i quali, ad esempio, quello tra chi la presiede (in questo caso la guida della Commissione), la sua modalità di elezione - e non di nomina come avviene oggi -, la modalità di presentazione delle liste o delle coalizioni candidate alle elezioni, nonché la formazione delle maggioranze e delle opposizioni che devono votare le diverse decisioni dell’esecutivo. Oggi, di fatto, tale esecutivo è rappresentato dalla Commissione nominata in modo da stare in piedi, spesso indipendentemente dall’andamento reale delle votazioni che sono avvenute. Ne è un esempio quella attuale, che è un po’ un accrocchio di partiti diversi costruito con una coerenza da geometra. In queste condizioni non c’è la possibilità di passare dall’unanimità a una votazione a maggioranza, perché significherebbe che il voto non avrebbe più alcun senso. Ci si troverebbe nella condizione per la quale vince un certo tipo di politica e per giochi di palazzo: senza l’unanimità ne governa un’altra, almeno su determinati argomenti ove si trovi una maggioranza più o meno qualificata.Facciamo un esempio concreto. I Trattati non consentono (vedi articolo 50) una Difesa comune. Oggi tale Difesa è richiesta quasi da tutti. Chi avrebbe oggi la legittimità, stante l’attuale sistema europeo, di stabilire un cambiamento dei Trattati in una materia così fondamentale come quella della politica di Difesa comune? Una maggioranza eletta in modo proporzionale, senza che vi sia prima delle elezioni la possibilità di scegliere un presidente della Commissione espressione di una maggioranza piuttosto che di un’altra? Il gioco sarebbe sporco. Che tasso di democraticità e di legittimità avrebbe quella decisione? Chi rappresenterebbe quella decisione, una maggioranza non decisa direttamente dagli elettori? Ci troveremmo in una situazione di cui abbiamo discusso molto in Italia: e cioè se non si debba decidere prima delle elezioni quale governo si voglia o se si debba votare al buio, attendendo un governo messo insieme dopo le elezioni. La questione è la stessa. Se si vuole eliminare l’unanimità occorre riformare il sistema europeo e la scelta del presidente della Commissione. Altrimenti è chiaro l’intento: evitare il voto di alcuni Paesi (magari il nostro?) che non vogliamo perché la pensano in modo diverso da alcuni piuttosto che da altri. Ma questo è un modo di ragionare che non può fare da architrave di una riforma istituzionale. Insomma, la proposta di Prodi è una proposta politica, per carità legittima, ma non di ingegneria istituzionale. Non è un modo di fare le riforme che tenga conto di pesi e contrappesi e che quindi stia in piedi. La proposta Prodi, a nostro modo di vedere, non sta in piedi se non all’interno di una molto più ampia riforma istituzionale. Lo stesso vale per la politica estera europea. Se vogliamo un’Europa dei popoli che si fideranno liberamente, ma che vogliono mantenere nello stesso tempo la loro sovranità (sia pur non integralmente, come avviene per le politiche europee della concorrenza) e sentirsi rappresentati attraverso regolari elezioni di Parlamento e presidenza della Commissione, allora la riforma dei Trattati deve essere profonda e coordinata. Se così fatta, la discussione assumerebbe il tono di un dibattito «costituente» di una nuova istituzione europea più veloce nelle decisioni, meno burocratica nella loro messa in pratica, più adatta alla nuova situazione geopolitica, venutasi a creare dopo varie decadi che ormai la separano dal momento della sua istituzione. O ci decidiamo a cambiare l’Europa radicalmente oppure prendiamo la strada della riforma «a toppe», che certamente peggiorerà la situazione e non otterrà i risultati che sono necessari perché l’Europa torni a essere un interlocutore politico internazionale al pari di quelli che oggi decidono le sorti del mondo.
Ingredienti – 4 melanzane lunghe di media grandezza, 100 gr di farina doppio zero, 100 grammi di pangrattato e volendo due cucchiai di Parmigiano Reggiano o Grana Padano, 6 cucchiai di latte 3 uova, olio extravergine di oliva e sale qb. Se avete degli amici vegetariani e non volete usare le uova escludetele pure, come anche il formaggio, ma tra gli ingredienti mettete un bicchiere di birra ben freddo che vi servirò per preparare una pastella con la farina dove ripassare i ventagli per poi impanarli.
Preparazione – Sbucciate le melanzane poi incidetele con un coltello per il lungo ricavando delle fette alte circa 3 millimetri. Fate attenzione a che le fette restino attaccate al picciolo della melanzana. Salate le melanzane anche in mezzo alle fette e fatele riposare per una ventina di minuti in un colino in modo che perdano parte dell’acqua di vegetazione. Nel frattempo sbattete le uova con il latte, salate. Ora prendete le melanzane e infarinatele con cura da una parte all’altra di ogni fetta (oppure passatele nella pastella che avrete preparato stemperando la farina con la birra) passatele nello stesso modo nell’uovo e poi nel pangrattato che, se volete, potete arricchire con il formaggio grattugiato. Irrorate con olio extravergine di oliva la padella (deve essere grande altrimenti agite con due padelle su due fuochi) adagiatevi i ventagli di melanzane ben aperti e fate dorare da entrambe i lati facendo diventare ben croccante la panatura. Aggiustate di sale e servite avendo cura di allargare bene nei piatti di portata i ventagli. Volendo potete accompagnare con una salsa di pomodoro piccante o con della senape.
Come far divertire i bambini – Fate sbattere a loro le uova, si divertiranno.
Abbinamento – Noi abbiamo optato per uno spumante rosato da Marzemino, vanno bene dei rosati fermi come a esempio quelli salentini, oppure dei rossi giovani come una Lacrima di Morro d’Alba o un Marzemino.
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