2018-11-23
Se Profumo prende Piaggio Aero mette a rischio le Frecce tricolori
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La richiesta di amministrazione straordinaria per l'azienda di Villanova D'Albenga congela la manutenzione degli Mb-339 acrobatici. Con l'ingresso di Leonardo si aprirebbe la strada a Ge-Aviation e i motori Rolls Royce della squadriglia non potrebbero più essere manutenuti in Italia. I sindacati sul piede di guerra. Uno sgambetto degli Emirati Arabi Uniti o una possibilità per piazza Montegrappa di rilevare la società a costo zero? Il fallimento di Piaggio Aerospace, con la richiesta da parte dell'azienda di ricorrere alla legge Marzano per l'amministrazione straordinaria, non è un fatto di cronaca locale come spesso i dirigenti hanno voluto far credere. E' una questione che riguarda la politica internazionale dell'Italia, dal momento che il controllo è del 100% di Mubadala, il fondo degli Emirati Arabi Uniti. Quindi tocca le corde della nostra diplomazia, come quella della cessione di tecnologie all'avanguardia a un paese straniero. Non solo. Riguarda, oltre al destino di 1200 lavoratori a cui è stato fatto credere fino all'ultimo di essere salvati, la nostra industria della Difesa, con un impiego di soldi pubblici non indifferente, dal momento che l'ultimo tentativo di salvataggio da parte del governo prevedeva uno stanziamento da 766 milioni di euro per il nuovo drone militare P2.hh. Del resto Piaggio Aero gestisce la manutenzione dei motori Rolls Royce dei nostri Mb-339, in dotazione all'aeronautica militare, più di cento velivoli tra cui le nostre Frecce tricolori. Ora chi effettuerà i controlli dopo il fallimento dell'azienda di Villanova d'Albenga? Per di più, a quanto risulta alla Verità, l'amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, starebbe provando a fare entrare nella divisione motori di Piaggio nientemeno che General electric, già presente sul mercato italiano per aver acquisito nel 2013 la Avio, storica azienda aerospaziale italiana un tempo della Fiat. E qui c'è un problema evidente perché Rolls Royce e Ge Aviation, sono storici rivali, quindi già da cinque anni la nostra aviazione non può appoggiarsi ad Avio: la ditta inglese non vuole che un'intromissione americana. Era rimasta Piaggio Aero, ma ora che l'azienda versa in queste condizioni c'è il rischio reale che la nostra difesa aerea resti a terra, a meno di non voler mandare la manutenzione all'estero, con aggravi economici di non poco conto. Non ci si poteva pensare prima? Nulla ha da dire l'attuale capo di stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, che per quasi quattro anni ha gestito il dossier? Del resto la situazione economica di questa realtà industriale, spacciata come un fiore all'occhiello nel mondo per la costruzione di droni che in realtà non sono mai arrivati oltre una fase iniziale di sviluppo, è così da molti anni. In questi ultimi mesi la politica italiana, i sindacati e l'azionista emiratino hanno continuato un balletto intorno a un cadavere ambulante, rinfacciandosi l'un l'altro le proprie responsabilità, sempre sulla pelle dei lavoratori. C'è chi sostiene che il ricorso all'amministrazione straordinaria sia dovuto a una rottura tra Mubadala e il governo, in seguito alla visita del premier Giuseppe Conte ad Abu Dhabi la scorsa settimana. Ma in realtà il ricorso alla legge Marzano, che concede due anni per la ristrutturazione, potrebbe essere un'opportunità per Leonardo, che in questo modo potrebbe evitare di sobbarcarsi quei 438 milioni di perdite registrate tra il 2014 e 2016, vero e proprio spauracchio per piazza Montegrappa. Gli analisti, infatti, hanno già bocciato l'acquisizione la scorsa settimana, ma ora dopo i libri in tribunale le cose potrebbero cambiare. Del resto la nostra ex Finmeccanica ha tutto l'interesse a non disperdere il know how della parte tecnologica del drone P1.hh, su cui lavora la vecchia Selex. E in più Profumo deve anche difendersi dalle mire di Fincantieri, dal momento che Giuseppe Bono aveva arruolato questa estate l'ex presidente Pierfrancesco Guarguaglini per cercare di entrare nella partita. Ora la palla è tutta nel campo del nostro governo, con i sindacati sul piede di guerra e in quello dell'ex amministratore delegato di Unicredit. Entrambi dovrebbero forse pensare di più alla nostra Difesa, più che agli affari. Lo ha ricordato nero su bianco il generale Leonardo Tricarico su Formiche la scorsa setttimana, dove spiegava che il primo caso che avrebbe dovuto considerare il governo, era «quello di Piaggio Aerospace, azienda ligure attiva negli aerei executive, nei motori aeronautici e, con alterne fortune, nei droni». Secondo Tricarico, nella situazione attuale, «va individuata una soluzione diversa per un drone tutto italiano che sembra nascere più da esigenze industriali che militari». E allora, perché «non cominciare a pensare ad una specialità non militare, che già oggi si intuisce diventerà preziosa in ambiti di sicurezza e protezione civile? Una sorta di «droni di Stato», di proprietà della Presidenza del Consiglio e gestiti dall'Aeronautica Militare solo sotto il profilo tecnico-operativo. Questo avrebbe il pregio di sfruttare le competenze dell'Aeronautica e di attestare con trasparenza i costi ai reali beneficiari, nonché di sollevare i militari dal mettersi in casa un altro figlio da sfamare in momenti di cinghia sempre più stretta». Nei prossimi giorni, appena insediato il commissario, lascerà l'amministratore delegato Renato Vaghi, che era stato arruolato per risollevare l'azienda nel 2016. Scrive la Fiom di Genova: «Piaggio Aero è una tragedia annunciata ma non per questo meno grave. In questi anni prima la proprietà e il gruppo dirigente sono stati incapaci di dare una prospettiva a Piaggio e poi i vari governi hanno nascosto questo problema promettendo soluzioni mirabolanti ma senza nessuna concretezza. Basta chiacchiere ora risolvete il problema occupazionale». Al momento non è stato ancora trovato il commissario straordinario.
Jose Mourinho (Getty Images)