
Lettera di protesta di Raymond Leo Burke al giornale dei vescovi che gli aveva rimproverato di accostare papa Francesco all'Anticristo. Controreplica del direttore Marco Tarquinio: i cattolici che parlano di confusione nella Chiesa sono «ciechi e guide di ciechi».Il qui pro quo è servito in pagina ai lettori di Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, grazie a una bella strigliata che ieri il direttore Marco Tarquinio ha riservato più o meno direttamente a un cardinale di santa romana Chiesa. Un segno dei tempi. La porpora bersagliata è quella di Raymond Leo Burke, spesso e volentieri segnalato come arcinemico del Papa e quinta colonna dei tradizionalisti in Vaticano, il quale ha scritto ad Avvenire chiedendo pubblica correzione di quanto riportato in un commento a firma di Gianni Gennari del 10 aprile scorso.Nella lettera Burke precisa che nel suo intervento al convegno del 7 aprile a Roma, oggetto dell'articolo contestato, non ha mai pronunciato la parola «Anticristo» in riferimento al Papa, né ha citato il paragrafo 675 del catechismo, come, invece, poteva far supporre il pezzo di Gennari, il quale per altro attingeva la notizia dal Fatto quotidiano. In effetti è facile verificare che in quel convegno, che rilanciava i famosi dubia posti da quattro cardinali a Francesco su alcuni passi dell'esortazione Amoris laetitia, Burke non ha mai fatto un simile riferimento: ha parlato della dottrina canonistica sul potere del papa e sui limiti di tale potere.Ci ha pensato il direttore, rispondendo alla protesta del cardinale, a svelare il «qui pro quo»: l'accostamento tra il Papa e l'Anticristo e la menzione del paragrafo 675 del catechismo Burke non li ha fatti al convegno romano, bensì in un'intervista concessa qualche giorno prima a un sito web italiano, La Nuova Bussola quotidiana diretta da Riccardo Cascioli.Rileggendo l'intervista, è vero che il porporato statunitense vi cita il passaggio del catechismo che parla dei tempi ultimi in cui la Chiesa verrà perseguitata e verrà svelato il «mistero di iniquità», ma la citazione avviene dopo una constatazione semplicissima: «La confusione e la divisione nella Chiesa sulle questioni fondamentali e più importanti - il matrimonio e la famiglia, i sacramenti e la giusta disposizione per accedervi, gli atti intrinsecamente cattivi, la vita eterna e i Novissimi - diventano sempre più diffuse», osserva Burke. Per Tarquinio la colpa del cardinale è quella di essersi prestato così a quella «catena anticonciliare e antipapale che Gennari, parlando di “ciechi e guide di ciechi", definisce “rete tradizionalista arcigna e ciarliera"». Per il direttore di Avvenire questo riferimento alla confusione nella vita della Chiesa e dei fedeli non s'ha da fare, né da pensare. Eppure, stando ai fatti, un pensierino sulla confusione viene da sé. Sul matrimonio e la famiglia la Chiesa ha attraversato un percorso sinodale accidentato, e oltre ai dubia a cui non è mai stata data risposta, nel mondo cattolico circolano interpretazioni di Amoris laetitia che sono discordanti o alternative. Se poi da un lato si nota un certo silenzio quando è il momento di scendere in piazza per un Family day, dall'altro si assiste a innegabili aperture nei confronti del mondo Lgbt per un approccio pastorale inclusivo; qualche vescovo in Belgio e in Germania si lancia perfino in proposte di forme di benedizione per coppie gay in chiesa. E a proposito di sacramenti e della giusta disposizione per accedervi, non si può dimenticare la faccenda dell'intercomunione in Germania, dove recentemente l'ex Sant'Uffizio è intervenuto, in accordo con il Papa, per fermare la pubblicazione di un documento che aveva sollevato proteste ufficiali e ufficiose dentro e fuori la Conferenza episcopale tedesca. Si potrebbe poi citare la questione controversa dell'accordo Cina-Vaticano o le prossime possibili novità in materia di sacerdozio (diaconesse e viri probati). Per tacere di certe gaffe che la super segreteria delle comunicazioni vaticane ha mandato in onda su Benedetto XVI.Se questa non è confusione da tempi apocalittici, Tarquinio potrà almeno convenire che c'è un po' di disordine tra le fila. Ma nella Chiesa oggi questo non si può dire, pena essere additati come profeti di sventura. Ne sanno qualcosa, oltre a Burke, i cardinali Carlo Caffarra, Joachim Meisner, Willem Eijk, Walter Brandmüller, Robert Sarah, Gerhard Müller, e svariati vescovi disseminati qua e là nell'orbe cattolico. Saranno stati tutti preda della manipolazione della «catena anticonciliare e antipapale»? Certo, Burke è un bersaglio facile, anche perché alla lista delle sue infinite colpe, oltre a quella di essere un inguaribile tradizionalista, ultimamente si deve essere aggiunta anche quella di conoscere Matteo Salvini, che per un certo mondo cattolico è come il fumo negli occhi. Burke lo ha incontrato due volte, l'ultima proprio l'altro giorno. Un incontro che è stato più che altro un saluto, visto che, come ha appreso La Verità, i due si sono incrociati nello stesso luogo, una caserma della polizia a Roma per la consegna di diplomi agli agenti. Ma è sufficiente per far partire la catena social, anche questa un po' arcigna e ciarliera, che probabilmente fantastica di un Burke agente per conto dell'amministrazione Trump.
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Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.