2025-10-04
Sanità emiliana, 572 morti per codici errati
Ambulanze a Bologna (Getty)
La sottovalutazione dei rischi durante le chiamate al 118 che ha provocato l’ecatombe è l’emblema del disastro di un modello allo sbando. Le ambulanze viaggiano «al buio» per la mancanza del Gps e il Rizzoli chiude le sale operatorie per risparmiare.La Sanità dell’Emilia Romagna è al collasso. Servirebbe un ricovero urgente con l’ambulanza, sempre che il 118 riesca a trovare l’abitazione del paziente. Scrivere che la super celebrata organizzazione sanitaria della Regione fa acqua è come insultare la bandiera, quindi meglio bypassare le teorie e affidarsi alla pratica, alle storie, alle testimonianze. E scoprire che - fra voragini di bilancio e surreali realtà quotidiane - i cittadini sono costretti a toccare con mano i limiti strutturali di un sistema enfatizzato dalla narrazione mediatica e dal luogo comune.Il punto di partenza è finanziario e l’ultima delibera regionale (fine luglio) conferma un buco di bilancio di 645 milioni. In realtà il deficit delle singole Ausl ammonterebbe a un miliardo di euro, ridotto del 38% grazie all’utilizzo del tesoretto della Gestione sanitaria accentrata (Gsa), per un disavanzo comunque importante. Quando si è reso conto della voragine, il governatore Michele De Pascale non ha progettato il taglio degli sprechi o una razionalizzazione delle spese, ma ha operato un salasso sugli utenti con aumenti (prestazioni, contributi, farmaci) per 450 milioni: i ticket sono passati da 2 a 4 euro e le statistiche hanno immediatamente certificato che gli emiliani si curano meno.Lo scenario sarebbe da anticamera del default e preluderebbe a un commissariamento da parte dello Stato. Invece l’ex presidente regionale Stefano Bonaccini continua a celebrare la Sanità regionale come «la migliore del mondo» (bontà sua) e gli apparati del Pd accusano il governo di non intervenire a tappare le falle. In realtà il Fondo sanitario nazionale è aumentato di sei miliardi, quindi in Emilia Romagna (pro quota 7%) arriveranno ulteriori 435 milioni, destinati in questo contesto marziano a evaporare presto. Fra gli sprechi più evidenti ci sono i Cau (Centri di assistenza urgente) voluti dalla giunta Bonaccini per ridurre la pressione sui pronto soccorso. Sono un fallimento e solo a Bologna sono costati 9 milioni. De Pascale ha capito che andrebbero chiusi ma non ha il coraggio di farlo per solidarietà politica. Tutto ciò ha una vittima designata, il paziente. Nel 2024, per colpa della sottostima dell’urgenza sulle chiamate del 118, si sono verificati ben 572 decessi nelle nove province, con persone classificate a basso o medio rischio (codici bianco, verde, giallo invece che rosso). «Durante questi interventi l’auto medica si è trovata davanti a criticità maggiori, che sono sfociate nella morte del paziente», sottolinea il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Pietro Vignali, che ha pronta un’interrogazione. «La criticità va approfondita nel dettaglio e devono essere predisposte soluzioni operative per limitare questi episodi».A margine del dramma fa capolino una curiosità: le ambulanze del 118 non hanno a bordo un sistema di navigazione satellitare. La denuncia arriva dal sindacato dei medici e il problema non è marginale, poiché gli operatori di un settore delicato come quello delle emergenze sono costretti a utilizzare le applicazioni dei loro smartphone (Google Maps, Waze). Con tutti i limiti del caso, compresa la responsabilità addossata agli addetti in caso di errori nell’individuare l’abitazione dei pazienti. Il puzzle del dolore riguarda anche le strutture. Per intercettare i fondi del Pnrr la Regione ha allestito un super piano con 84 progetti per le Case di comunità. Finora ne sono stati completati solo 8, ne sono stati rimodulati 6 e 20 prevedono «stralci funzionali». Traduzione dal burocratese: i fabbricati sono stati realizzati solo fino al primo piano e lasciati al grezzo. Piangono anche gli Ospedali di comunità: 7 sono rimasti senza finanziamenti e hanno subìto stralci nei programmi di realizzazione, con il rischio concreto di perdere i milioni (già stanziati) di Bruxelles.Le spie della riserva sono accese ma una è più luminosa delle altre. Riguarda l’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, fiore all’occhiello internazionale: dal 12 dicembre al 7 gennaio dovrà sospendere l’attività chirurgica programmata «per risparmiare». Un segnale devastante, a fronte del salasso ai cittadini e dei fondi statali immessi per sostenere il castello in rovina. In passato la sospensione era avvenuta tre volte: durante le due guerre mondiali e nel periodo del Covid. Il professor Cesare Faldini, direttore del dipartimento Patologie complesse, ha preso le distanze: «Il prezzo della riduzione è a carico del paziente. Meno se ne operano, più si allunga la lista d’attesa. Finora abbiamo 27.000 persone che aspettano la chiamata, si profila la catastrofe». Quello delle liste d’attesa è un problema nazionale, ma per mascherare i ritardi in Emilia Romagna hanno inventato le «pre-liste». Qualche esempio per Bologna: 107 cittadini sono stati inseriti in pre-lista per una valutazione audiologica, solo 1 è stato visitato; 1.550 hanno chiesto un esame dell’occhio, solo 5 sono stati presi in carico; 549 hanno chiesto un’elettromiografia, solo 4 l’hanno ottenuta; 765 hanno chiesto una visita otorinolaringoiatrica, solo 35 sono stati soddisfatti. Una disfatta.La situazione è pesante e il centrodestra unito ha deciso di chiedere l’istituzione di una Commissione d’inchiesta regionale. Conclude Vignali: «Non solo per cercare i responsabili ma per migliorare il sistema. L’obiettivo è quello di affrontare problematiche complesse per restituire ai cittadini diritti, prestazioni e fiducia. La giunta De Pascale non ha voluto razionalizzare le spese, tagliare gli sprechi, operare una riscossione seria. Adesso la costringeremo a farlo».
Saverio Tommasi con la Global Sumud Flotilla