2025-10-04
Tommasi, il giornalista così «buono» che godeva a vessare i non vaccinati
Saverio Tommasi con la Global Sumud Flotilla
Mentre andava da chi è senza cibo, ha pubblicato una raccolta fondi per lanciare il suo ristorante. Durante la pandemia vessava chi non era dotato del green pass.Sono comprensibili e perfino apprezzabili la passione e la determinazione con cui molti italiani hanno preso a cuore la tremenda situazione della popolazione di Gaza e non vi è dubbio che la tutela dei diritti della persona sia sempre un’ottima causa per cui spendere energie e tensione emotiva. Tuttavia è impossibile non notare come l’entusiasmo per questi diritti si manifesti a corrente alternata, e con plateali differenze da caso a caso. Tra coloro che nobilmente oggi s’affannano per Gaza, ben pochi si sono preoccupati delle violazioni dei diritti perpetrate in tempi non sospetti in casa nostra. Violazioni probabilmente meno drammatiche poiché non comportavano l’utilizzo di bombe, ma di cui sarebbe stato bene interessarsi, anche perché una mobilitazione in Italia a favore degli italiani avrebbe facilmente prodotto più effetti di quanti non ne possano produrre sulla Palestina le attuali manifestazioni nostrane. A peggiorare il quadro c’è il fatto che in certe occasioni quelli che ora fanno esibizione di attivismo e di profonda empatia per il genere umano non si sono limitati all’indifferenza, ma anzi hanno stimolato e approvato repressione e discriminazioni.Prendiamo a esempio una figura abbastanza nota come Saverio Tommasi, giornalista militante di Fanpage. Era a bordo di una nave della Flotilla, e ha fatto molta pubblicità alla sua meritoria adesione alla lotta palestinese. Peccato che abbia anche colto l’occasione per fare pubblicità anche a una sua personale iniziativa, ovvero l’apertura di un «punto ristoro» della sua organizzazione Sheep Italia. Scattandosi un selfie sorridente in mezzo al mare, Tommasi ha sponsorizzato il ristorante approfittando della visibilità concessa dalla Flotilla, cosa che non è stata apprezzata nemmeno all’interno della missione, costringendo l’interessato a cambiare atteggiamento.Il nostro eroe è però tornato prepotentemente sotto i riflettori in queste ore, perché come altri è stato fermato e trattenuto dalle autorità israeliane. Fortunatamente risulta che stia bene e presto dovrebbe rientrare in Italia. In ogni caso, l’esperienza del fermo non dev’essere piacevole: non poter disporre della propria libertà è sempre doloroso, in Israele come in Italia. A tal proposito giova infatti ricordare come Tommasi si comportò quando ad altri fu negata la possibilità di muoversi liberamente, di lavorare o anche solo di entrare in un bar per prendere un caffè. Nel settembre del 2021, il giornalista e difensore dei diritti umani pubblicò su Instagram una foto che lo ritraeva sorridente in compagnia di due amici al tavolo di un ristorante. La didascalia recitava: «Abbiamo il green pass ma ci siamo seduti fuori per rubare tre posti a chi il green pass non ce l’ha». Lui che scrive a ripetizione libri contro il razzismo e le discriminazioni, che invita alla ribellione gentile e al rispetto delle diversità e dei diritti, partecipava sorridente a una discriminazione assurda e feroce, brindava alla faccia di madri che non potevano lavorare, di bambini a cui era negato di praticare sport, malati a cui era negata l’assistenza sanitaria. E mai che si sia scusato, mai che abbia condotto mezza riflessione critica sul tema. Non è il solo, ovviamente, ma di lui ci ricordiamo perché fu particolarmente astioso e intollerante, irridente e superficiale.Intendiamoci: nessuno è obbligato a condividere tutte le cause, e una causa non perde certo di valore perché la supportano anche degli imbecilli. Se però ci si spende per i diritti e per la dignità dell’essere umano, beh, allora un minimo rispetto si dovrebbe mantenerlo in ogni circostanza. E invece la più parte di quanti oggi piangono e si disperano per i bambini ingiustamente massacrati e per le privazioni che i palestinesi subiscono hanno mostrato ben altro atteggiamento quando c’erano di mezzo altri bambini e altre privazioni. Si dirà che le due situazioni non sono paragonabili. Può darsi, ma senz’altro è paragonabile il sistema di pensiero. Tommasi e altri giudicavano i non vaccinati pericolosi, ignoranti e fascisti. Li hanno disumanizzati e poi oppressi (o forse disumanizzati per giustificare una oppressione assurda). Israele considera pericolosi e strumenti di Hamas i palestinesi, e procede a suo dire per difendersi. Nel grande, lo Stato ebraico bombarda per tutelarsi; nel piccolo, i sinceri progressisti (e non solo) hanno emarginato e infierito sui non vaccinati per lo stesso motivo, cioè adducendo ragioni di sicurezza.Per le stesse ragioni, in nome di una presunta difesa della vita e della salute della nazione, si è tentato ripetutamente di censurare la stampa libera e di colpire i giornalisti non allineati. Non con fucilate, per fortuna, ma provando a danneggiarne la vita professionale e personale. Chi scrive e altri colleghi delle Verità hanno subito procedimenti da parte dell’Ordine dei giornalisti a seguito di segnalazioni per gli articoli scritti sui vaccini e la gestione della pandemia. Giusto ieri uno di questi procedimenti, dopo tre anni, è stato archiviato perché l’Ordine ha ritenuto che contestare un medico o un ministro faccia parte del processo democratico. Piccola cosa, si dirà, e sicuramente è cosi. Niente di avvicinabile ai giornalisti che a Gaza sono stati uccisi come mosche. Però, ancora una volta, è il principio ciò su cui vogliamo riflettere. Essere sanzionati dall’ordine significa non poter lavorare, e segnalare più volte dei giornalisti per via delle loro opinioni (e non per aver scritto falsità patenti) significa tentare di intimidirli. Diteci dunque: esistono ragioni per cui si possa intimidire o censurare la stampa? Ci sono casi in cui i giornalisti possono essere messi a tacere, opinioni che possono essere scientemente oscurate? Oppure sono da condannare solo censure e intimidazioni che danneggiano una precisa parte politica? Il punto è tutto qui. Se un diritto si può sospendere a piacimento allora non è più un diritto ma una concessione del sovrano. Se la dignità umana vale solo per alcuni non è più dignità, ma selezione e discriminazione.Se ne deduce che qualche presunto paladino degli oppressi, ogni tanto, farebbe meglio a mettere da parte la superiorità morale e a scegliere il silenzio. Non per difendere la dignità degli altri, ma la propria.
Un militare israeliano a bordo di una delle imbarcazioni della Flotilla (Ansa)