2025-10-04
Piovono droni, ma nessuno ha la «firma» di Vladimir: Oslo arresta tre tedeschi
Nuovi sospetti sulla Russia dopo un sorvolo in Germania: aerei fermi a Monaco. Il ministro dell’Interno: «Campanello d’allarme». E Mark Rutte getta benzina sul fuoco.L’avvistamento di droni si estende a macchia d’olio: le ultime invasioni, che hanno fatto scattare l’allerta, hanno riguardato i cieli tedeschi e belgi. Ecco quindi che l’aeroporto di Monaco di Baviera è stato chiuso temporaneamente giovedì notte dopo l’avvistamento di alcuni velivoli senza pilota. Lo stop ha portato alla cancellazione di 17 voli, mentre altri 15 sono atterrati in altre località, tra cui Francoforte, Stoccarda, Norimberga. In Belgio, sono stati visti 15 droni sorvolare la base militare di Elsenborn, situata vicino al confine con la Germania. Sull’episodio di Monaco, il governatore bavarese Markus Soeder ha commentato che «da adesso» si devono «abbattere» i droni «invece di aspettare». A intervenire in merito è stato anche il ministro dell’Interno tedesco, Alexander Dobrindt, che descrivendo l’incursione come un altro «campanello d’allarme», ha sottolineato che sono necessari «maggiori finanziamenti, supporto e ricerca, a livello nazionale ed europeo» visto che «la competizione tra la minaccia dei droni e la difesa contro i droni sta diventando sempre più agguerrita». Ha poi annunciato che è necessario espandere «la cooperazione» sulla «difesa dei droni» con «Ucraina e Israele». Tra l’altro, con l’incontro previsto oggi dei ministri degli Interni dell’Ue nella capitale bavarese, l’episodio di Monaco ha cambiato l’agenda dei leader: inizialmente si doveva affrontare il tema dell’immigrazione, ma il vertice «tratterà anche le minacce emergenti rappresentate dai droni». La narrativa europea secondo cui una guerra potrebbe essere dietro l’angolo è stata ribadita dall’inviato della Commissione europea per le sanzioni, David O’Sullivan: «Siamo sull’orlo di un potenziale conflitto di grande portata e non siamo attrezzati per affrontarlo». Inoltre, il capo del servizio di intelligence militare danese, Thomas Ahrenkiel, ha osservato che «la Russia sta utilizzando mezzi militari, anche in modo aggressivo, per esercitare pressioni» sull’Europa «senza oltrepassare il limite del conflitto armato». E pure la Casa Bianca, tramite la portavoce Karoline Leavitt, ha comunicato che prende «molto sul serio» le provocazioni russe in Europa, con la situazione che viene «monitorata costantemente». Ma la provenienza dei droni è anche questa volta sconosciuta. Ancora quindi non esiste la prova schiacciante che dietro le violazioni dello spazio aereo ci sia la regia di Mosca. La situazione attuale mostra una realtà diversa da quella descritta dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, che continua a gettare benzina sul fuoco sostenendo che «siamo tutti in pericolo». Se per il capo della Nato, l’ombra della «minaccia russa» avanza, dichiarando pure che «i più avanzati missili russi potrebbero colpire Roma, Amsterdam o Londra a cinque volte la velocità del suono», dall’altra le persone al momento finite in manette per i droni non sono di nazionalità russa. In Norvegia sono stati arrestati tre tedeschi per aver fatto volare martedì un drone nei pressi di un aeroporto di Rossvoll. Per il sorvolo di un velivolo senza pilota sulla zona dell’Oktoberfest di Monaco è stato invece denunciato un cittadino georgiano. Poco importa alle iniziative europee che difatti proseguono per proteggere il fronte Est della Nato: nella cornice dell’operazione Sentinella dell’Est, la Danimarca ha quindi schierato due caccia F-35 e la fregata Niels Juel nell’ottica di difendere la Polonia. Riguardo al supporto americano all’Ucraina, secondo il Telegraph, lo shutdown governativo negli Stati Uniti starebbe bloccando i colloqui tra Washington e Kiev per discutere le forniture di armi. Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykhyi, ha però smentito su X: «Falso. I negoziati sull’accordo tra Ucraina e Stati Uniti sui droni procedono come previsto e le spedizioni continuano ad arrivare».Spostandoci sul campo, un raid russo ha colpito le infrastrutture di produzioni di gas nelle regioni ucraine di Kharkiv e Poltava. Con 35 missili e 60 droni, si tratta dell’attacco più grave dall’inizio della guerra, stando a quanto riportato dalla società ucraina Naftogaz. Il suo Ad, Serhiy Koretsky, ha reso noto che sono state danneggiate diverse infrastrutture, incluse alcune «critiche». Il ministero della Difesa russo ha spiegato che il raid è stato condotto «contro le imprese del complesso militare-industriale ucraino e le infrastrutture del gas e dell’energia che ne supportavano le operazioni». Dall’altra parte Kiev ha tentato di colpire un «impianto industriale» nella regione russa di Orenburg che dista 1.600 km dal confine ucraino. Secondo il canale Dva Mayora, il target di Kiev è stata una delle principali raffinerie russe, quella di Orsknefteorgsintez. Il governatore, Evgeni Solncev, ha però negato che siano stati «interrotti» i «processi tecnologici dell’impresa», mentre il servizio di sicurezza interna di Kiev (Sbu) ha rivendicato l’attacco.