2025-11-14
La Consulta conferma la beffa: le pensioni da più di 1.800 euro si possono tagliare
La Corte respinge il ricorso per la mancata rivalutazione degli assegni 4 volte sopra il minimo: non è un aggravio fiscale.Anche la Consulta considera «ricco» chi percepisce una pensione di poco superiore a 2.000 euro lordi. Chi si aspetta a che la Corte Costituzionale ponesse fine a un meccanismo introdotto per risparmiare ma che penalizza quanti hanno versato contribuiti elevati per tutta la vostra lavorativa, è stato deluso. Con la sentenza numero 167, l’organo dello Stato ha confermato la legittimità della misura di «raffreddamento» della perequazione, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps (2.400 euro lordi al mese, circa 1.800 euro netti circa). In risposta al pronunciamento della Corte dei conti, (sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna) ha chiarito che il mancato adeguamento automatico all’inflazione dei trattamenti previdenziali di tale importo, ovvero il raffreddamento, come si dice in gergo, «non introduce un prelievo di natura tributaria», cioè non è una tassa. La magistratura contabile aveva sollevato il dubbio che tale meccanismo potesse violare i principi di «eguaglianza tributaria, di ragionevolezza e temporaneità, complessivamente presidiati dagli articoli 3 e 53 della Costituzione», trattandolo come una sorta di tassa nascosta.La Corte Costituzionale ha respinto questo dubbio. Questa posizione non è una novità giacché gli stessi principi ricorrono anche in precedenti pronunce, che avevano esaminato meccanismi anche più severi di rallentamento – e finanche di azzeramento – dell’adeguamento delle pensioni alla dinamica inflazionistica.Perché non è considerata una tassa? Per la Corte ci sono due motivi. Innanzitutto la pensione non viene tagliata ma è comunque aumentata, pertanto non si tratta di una decurtazione patrimoniale. L’incremento c’è «seppure in percentuale più bassa rispetto al regime ordinario di perequazione automatica». Quindi non essendoci una decurtazione del patrimonio, la misura del raffreddamento non può essere vista come un prelievo, come una tassa. Nella sentenza si dice anche che non c’è l’intenzione di fare cassa, di «produrre l’effetto tipico di ogni fattispecie tributaria, consistente in un incremento di risorse destinato a finanziare direttamente pubbliche spese» che è invece l’effetto tipico di una imposta. Ma lo scopo è di risparmiare sulla spesa pensionistica. La Corte Costituzionale ha infine specificato che l’obbligo di «temporaneità», cioè di essere valida solo per un periodo di tempo limitato vale per il «contributo di solidarietà» (un vero prelievo sui trattamenti alti) «ben diverso rispetto ai meccanismi di riduzione dell’adeguamento all’inflazione», si legge nella sentenza, ma non per i meccanismi di riduzione dell’adeguamento all’inflazione come questo. La Corte anche se ha ritenuto legittima la misura della legge di Bilancio, ha comunque rivolto un invito al Parlamento per il futuro. Innanzitutto ha consigliato di intervenire sui meccanismi di rivalutazione delle pensioni con estrema prudenza, per non danneggiare improvvisamente il potere d’acquisto e i piani di spesa delle famiglie. Poi di tenere conto degli effetti cumulativi di questa misura prima di introdurne di nuove in futuro. Infine ha chiesto di adottare un approccio più attento per i pensionati che sono nel sistema contributivo (dove la pensione è calcolata in base ai contributi versati), dato che in quel sistema c'è un legame più stretto tra quanto versato e quanto ricevuto.In conclusione, la Corte ha detto che lo Stato può ridurre l'aumento delle pensioni più alte per risparmiare, e questo non è incostituzionale né assimilabile a una nuova imposta, ma ha invitato il legislatore a essere più cauto e attento nel farlo.Un articolo dell’esperto di previdenza, Alberto Brambilla, su Itinerari Previdenziali, in merito alla precedente sentenza numero 19 del 2025, ricorda che nella sentenza del 2013, la Corte stessa raccomandava che il taglio delle pensioni alte fosse di breve durata, ragionevole e proporzionato e non ripetitivo. E sottolinea che «in poco più di 4 anni, la Corte ha fatto il bis e il tris in poco più di 11 anni». Il riferimento è ad altri pronunciamenti favorevoli al raffreddamento della perequazione per le pensioni cosiddette alte, «in spregio a qualsiasi ragione tecnica, normativa e di equità».Brambilla commentava che nella sentenza del 2025, «la Corte va addirittura oltre, demolendo il concetto di divieto di retroattività e di certezza delle prestazioni, affermando che il taglio alla rivalutazione non è considerato un prelievo forzoso, ma una misura economico-previdenziale che l’esecutivo può discrezionalmente decidere di mettere in campo, per favorire le pensioni più basse e ridurre il debito pubblico». E pone un interrogativo: «Ma se ogni governo, in modo discrezionale, può fare nuovo debito e cambiare le regole del gioco, perché mai i giovani dovrebbero fidarsi e pagare enormi contributi per 30-40 anni per vedersi poi magari ridurre le pensioni del 50% perché l’esecutivo di turno non ha più soldi?».
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.