2025-11-14
Il centrodestra Ue frega le sinistre. Purgata la norma green anti imprese
La saldatura tra Ppe, Ecr e Patrioti consente di rivedere le regole sulla due diligence che avrebbero affossato la nostra industria. Socialisti e Verdi, in fibrillazione per la nuova «maggioranza», attaccano il voto segreto.La maggioranza Ursula si spacca sulla due diligence e per la prima volta si rompe il «cordone sanitario» a Bruxelles. Il Parlamento europeo ha approvato con 382 voti a favore, 249 contrari e 13 astenuti il compromesso promosso dal Ppe sulla semplificazione delle direttive sugli obblighi di due diligence e reportistica ambientale per le aziende. Il testo è stato approvato con una maggioranza composta dal Ppe insieme con l’Ecr e i gruppi delle destre Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni sovrane. La maggioranza Ursula composta da Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi si sgretola sul muro delle follie green. Quella rivista è considerata una delle leggi più controverse del von der Leyen I. Il testo nella versione originale impone alle imprese di verificare l’intera catena di fornitura per prevenire violazioni dei diritti umani e ambientali.«Oggi è il giorno della fine della burocrazia europea», esulta il leader del Ppe Manfred Weber. «Il Ppe ha promesso di ridurre la burocrazia, semplificare le regole ed eliminare gli oneri inutili per le aziende: e l’abbiamo fatto. Per un futuro europeo luminoso per i suoi innovatori, lavoratori e imprenditori». Dopo vari tentativi di sintesi con la maggioranza, i popolari hanno infine deciso di abbandonare i socialisti e rivolgersi alla destra europea per far passare il testo che farà da base al negoziato con i governi Ue per sigillare la versione finale. Ora la palla passerà alle trattative tra Parlamento e Consiglio Ue, al via già martedì 18 novembre. Le soglie d’applicazione della direttiva si alzano alle aziende con oltre 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di fatturato, si elimina l’obbligo dei piani di transizione climatica e si sostituiscono le responsabilità dirette con sanzioni pecuniarie. Anche la norma sulla rendicontazione ambientale è stata alleggerita: l’obbligo scatterà solo per le aziende con più di 1.750 dipendenti e 450 milioni di fatturato. Si salvano così le Pmi europee. «Per la prima volta una maggioranza di centrodestra, composta dal Ppe, dall’Ecr, dai Patrioti e dall’Esn, ha adottato un atto legislativo», gioisce il copresidente dell’Ecr, Nicola Procaccini, spiegando che si tratta di «una novità assoluta, perché fino ad oggi si erano già registrate maggioranze di centrodestra, ma mai era stato adottato un atto legislativo da una maggioranza simile». Secondo Carlo Fidanza, «per i prossimi passi nel percorso di semplificazione lo schema non potrà che essere lo stesso», perché «la sinistra è nemica dell’impresa, nemica delle piccole e medie imprese, nemica della semplificazione burocratica». Rivendicano il successo anche i Patrioti, per i quali il voto di oggi «rompe l’impasse della vecchia coalizione e apre la strada alla rimozione della camicia di forza del Green deal con un programma orientato alla competitività. Abbiamo dimostrato che un’altra maggioranza, e un’altra politica per l’Europa, è possibile. Questo è solo l’inizio». Opposta la reazione di socialisti e verdi, che interpretano l’accaduto come una resa politica che «svuota di significato il Green deal». «Ennesimo tradimento della fiducia dei cittadini: la destra, pur di fare un favore alle multinazionali, preferisce allearsi con l’estrema destra e lasciare indietro tutte quelle imprese che avevano investito su sostenibilità e due diligence. Le modifiche alle direttive annacquano i piani di transizione climatica e abbattono la responsabilità civile delle aziende». Il voto svoltosi a scrutinio segreto ha probabilmente reso più facile la vita ai popolari, che si sono sentiti più liberi di votare con i Patrioti. Il resto della maggioranza ha avuto una reazione maldestra. In Parlamento il capogruppo dei Socialisti e democratici, Iratxe García Pérez, il coordinatore di Renew in commissione Ambiente (Envi), Pascal Canfin, Lena Schilling dei Verdi e persino il popolare Jeroen Lenaers hanno annunciato che chiederanno una modifica del regolamento per ridurre la possibilità di votare a scrutinio segreto. Un tentativo per arginare la possibilità che si riproponga lo stesso schema smontando definitivamente la maggioranza Ursula. La Pérez afferma sfacciatamente: «Abbiamo il dovere di essere trasparenti perché rappresentiamo i cittadini». E aggiunge: «Probabilmente ci sono dei deputati che si vergognano delle decisioni che prendono. Chiedere continuamente il voto segreto non è un esercizio democratico», avverte disperatamente. Attualmente bastano due gruppi per chiedere che si imponga lo scrutinio segreto, esercizio che tuttavia usano in larga parte anche a sinistra. Non pare tuttavia di aver visto Pérez o altri socialisti, verdi e liberali dimenarsi per il voto segreto in occasione dell’immunità di Ilaria Salis. Anche nel caso dell’eurodeputata di Avs fu chiesto il voto segreto, e fu fatto proprio dagli stessi che oggi chiedono di abolirlo: The Left, S&d, Renew e Verdi. Coerenza, d’altronde, fa rima con trasparenza.
Ll’ex ministro dell’Energia Svitlana Grynchuk (Ansa)