2025-10-04
Il killer di Manchester era un siriano in libertà su cauzione per stupro
Jihad Al-Shamie, lo stragista di Manchester (Ansa)
L’attentatore, Jihad Al-Shamie, aveva 35 anni ed era divenuto cittadino britannico nel 2006. Durante l’attacco alla sinagoga, un morto e un ferito sarebbero stati colpiti dagli agenti. Vicepremier contestato alla veglia.Manchester è ancora sotto choc per l’attacco alla sinagoga avvenuto nel giorno dello Yom Kippur, che ha provocato due morti, oltre all’attentatore, e tre feriti gravi. L’omicida, a bordo di un’auto, ha travolto un gruppo di fedeli riuniti davanti al luogo di culto ebraico, per poi scendere dal veicolo armato di coltello e assalire chiunque gli capitasse a tiro. Lo stragista è stato quindi ucciso dagli agenti intervenuti pochi minuti dopo l’inizio dell’attacco.Ieri, nel frattempo, le indagini hanno fatto emergere nuovi elementi. Il capo della polizia di Manchester, Stephen Watson, ha ammesso che una delle due vittime è stata uccisa accidentalmente dagli agenti. Il cadavere, infatti, riporta una ferita da arma da fuoco che, però, l’attentatore non possedeva: «Solo gli agenti erano armati», ha confermato Watson. Simile sorte è toccata a uno dei tre feriti gravi, tuttora ricoverato, seppur non in pericolo di vita. «Le ferite», ha spiegato il capo della polizia, «potrebbero purtroppo essere una conseguenza tragica e imprevista dell’azione urgente intrapresa dai miei agenti». Le autorità, peraltro, hanno reso noti i nomi delle due vittime: si tratta di Adrian Daulby, 53 anni, e Melvin Cravitz, 66. L’autore dell’attacco, invece, è stato identificato come Jihad Al-Shamie, 35 anni, nato in Siria e arrivato nel Regno Unito da bambino come rifugiato. Naturalizzato cittadino britannico nel 2006, portava un nome che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere uno pseudonimo: in arabo, infatti, al-Shami significa semplicemente «il siriano». La Bbc ha intanto verificato una fotografia che ritrae l’uomo con un berretto che richiama il motivo della kefiah palestinese.Al-Shamie, per il resto, non risultava noto alle forze dell’antiterrorismo, né era mai stato segnalato al programma Prevent, lo strumento creato per intercettare i segnali precoci di radicalizzazione. «È troppo presto per dire se abbia agito da solo o fosse parte di una cellula», ha commentato il ministro dell’Interno britannico, Shabana Mahmood. Come rivelato ieri dal Guardian, però, lo stragista aveva comunque precedenti penali e, al momento dell’attentato, era in libertà su cauzione per stupro. Secondo altre indiscrezioni, la polizia starebbe indagando anche per capire se Al-Shamie sia il responsabile di una minaccia di morte inviata per email nel 2012 a John Howell, un ex parlamentare conservatore. In relazione all’attacco alla sinagoga, inoltre, la polizia ha arrestato due uomini sulla trentina e una donna sulla sessantina, sospettati di essere i complici di Al-Shamie. Nel frattempo, la famiglia dell’attentatore ha preso le distanze in modo netto dalla strage, condannando «l’atto atroce che ha preso di mira civili pacifici e innocenti». In un post diffuso su Facebook, i parenti di Al-Shamie hanno aggiunto: «I nostri cuori e i nostri pensieri sono con le vittime e le loro famiglie, e preghiamo affinché trovino forza e conforto».La strage, ovviamente, ha avuto enormi ripercussioni sul clima politico britannico, già scosso dalle imponenti proteste anti immigrazione degli ultimi mesi. Nelle stesse ore dell’attacco, infatti, a Londra si era svolta una manifestazione pro Palestina, conclusa con una quarantina di fermi. Il ministro Mahmood ha definito quell’iniziativa un segnale di indifferenza rispetto a quanto accaduto a Manchester, parlando di «atteggiamento antibritannico». Per questo fine settimana, d’altronde, è previsto un nuovo corteo a Trafalgar Square, organizzato in sostegno di Palestine Action, un gruppo messo fuorilegge lo scorso luglio dalle leggi antiterrorismo. La polizia londinese ha quindi chiesto agli organizzatori di annullare o rinviare l’evento, specificando inoltre che manifestazioni di questa portata rischiano di sottrarre agli agenti risorse preziose in un momento tanto delicato.Per cercare di ricompattare un regno sempre meno unito, ieri Keir Starmer è volato a Manchester insieme alla moglie Victoria per visitare il luogo dell’attentato. «Si è trattato di un attacco terribile, un attacco terroristico volto a seminare il terrore. Un attacco contro gli ebrei in quanto tali», ha dichiarato il primo ministro. Che poi ha aggiunto: «Oggi è davvero importante che l’intero Paese si unisca, che persone di tutte le fedi e senza fede si schierino a sostegno e in solidarietà con la nostra comunità ebraica».Non sono tuttavia mancate le critiche al governo laburista guidato dallo stesso Starmer. A farne le spese è stato il vicepremier, David Lammy, accolto da una bordata di fischi durante una veglia per le vittime dell’attacco alla sinagoga. Al suo arrivo sul palco, infatti, alcuni presenti hanno gridato frasi come «vergognatevi» e «vattene in Palestina e lasciaci in pace». Uno dei contestatori ha persino accusato il governo di essere «responsabile dell’odio verso gli ebrei».