2018-05-15
Chi sabota il governo gialloverde rischia di fare il gioco di Bruxelles
Quattro consigli di buon senso a chi è contrario al patto Lega-M5s, e altri due (altrettanto non richiesti, ma sinceri e disinteressati) a chi invece quell'alleanza sta cercando di costruirla. Cominciamo dai contrari, che mi sembrano purtroppo dominati dallo stesso approccio distruttivo che, in passato, Fi e Pd hanno (giustamente) rimproverato ai loro oppositori, spesso entusiasti all'idea di un'Italia in ginocchio.Primo consiglio. È ovviamente legittimo avversare Lega e M5s, ma sarebbe paradossale se questo si traducesse in una difesa a corpo morto dell'attuale Ue. Tutte le persone di buon senso comprendono che all'Italia conviene tentare di rinegoziare i trattati europei: il punto è ovviamente come farlo, con quali obiettivi e con quali alleanze. Ma dire che non si può toccare nulla, in odio a Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è masochistico.Secondo. L'autolesionismo si farebbe ancora più spinto (attenti, amici di Fi!) se poi ci si trasformasse addirittura nei guardiani delle rigidità economiche europee. Ma come? Il centrodestra che diventa vestale degli «zero virgola», aiutante di campo di Jean Claude Juncker, suggeritore di Commissione Europea e Eurogruppo? Mi sembrerebbe un autogol clamoroso.Terzo. È vero: alcune dichiarazioni leghiste su come sarebbe la flat tax sono state sconcertanti. Non una ma due aliquote (contraddizione in termini), troppe complicazioni, dubbi sul trattamento delle famiglie. Però anche qui l'approccio di un'opposizione seria non dovrebbe essere distruttivo: se anche le aliquote fossero due, non sarebbe una tragedia. Semmai, c'è da evitare errori e storture. Meglio suggerire, meglio proporre, che non stare lì a fare i maestrini che correggono il compito in classe.Quarto. L'idea di un condono fiscale ha 1.000 controindicazioni, chiunque lo comprende. Ma se si tratta di chiudere una fase, di regolare i conti con Equitalia, perché dire di no «a prescindere»? Chi parla, da liberale, è stato il papà delle uniche norme anti Equitalia e pro-contribuenti approvate negli ultimi 15 anni: impignorabilità della prima casa, della seconda casa, dei beni aziendali, aumento delle rate. Ma è evidente che non basta, e che Equitalia (Agenzia delle entrate) continua a risucchiare la liquidità di famiglie e imprese, a danno dei consumi. Se allora si provasse a chiudere un capitolo in modo vantaggioso per qualche milione di contribuenti, ci penserei due volte prima di gridare allo scandalo.Veniamo all'altra parte, e cioè all'alleanza Salvini-Di Maio. Con lo stesso spirito costruttivo, mi permetto due suggerimenti ai giovani leader.Il primo. Proprio sul fisco, non impiccatevi a scrivere in due-tre giorni ogni singolo dettaglio: è fatale che, in questo modo, resteranno nero su bianco errori e svarioni. Indicate invece degli obiettivi di fondo, delle linee guida, ma poi prendetevi tutto il tempo necessario a preparare in modo serio la vostra prima legge di stabilità.Il secondo, più importante del primo. Una scelta di campo atlantica va fatta non solo perché è giusta, ma anche perché ci conviene. Se non volete farla per «amore», fatelo almeno per «interesse». Nei prossimi mesi è fatale che l'Italia, su 1.000 questioni, dovrà sostenere un confronto duro con Bruxelles e con l'asse franco-tedesco: a maggior ragione, in quel momento, ci servirà come il pane un sostegno da Washington, Londra e Gerusalemme. Mostrarci affidabili sulle grandi partite geopolitiche sarà anche il modo migliore per guadagnarci un sincero supporto da quella grande porzione di mondo occidentale che è interessata a un riequilibrio in Europa, che non vuole un'Ue ridotta a giardino di casa della Germania, e che quindi sarebbe indotta a guardarci con simpatia. Ho scritto «sarebbe»: perché (e dal loro punto di vista, mi pare difficile dargli torto) vogliono vedere prima se siamo credibili, affidabili, e non i soliti furbetti. Pensateci, se posso permettermi.
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