2025-05-17
Salis «pirata», tutte le carte sull’incidente
Dai verbali sull’incidente emerge che la candidata dem ha ammesso di aver urtato la donna mentre stava attraversando con il verde.Ecco le carte che raccontano come la candidata sindaca Silvia Salis abbia travolto sulle strisce pedonali una donna di 43 anni, mandandola in ospedale, con un trauma cranico e la frattura del piede. Per questo ha perso due punti della patente, la polizia municipale ha chiesto la sospensione della sua licenza di guida alla prefettura e dall’ospedale dove la donna ferita è stata ricoverata è partita la segnalazione dell’accaduto all’autorità giudiziaria.La macchina della Salis proveniva da nord e si immetteva in via Quinto, svoltando a sinistra. Ma come abbiamo verificato ieri mattina alla stessa ora dell’incidente di un anno fa, tutte le auto rallentano, perché è un incrocio ben noto ai residenti e tutti sanno che le macchine che svoltano a sinistra devono dare la precedenza ai pedoni che attraversano la strada principale. E la Salis è residente proprio a pochi metri da lì. Ma evidentemente era sovrappensiero e ha fatto il patatrac, investendo un pedone sulle strisce in un incrocio trafficato dove le auto procedono quasi a passo d’uomo.La storia è descritta, con linguaggio burocratico, nelle annotazioni redatte da due agenti della Polizia municipale, quelli della pattuglia Beta 9. Verbali che potrebbero influire sulla campagna elettorale. Entrambe le protagoniste avevano il verde. Ma c’è un dettaglio che cambia tutto: la priorità. È il 23 maggio 2024. Sono da poco passate le 13:50. Siamo in via Quinto, incrocio con via Majorana. Poca gente, poco traffico, luce piena. Il fondo stradale è asciutto. Non piove. L’asfalto non presenta alcuna insidia. Tutto è regolare, perfettamente visibile. Eppure qualcosa va storto. La Mini azzurra guidata da Silvia Salis investe una donna, S.D.C., 42 anni, che stava attraversando la strada. L’impatto è violento. Il corpo della vittima sbatte sul cofano, poi sul parabrezza. Lo sfonda con la testa. Sarà proprio quella rottura a fare da primo riscontro oggettivo: «Rottura parabrezza anteriore (spaccato)», annota la polizia locale. Gli agenti della Sezione Quarto, IX Distretto, arrivano cinque minuti dopo la chiamata. Sul posto c’è già l’ambulanza. S.D.C. è cosciente, viene trasportata all’ospedale San Martino. Frattura al piede sinistro, trauma cranico, ferite lacero-contuse. La prognosi è pesante: 30 giorni.Il primo documento ufficiale è il verbale di constatazione dell’incidente, redatto proprio in piazza San Martino e firmato da entrambe le parti. È lì che la Salis mette a verbale la sua versione dei fatti: «Sono uscita da via Majorana verso Mare in via Quinto col semaforo verde, pure la signora aveva il verde pedonale. La mia velocità era molto bassa in quanto partivo incolonnata da un semaforo che poco prima era rosso. Non ho visto la persona che attraversava perché è entrata nel cono d’ombra (senza visuale) del montante di sinistra della mia auto». Parole che raccontano di un impatto non voluto, ma non evitato. L’invisibilità parziale della donna, la bassa velocità, l’immediatezza della partenza dal semaforo. Tutti elementi che la conducente mette a sua parziale discolpa. Ma il verbale dice anche altro. E lo dice in maniera inequivocabile. La versione della vittima, altrettanto chiara, è consegnata agli atti: «Ero in pausa pranzo. Stavo attraversando sulle strisce pedonali da monte verso mare (portico di Bagnara verso il bar) con il verde pedonale. Mi hanno investita e prestato soccorso». Un «foglio misure» allegato mostra le distanze tra la vettura e il punto dell’impatto e, poi, quello in cui il corpo della vittima è finito sull’asfalto. Ma c’è di più. Uno schizzo disegnato a mano dagli agenti ricostruisce lo scenario: due canali di strisce pedonali che si incrociano a 90 gradi proprio sul semaforo pedonale. I punti cardinali sono marcati: ponente, levante, monte, mare. La Mini proveniva da levante, identificata con la lettera «A». Al centro della zebratura, una «X» indica il «presunto punto investimento». Ma tra i documenti c’è anche la relazione dettagliata della pattuglia Beta 9. Alle 14.00 gli agenti vengono inviati sul posto. Alle 14.05 sono lì. Verificano. L’agente «appurava che, alle ore 13.50, l’autovettura Mini aveva investito il pedone provocando lesioni». L’auto è rimasta nella posizione in cui si trovava subito dopo l’impatto. Nessun testimone estraneo. Nessuna traccia di frenata sull’asfalto asciutto. Ma «il veicolo», sottolinea l’agente, «è munito di dispositivo antibloccaggio ruote». Poi arriva la descrizione tecnica dell’accaduto: «Giova precisare che, trattandosi di investimento di pedone, il segnale semaforico di via libera (luce verde) risulta tale per i veicoli in uscita da via Majorana e diretti a levante quanto per i pedoni ivi in transito su apposito attraversamento». Tradotto: il semaforo era verde per entrambi. Ma proprio per questo la Salis avrebbe dovuto fermarsi e dare precedenza. È quanto prevede il codice della strada. E su questo punto la polizia locale è netta: «È emerso che il conducente del veicolo non si era attenuto a quanto disposto dall’articolo 146 secondo comma del codice della strada». L’articolo che impone la precedenza ai pedoni che abbiano il via libera. Ed è proprio quello che l’agente verbalizza e che poi diventa la contestazione della violazione per la Salis: «Conducente che transita in area di intersezione semaforica con luce verde omette di dare la precedenza a pedoni il cui segnale semaforico dà contemporaneamente il consenso per l’attraversamento». Postilla finale: «La violazione comporta una decurtazione di due punti». Infine l’attuale candidata è stata sottoposta all’esame con l’etilometro. E qui la Salis è risultata negativa. Nessuna traccia di alcol. Ma l’esito dell’incidente resta grave, documentato, verbalizzato, firmato. E la responsabilità, al netto delle versioni, è chiara. La priorità, in quel momento, spettava a chi stava attraversando.L’avvocato della vittima, Marco Marino, ha prima inviato una raccomandata per chiedere il risarcimento alla Salis e, dopo aver appurato che non era stata ritirata dal destinatario nei termini di legge (la cosiddetta «compiuta giacenza»), su richiesta della cliente, ha sporto querela. «È stato fatto tutto non certo in funzione del ruolo che pensa di avere la persona». Che all’epoca non era ancora stata candidata. Lo scorso 14 maggio il legale ha ricevuto il cosiddetto certificato 335 con cui ha potuto verificare che esiste un fascicolo destinato a un giudice di pace iscritto nel registro noti (quello che raccoglie i fascicoli con persone indagate) con il numero di procedimento 946/25.Nell’«elenco fatti criminosi» è appuntato «23 maggio 2024 (la data dell’incidente, ndr) codice penale articolo 590», ovvero quello in base al quale «chiunque cagiona ad altri, per colpa, una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a 309 euro. Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da euro 123 a euro 619». L’avvocato ci ha spiegato che a novembre l’assicurazione della Salis avrebbe versato alla sua assistita oltre 30.000 euro, riconoscendo il danno causato dalla candidata sindaca.Ieri siamo riusciti anche a visionare i referti medici e il verbale di pronto soccorso dove si legge che la vittima accedeva all’ospedale San Martino «per investimento con trauma cranico e frattura». Nell’occasione vengono constatati anche un «ematoma al piede sinistro» e «una ferita lacero contusa abrasiva al gomito destro». Nel documento è specificato che «la paziente riferisce di essere stata investita da automezzo riportando policontusioni». Dopo gli accertamenti i medici riscontrano «una frattura cuboide e 5 metatarso piede sinistro».La donna rimane sotto osservazione per due giorni, sino alle 9 del mattino del 25 maggio, quando viene dimessa con questa diagnosi: «Frattura della base del IV osso metatarsale e distacco marginale dalla base del I e V osso metatarsale». Il referto è stato trasmesso anche all’autorità giudiziaria. La donna lascia l’ospedale con una prognosi di 30 giorni e il gesso al piede. Il 31 maggio effettua il primo controllo e, dopo una radiografia, viene fatta un’ulteriore prognosi di 28 giorni con divieto di caricare il peso sul piede rotto. Il 28 giugno i medici constatano che la donna non sente più dolore e ha «una buona articolarità di caviglie e piede sinistro». Nell’occasione «si consiglia avvio a carico progressivo con ausili (le stampelle, ndr)» e «secondo tolleranza del dolore, graduale ripresa delle proprie abitudini quotidiane». Per la signora è ancora vietata l’«attività sportiva traumatica». La «prognosi ortopedica» è di «ulteriori sette giorni».Il 5 luglio S.D.C., alla fine di questo piccolo calvario, chiede al suo avvocato di sporgere denuncia. «La donna era furibonda perché la Salis si era totalmente disinteressata delle sue condizioni» ci spiega l’avvocato Marino. La sua assistita ha ripetuto più volte, riferendosi alla Salis: «Poteva almeno chiamarmi». E il suo avvocato capisce il suo stato d’animo: «Se fosse stata una donna di 60 anni in quell’impatto avrebbe rischiato di morire».Nonostante questo, ieri, dopo il nostro scoop sull’incidente, i dem hanno intasato le chat dei giornalisti con la versione dell’ex atleta olimpica, poi ripresa dalle agenzie: «Lo staff di Salis smentisce categoricamente i fatti riportati: il verbale contestato alla candidata sindaca, con fatti che risalgono all’anno scorso, esplicita chiaramente che Salis sarebbe passata con il verde. Inoltre, alla candidata non risulterebbe nessuna indagine a suo carico per l’accaduto». Il cuore della questione diventa il colore del semaforo e non l’investimento sulle strisce di un pedone. L’assessore genovese alla Sicurezza e alla polizia locale Antonino Gambino non ha trovato convincente la difesa e ha rilanciato: «È sconcertante vederla affrettarsi a smentire di essere passata con il rosso, come se investire un pedone “solo” per non avergli dato la precedenza fosse un fatto meno grave. Se davvero ritiene che questo non sia un episodio di estrema gravità, viene da chiedersi quale consapevolezza abbia rispetto alla sicurezza stradale». Gli ha fatto eco Giuseppe Rappa, ex commissario capo della Polizia Stradale, candidato al consiglio comunale per la Lista Bucci - Orgoglio Genova: «Un automobilista che investe un pedone mentre attraversa sulle strisce pedonali a semaforo verde, non può che avere torto. E se l’incidente cagiona lesioni giudicate guaribili in 30 giorni, deve anche essere richiesta dagli accertatori la sospensione della patente di guida da un minimo di 15 giorni a un massimo di tre mesi».
Francesca Albanese (Ansa)
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