2025-10-09
La commissione Segre snobba l’antisemitismo
Se per i ragazzi di Fratelli d’Italia che facevano il saluto romano si era scatenato un putiferio, per le devastazioni degli antagonisti non c’è stata la stessa fretta nel convocare l’organismo nato per indagare l’odio. Che funziona soltanto contro il pericolo «fascista».Era la fine di giugno del 2024. Il sito Fanpage pubblicò una delle sue innumerevoli inchieste sul presunto ritorno del fascismo. Un cronista si era infiltrato in un gruppo di giovani di Fratelli d’Italia ed era riuscito a farsi invitare a un evento diciamo riservato in cui aveva ripreso saluti romani e frasi decisamente sconvenienti. Giorgia Meloni prese immediatamente la parola per fare sapere che nel partito «non c’è posto per l’antisemitismo» e quei militanti furono bruscamente defenestrati. Il presidente del Consiglio fu implicabile: «Chi crede che possa esistere una immagine pubblica di Fratelli d’Italia che non corrisponde ai suoi comportamenti privati, semplicemente, non ha capito cosa siamo, e dunque non è il benvenuto tra noi. E la nostra linea è da sempre, molto chiara».Tutto ciò non fu sufficiente. Di lì a pochissimi giorni, su sollecitazione dell’ex parlamentare di Forza Italia Elio Vito, si riunì con prontezza la commissione parlamentare straordinaria su Intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Insomma, la famosa commissione Segre, la quale non solo discusse della vicenda ma decise di acquisire i video dell’inchiesta di Fanpage. «I filmati verranno acquisiti per approfondire quanto emerso e decidere eventuali azioni», si leggeva nel comunicato ufficiale. Del resto, la senatrice Segre in persona appariva molto preoccupata. In una intervista concessa a Marianna Aprile rievocò i tempi della persecuzione nazista e chiese: «Ora alla mia età dovrò rivedere ancora questo? Dovrò essere cacciata dal mio Paese come già sono stata cacciata una volta?».La vicenda tenne banco per diversi giorni nei talk show e sui principali quotidiani anche se, alla fine dei conti, non si trattava di una operazione nazista in stile ragazzi venuti dal Brasile ma delle frasi dissennate di un paio di ragazzotti. Tanto che poi, come tutti possono notare, non si è verificato alcun golpe né alcun ritorno dei regimi novecenteschi.Riesaminando l’episodio con l’odierna consapevolezza, salta all’occhio un particolare. E cioè la rapidità con cui la commissione Segre è stata sollecitata e si è subito riunita, tempo veramente un paio di giorni e con grande visibilità sui giornali. Queste tempistiche e modalità stridono leggermente con quanto accaduto nelle ultime ore. Il senatore di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon, membro della commissione, parlando a Radio Cusano ha dichiarato che nei giorni scorsi il suo partito ha chiesto con prontezza una riunione che, però, non è stata calendarizzata celermente. In effetti, risulta che la richiesta sia stata inoltrata lunedì - dopo le varie manifestazioni e i relativi problemi di ordine pubblico - alla presidenza della commissione, gestita formalmente dalla stessa Segre, e che non sia mai giunta risposta ufficiale. Forse, si dice informalmente, ci sarà una riunione il prossimo 14 ottobre, con tutta calma, ma sono, appunto, voci. In ogni caso non sembra che ci sia grande clamore né grande interesse a sollecitare o pubblicizzare eventuali interventi dell’organismo parlamentare.E dire che, negli ultimi tempi, gli allarmi sull’antisemitismo montante sono stati parecchi. Molti sono arrivati dalle comunità ebraiche, altri ancora sono giunti da intellettuali ebrei. Papa Leone XIV, dopo l’attacco alla sinagoga di Manchester, ha espresso timori per il ritorno «dell’odio antisemita nel mondo». E giusto ieri, durante il question time, il ministro Matteo Piantedosi ha più volte ricordato che, secondo i dati in suo possesso, sono in aumento gli episodi di antisemitismo. Certo, può anche darsi che siano allarmi infondati.Ma la mobilitazione di massa con episodi violenti a favore della Palestina vista nei giorni scorsi potrebbe e dovrebbe indurre a qualche cautela ulteriore, anche solo per via di certi slogan uditi nelle piazze e di certe derive sfasciatutto. E comunque: se sono infondati gli attuali allarmi, non lo erano a maggior ragione quelli sollevati in passato, in assenza di questo clima teso? Sempre ieri il figlio di Liliana Segre, Luciano Belli Paci, commentando le frasi di Francesca Albanese su sua madre (che, a detta della relatrice Onu, sarebbe poco lucida sul tema del genocidio) ha usato parole pacate e condivisibili: «In questa fase la guerra è stata importata nel dibattito, lo contamina. È come se ci fosse un arruolamento dall’una o dall’altra parte. E questo non porta benefici ai palestinesi, ma solo intolleranza. Non siamo ancora arrivati alla situazione degli anni Settanta, ma dobbiamo tenere presente che la violenza fisica parte sempre da una violenza che prima è stata verbale e morale». Sia chiaro: chi scrive non ha per nulla condiviso l’istituzione della commissione Segre e ancora non ne condivide gli intenti: monitorare i cosiddetti «discorsi di odio» non serve affatto a eliminare astio e violenza. Diventa utile, semmai, a esercitare una nemmeno troppo sottile forma di controllo del dibattito pubblico e delle opinioni private.E a dimostrarlo è proprio ciò che si è verificato in questi giorni, frutto di una evidente disparità di trattamento. Se due ragazzetti di Fratelli d’Italia mobilitano un apparato degno di una minaccia all’ordine costituito e sollecitano una rapidissima riunione della commissione Segre, perché non avviene lo stesso, nonostante le pressanti denunce, con i bastonatori dei centri sociali e dei vari movimenti antagonisti? Con gli antagonisti si possono usare tutte le cautele e si può andare con calma? C’è, forse, qualcuno che preferisce non ci siano riunioni per evitare di prendere in mano la patata rovente? Viene il sospetto che, per qualcuno, convocare con celerità la commissione Segre possa risultare molto imbarazzante perché si dovrebbe parlare di antisemitismo nella galassia pro Pal e, sul tema, dovrebbero intervenire anche esponenti del Pd che si sono molto esposti per la causa. Il senatore Marco Croatti, per citarne uno, fa parte della commissione ed era a bordo della Flotilla. Probabilmente non sarebbe facile per lui prendere una posizione.È, dunque, lecito domandarsi se la commissione Segre non sia uno strumento da utilizzare alla bisogna per colpire questo o quel nemico politico, cosa che in effetti era intuibile al momento della sua creazione. Del resto, funziona così anche con la stessa Liliana Segre e, più in generale, con il discorso dell’antisemitimo: finché fa comodo in chiave «antifascista», si venera la senatrice a vita e ci si straccia le vesti per l’intolleranza crescente. Quando non serve più, tanti saluti. È la regola: ciò che si teme veramente dell’odio sociale e politico è che non porti risultati. Se li porta, ben venga
Francesca Albanese (Ansa)
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