2024-09-03
Sale l’occupazione, ma la «cura» Bce tiene ancora in congelatore i salari
In vista di un primo taglio dei tassi, a Francoforte si accende lo scontro tra chi (gli italiani del board) chiede altri stimoli all’economia e chi, invocando prudenza, in realtà punta a impedire che cresca il potere d’acquisto.Da ieri è ormai alla luce del sole quanto era rimasto in ombra fino a qualche settimana fa. Se, come e quando ridurre i tassi di interesse è un tema che sta drammaticamente spaccando la Bce al suo interno. Ammesso e non concesso che ci sia unanimità sulla decisione di ridurre i tassi, il disaccordo è totale sulla rapidità e sull’entità dei tagli. Nell’attesa, il mondo dell’economia reale soffre.In questi casi in quegli ambienti il metodo migliore per regolare i conti è lasciare che le solite «fonti ben informate vicine alla discussione» vadano a spifferare a qualche grande agenzia di informazione i rispettivi punti di vista. In una guerra di posizionamento che promette di durare a lungo. Ieri è stato il turno della Reuters, a cui almeno una dozzina di diverse fonti hanno riferito che la spaccatura tra chi teme di non poter tempestivamente riportare l’inflazione al 2% e chi invece teme che gli attuali tassi stiano conducendo l’economia dell’eurozona in recessione, è conclamata.Da un lato le cosiddette «colombe» - che sono in minoranza tra i sei membri del comitato esecutivo e i 20 governatori che compongono il consiglio direttivo - che sostengono che l’economia sia già più debole di quanto si pensasse e quindi i rischi di recessione siano crescenti. La relativa debolezza del mercato del lavoro è la conferma di tale scenario ormai in atto. Con il calo dell’occupazione, la mancata crescita dei salari riduce il reddito disponibile e i conseguenti consumi. E l’economia si avvita su stessa, col concreto rischio che si torni a un’inflazione sotto il 2% più rapidamente del previsto. Secondo costoro, la Bce è ormai «dietro la curva» (cioè in sostanziale ritardo, rispetto ai tempi ottimali di intervento) nel processo di riduzione dei tassi.Dall’altro lato, i «falchi» sostengono che l’economia regge, trainata dai consumi e da un’ottima stagione turistica, e che i dati sulla crescita regolarmente superano le previsioni pessimistiche. Battono sull’eterno chiodo della crescita salariale che oscilla tra il 4% e il 5% e sul timore che essa inneschi una spirale salari-prezzi-salari che impedisca di ricondurre l’inflazione all’obiettivo del 2%. Secondo loro, bisogna procedere con estrema lentezza, non più di un taglio di 25 punti base a trimestre, nella riduzione dei tassi.Mentre appare scontato un taglio di 25 punti nel prossimo consiglio del 12 settembre, i riflettori sono già puntati sul successivo incontro del 17 ottobre, per il quale gli investitori stimano che un ulteriore taglio abbia un 40/50% di probabilità. Giovedì prossimo saranno però molto importanti le parole con cui Christine Lagarde commenterà la decisione del taglio e l’enfasi che porrà sul rischio di recessione, anziché sul rischio di non domare l’inflazione.Queste posizioni in campo - in cui i nostri Piero Cipollone (membro del comitato esecutivo) e Fabio Panetta (governatore di Bankitalia) sono decisamente schierati tra le colombe - sono però il risultato di una ben precisa impostazione ideologica. Non dipendono dal destino cinico e baro.Il mantra dominante tra i falchi della Bce è che i tassi devono essere tenuti sufficientemente alti in modo da ridurre investimenti e consumi, di conseguenza contenere l’occupazione, ridurre il potere contrattuale dei salariati e contenere la crescita salariale. È una precisa scelta ideologica contro la quota salari e a favore della quota profitti. Propugnata usando la foglia di fico del timore della spirale prezzi-salari, quando l’attuale modesto incremento dei salari è solo il recupero del potere d’acquisto perso a causa dell’iper inflazione del 2021-2022. E c’è abbondante spazio nei margini di profitto delle imprese per assorbire questi aumenti e non riversarli nei prezzi di vendita.E non si tratta di nostre ardite ipotesi. È stato proprio Cipollone, in uno studio presentato a Bruxelles a marzo scorso, a evidenziare che circa i 2/3 dell’inflazione nel 2022 sono stati causati dalla crescita dei profitti unitari, e di conseguenza nell’eurozona la quota salari sul valore aggiunto è scesa ai minimi dal 2015 (intorno al 55%). Nelle conclusioni ha testualmente affermato che «un’inflazione più bassa e una maggiore crescita possono essere ottenuti contemporaneamente», aggiungendo che «c’è spazio per una risalita dei salari nel breve termine che diventa una delle condizioni chiave affinché la ripresa si concretizzi, la produttività aumenti e entrambe siano sostenute». Ma non tutti la pensano come lui e Panetta che invece sono ben consapevoli del fatto che soprattutto in Italia la risalita dei salari reali (quindi al netto dell’inflazione) è cominciata qualche mese fa ma è ancora ben lontano dal riguadagnare il livello di fine 2019 (siamo ancora a -4% circa).La Bce si è assunta consapevolmente il ruolo di frenare la crescita salariale - al riparo di un ruolo che non deve rispondere politicamente delle sue decisioni - soprattutto in Italia. E gli ultimi dati del mercato del lavoro pubblicati venerdì ci fanno comprendere perché la Bce era preoccupata e ha tirato il freno, via leva dei tassi. Da novembre 2022 a luglio 2024, in Italia gli occupati sono aumentati di 784.000 unità, attingendo dai disoccupati (meno 303.000) e, soprattutto, dagli inattivi (meno 345.000). Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro (cioè la forza lavoro sul totale della popolazione in età lavorativa) è in discesa verticale gli inattivi sono ormai intorno a 12,3 milioni. Ecco a cosa è servito il freno della Bce, dichiarato apertis verbis. A impedire che tale impetuoso movimento fosse ancora più consistente al punto da innescare ulteriori rivendicazioni salariali. E questa è politica.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 15 ottobre 2025. Ospite Daniele Ruvinetti. L'argomento di oggi è: "Tutti i dettagli inediti dell'accordo di pace a Gaza".