2025-11-14
Urbanistica: fallito il ricorso dei pm. Catella resta libero, Sala ridacchia
La Cassazione conferma la revoca degli arresti e «grazia» l’ex assessore Tancredi.La decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la revoca degli arresti domiciliari per Manfredi Catella, Salvatore Scandurra e gli altri indagati (e annullato le misure interdittive verso l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e l’architetto Federico Pella) rappresenta un passaggio favorevole alle difese nell’inchiesta urbanistica milanese. Secondo i giudici, che hanno respinto il ricorso dei pm, il quadro indiziario relativo al presunto sistema di pressioni e corruzione non era sufficiente per applicare misure cautelari.È un giudizio netto, ma solo apparente: né la Suprema Corte né il tribunale del Riesame sono entrati fino adesso nel merito delle accuse. Hanno valutato soltanto l’inadeguatezza degli indizi a giustificare restrizioni alla libertà personale. Il merito - se vi sarà un processo - spetterà ancora a un tribunale. Anche perché le decine di procedimenti su abusi edilizi e lottizzazioni abusive vanno avanti. Sarà anche per questo motivo che ieri il sindaco Beppe Sala, soddisfatto per la decisione della Cassazione, ha insistito sulla necessità di riaprire un dialogo con la Procura, «nell’interesse della città», in particolare delle «famiglie sospese», e ribadendo la necessità di una nuova legge urbanistica nazionale.Ma per Riccardo De Corato (Fdi) la richiesta da parte del sindaco arriva troppo tardi. «Avrebbe dovuto confrontarsi prima, come facevano le giunte di centrodestra con Borrelli». Catella, in una nota, rivendica che, in 120 giorni, 11 giudici e la Procura generale hanno riconosciuto l’infondatezza delle accuse e l’integrità dell’operato suo e di Coima. Di sicuro la parte corruttiva dell’inchiesta si è indebolita sul fronte cautelare, ma l’altro pilastro del lavoro della Procura di Milano continua a trovare conferme nelle Corti: la ricostruzione sugli abusi edilizi sistemici, sull’uso improprio della Scia alternativa, sul ricorso distorto alla ristrutturazione edilizia per realizzare interventi che rientravano nella categoria delle nuove costruzioni. L’ultima conferma è arrivata dal Consiglio di Stato, che ha chiuso il caso di via Fauché 9 dichiarando illegittima la palazzina costruita nel cortile e presentata come ristrutturazione: mancava il necessario «nesso di continuità» con l’edificio originario, requisito indispensabile per parlare di ristrutturazione e non di nuova costruzione.Già nel 2024 la Cassazione aveva stabilito che la demolizione (con ricostruzione) è una ristrutturazione solo se conserva elementi materiali dell’immobile precedente, principio alla base delle indagini sulla «ristrutturazione spinta». Lo dimostrano i casi delle Residenze Lac, via Cancano e via Lepontina, dove edifici di grande impatto erano stati presentati come ristrutturazioni tramite Scia, con sequestri poi confermati.Sulla stessa linea si inserisce l’ultimo caso di viale Papiniano 48, dove un vecchio edificio commerciale è stato quasi del tutto demolito e sostituito da un immobile residenziale di otto piani in area vincolata.
Ll’ex ministro dell’Energia Svitlana Grynchuk (Ansa)