2023-01-02
«Riproverò a portare pace in Ucraina»
L’ex parlamentare Antonio Razzi: «Se Di Maio ha fatto il ministro degli Esteri, non vedo perché non potrei mediare tra Putin e Zelensky. Il mio ideale è Berlusconi, ma se la Meloni fa anche solo la metà di quanto promesso è il massimo».Cos’ha fatto Antonio Razzi a Capodanno? Cenone al ristorante?«Non sono uno da lussi, io. Ho festeggiato qui a Pescara con la moglie e il mio amico Mario, compagno di padel e pure di tennis, qualche volta».Passione padel? Dicono diventi una mania.«No no, non ho molto tempo. Però mi sento ancora un ragazzino anche se a febbraio ne faccio 75. Ho fatto una partitella per beneficenza giorni fa e ho giocato bene, un quarto d’ora. Per la Befana mi hanno invitato ad Alassio a sfidare ex calciatori e personaggi della tv, per l’Airc. Ho giocato pure a Grosseto per dare fondi all’Ucraina, che mi sta particolarmente a cuore».Però lei dice che Vladimir Zelensky non l’ha fatta entrare nel Paese, questa primavera.«Purtroppo no. Ero con il corpo diplomatico dei Cavalieri di Malta, abbiamo organizzato due pullman di viveri ma io sono rimasto a Siret in dogana. Sono sulla black list di Zelensky, non lo sa?».È riuscito a capire come mai?«Sarà che sono stato a Donetsk per controllare la regolarità delle votazioni del referendum con altri parlamentari. Poi ci arrivò una lettera: indesiderato in Ucraina».La conserva ancora?«Sì sì. Arrivò dall’ambasciata».Non sarà che forse Zelensky la considera putiniano?(Ride di gusto) «È probabile. Tante volte sono stato in Russia, e Putin lo conosco. Tanto che mi sono offerto di andare a parlare con lui, o con Zelensky, per la pace».Missione difficile, lo ammetterà, Razzi. Come li convince?«Non le voglio anticipare nulla. Se mi danno il permesso, io vado. Se Di Maio ha fatto il ministro degli Esteri non vedo perché non dovrei provarci. E poi sa che cos’ho io? L’arte della diplomazia. Sarà la faccia, gli occhi, non so: riesco ad addolcire le persone quando mi parlano. Anche i più cattivi. Poi però non mi faccia dire altro che altrimenti mi fan passare per scemo, o per uno che si pensa chi sa chi».Maurizio Crozza sul suo desiderio di diventare mediatore di pace ci sguazza. Lo guarda?«Sempre, e rido pure. Anche se…».Non sarà che un po’ si offende?«Ci mancherebbe, fa il suo lavoro di comico. Per far ridere però va a finire che non può dire che sono una brava persona, uno che si è sempre sacrificato per la famiglia, che sta con la stessa moglie da quasi 50 anni…». La conobbe in Svizzera, quando faceva l’operaio?«Sì, la vidi e pensai: “Ma questa da dove è uscita? È bellissima”».Poi il fascino dell’italiano ha fatto il resto?«C’era l’ostacolo della lingua: lei è spagnola e io non sapevo una parola. Mi feci scrivere su un biglietto da un collega: “Quiero invitar a tomar un cafè”. Lo imparai a memoria. Arrivai da lei, e dimenticai tutto, balbettavo. Si mise a ridere. Non furono inizi facili, però. I suoceri erano contrarissimi. La mamma, in particolare. Diceva che gli italiani dormono con il coltello sotto il cuscino. Che poi io manco lo so adoperare il coltello».Come finì da Chieti in Svizzera a fare l’operaio?«Avevo 17 anni e feci un colloquio per questa grande fabbrica tessile svizzera: una signora era venuta ad arruolare personale nella mia zona. Volevo comprarmi la Vespa».Perché andava di moda?«La volevo per conquistare le ragazze sul lungomare. Pensavo di tornare la primavera successiva, è andata a finire che ci sono rimasto 41 anni, in Svizzera. Andai a zappare la terra per comprarmi i soldi del biglietto. Son partito senza cappotto e con le toppe nei pantaloni».Ci fosse stato il reddito di cittadinanza…«Ma quale reddito, mica lo avrei preso, io. Eravamo 4 figli e mio padre lavorava in Germania. Volevo costruirmi una vita mia. Per anni ho mandato metà della busta paga a casa. Mai voluto dipendere dallo Stato italiano».Ora però da ex parlamentare è un’altra storia.«Ma guardi, quando mi chiedono se prendo 10.000 o 20.000 euro mi metto a ridere. Magari…».C’è il vitalizio, no?«Con il cuore le dico che non arrivo nemmeno a 2.000 euro al mese. Non ci arrivo, davvero. Non so come fanno quelli che pigliano tanti soldi. Però insomma va bene così, con mia moglie si va al ristorante che fa il menù a 10 o 20 euro, mica 200. Siamo abituati a rimboccarci le maniche, e ai giovani lo dico, quando mi invitano nelle scuole». La invitano a parlare nelle scuole?«Ma sì, è capitato. Una volta anche all’università di Cosenza, e poi un aperitivo con un centinaio di studenti della Luiss: volevano sapere tutto della Corea del Nord. Sono rimasti incantati e ho detto loro: studiate, rendetevi indipendenti».Insomma il Reddito di cittadinanza lei lo toglierebbe?«Specialmente ai giovani: li stiamo rovinando. Così non insegniamo loro l’educazione del lavoro, della vita. Tanti qui al Sud smettono di studiare “perché tanto ho 700 euro più quelli che mi danno mamma e papà”. Per l’amor di Dio, per chi ha perso il lavoro ed è a qualche anno dalla pensione ci vuole un aiuto. Ma a chi è sotto una certa età dico sempre una battuta scherzosa: “Non è che puoi avere la moglie già a letto, te la devi conquistare”. Personalmente, sono molto orgoglioso del fatto che non mi ha regalato niente nessuno».Dopo la famosa mossa dei responsabili, però, la ricandidarono.«Al quarto posto in Abruzzo. E c’era il Porcellum, eh, mica il Rosatellum. Non dovevo vincere, con il Pdl, anche perché era il momento di Renzi. Ma gli abruzzesi mi hanno votato perché sanno che sono vicino al popolo: viaggio in seconda classe, sto in mezzo alla gente. Se vai nei cinque stelle con i miliardari non impari niente: loro stanno già a posto».In luglio si è sposato suo figlio. Ho letto che aveva invitato Silvio Berlusconi. È poi venuto al matrimonio?«Purtroppo no, e sì che aveva anche conosciuto mia nuora. Eravamo a Milano e lo chiamai per presentargliela ad Arcore. Lei era timorosa: “Ma no, sono in jeans”, ma le ho detto ma che ti frega, il presidente è moderno. L’invito l’ho dato a Gianni Letta, ma penso che qualcuno non glielo ha fatto avere… perché è impossibile che non mi abbia mandato nemmeno gli auguri. Non si dimentica mai di nulla, lui».L’ultima volta che l’ha visto?«L’ho ritrovato al Senato, al voto di fiducia, e mi ha salutato con gioia. Lo capisco subito, se uno ti saluta per “piglià p’ ’o culo” o se è sincero, e ho visto la sua espressione: mi vuole davvero bene. Oggi dovrebbero ascoltarlo tutti di più, altroché».Si riferisce a Giorgia Meloni?«Beh, se le dà un consiglio lo deve prendere sul serio. Berlusconi è Berlusconi, mica Antonio Razzi che viene dalla campagna. È un uomo di cui possono dire quel che vogliono per invidia e gelosia, ma la verità è che ha creato un impero ed era venuto dal niente, come mi ha raccontato personalmente. Ce ne fossero, di persone così. A chi rompe le p… rispondo sempre: “Fallo tu, se ne sei capace”».La premier la conosce?«Dal 2006, certo, quando era vicepresidente della Camera. Mi saluta sempre anche lei con affetto e gentilezza: “Ciao, Antonio”. Se fa anche solo la metà delle cose che ha promesso, è il massimo. Quando vedo quelli del Pd in televisione mi viene un nervoso che spesso spengo».Fanno opposizione.«Sì, ma se sono stati 11 anni al potere senza mai esser stati votati, e non sono stati capaci di fare un cavolo di niente, ora come possono criticare? Ma mi faccia il piacere».In Parlamento, oggi come allora, oltre ai leader ci stanno i peones. Lei era uno di loro. Ne conosce qualcuno?«Tanti dilettanti allo sbaraglio, sì. Specialmente quelli dei 5 stelle. Non lo dico per cattiveria: c’è anche gente brava, ma quelli votati dal condominio su internet, volente o nolente, devono ancora imparare dove stanno le porte per entrare e uscire dal Palazzo».Ci dice cosa ha votato alle elezioni?«Centrodestra».Sì, ma chi?«Eh, non mi faccia parlare troppo. Anche se io gliel’ho anche detto, a Berlusconi, che qui in Abruzzo quello messo a fare il capo di Forza Italia non mi convince, perché li fa scappare tutti alla Lega, o a Fratelli d’Italia…».Non sarà che voleva quel ruolo per lei?«Ma figuriamoci. Se uno è bravo, avanti, per il bene dell’Italia».Progetti per il futuro?«Mah, vediamo. In tv ho fatto qualche cosa e Alfonso Signorini mi aveva chiamato per il Grande fratello vip ma poi non l’ho più sentito…».Ci sarebbe andato?«Guardi che io non mollo nessun lavoro, mai. Voglio sempre misurarmi, vedere se sono capace. L’unico mestiere che non ho fatto è rubare, per il resto mi sa che li ho fatti tutti. Ora però devo finire il libro, è la mia priorità».Ne ha già scritti due, ci sarà un seguito?«Sì, è il terzo. Uscirà entro il 2023 di sicuro. Il titolo che ho pensato è Dalla fabbrica al Senato e voglio farlo tradurre anche in inglese, perché agli americani piacciono storie come la mia».Anticipazioni?«Ci metterò tutta la mia vita e molte curiosità. Racconterò molto dell’amicizia con Berlusconi, solo cose belle, e anche di qualche disavventura capitata con Antonio Di Pietro. Ma non molto perché c’è poco da dire: non son stato capito. Altro non le posso anticipare, poi lo leggerà…».
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 12 settembre 2025. Il capogruppo del M5s in commissione Difesa, Marco Pellegrini, ci parla degli ultimi sviluppi delle guerre in corso a Gaza e in Ucraina.