
Il ministro è candidato alle suppletive di Roma e nel Milleproroghe ci sono 900.000 euro all'associazione della figlia di Armando Cossutta nel suo collegio, e l'emendamento salva Andrea Peruzy.Tra i subemendamenti al Milleproroghe ricompaiono i 900.000 euro che il governo Conte vorrebbe dare alla Casa delle donne diretta da Maura Cossutta, figlia di Armando, storico dirigente del Pci. Era stato bocciato giovedì grazie all'opposizione di Fratelli d'Italia. È riapparso ieri grazie a Partito democratico e Italia viva. Sarà discusso lunedì quando tornerà a riunirsi la commissione Affari istituzionali. Il tema è rilevante e spinoso. Perché va a toccare il possibile conflitto di interessi del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che in questo mese svolge il doppio ruolo di numero uno del Mef e allo stesso tempo candidato alle suppletive di Roma nel collegio in cui c'è la Casa delle donne. Le elezioni si svolgeranno il 1° marzo e Gualtieri corre per prendere il posto lasciato libero da Paolo Gentiloni, volato a Bruxelles come commissario. Ieri, al Senato, Ignazio La Russa aveva chiesto a Conte le dimissioni di Gualtieri o almeno un interim di un mese, dal momento che il candidato del Pd rischia sia di violare la par condicio elettorale sia di gettare un'ombra sugli imminenti rinnovi dei consigli di amministrazione delle partecipate. Per il presidente del Consiglio non è un problema, ma la vicenda della Casa delle donne può essere solo l'inizio di una lunga scia di polemiche. Tra i vari emendamenti al Milleproroghe ne è comparso un altro che riguarda sempre Gualtieri. Si potrebbe chiamare Salvate il soldato Peruzy. Nel senso di Andrea Peruzy, presidente e amministratore delegato di Acquirente unico, società controllata dal Gse (Gestore dei servizi energetici), garante dei consumatori di energia elettrica. Ex segretario generale della Fondazione italiani europei di Massimo D'Alema, uomo di relazioni (soprattutto) economiche del Pd, Peruzy è in scadenza di mandato. Anche perché il gestore dei servizi energetici è stato commissariato a dicembre e a febbraio dovranno essere nominati un commissario e un vicecommissario, un dossier su cui la maggioranza giallorossa è già ai ferri corti. In sostanza il dalemiano di ferro rischia il posto. E anche per questo motivo, come suggeriscono i 5 stelle, è spuntato un emendamento che potrebbe essere inserito all'ultimo nel Milleproroghe: sposta Acquirente unico sotto l'ala del ministero dell'Economia di Gualtieri. Il numero uno del Mef conosce bene il mondo dalemiano come gli ex ministri Pier Carlo Padoan e Vincenzo Visco, nell'advisory board della Fondazione italiani europei. Il testo dell'emendamento, che allarga le competenze di Acquirente unico per la creazione di una centrale unica d'incasso, parla chiaro al punto 4. «A decorrere dall'entrata in vigore del regolamento di cui al comma secondo le azioni rappresentative dell'intero capitale sociale di Acquirente unico spa, detenute dal Gestore dei servizi energetici spa, sono trasferite al ministero dell'Economia e delle finanze». La vicenda sta creando disappunto tra gli addetti al settore, come anche nella politica. Del resto stiamo entrando nella fase calda prima del rinnovo di molti vertici di aziende partecipate dal ministero dell'Economia. Lo stesso Peruzy era dato in Terna, per sostituire Luigi Ferraris, ma sembra che su questa casella abbiano messo gli occhi i 5 stelle. Blindare Acquirente unico assicurerebbe un posto importante nel settore energetico, da sempre campo di gioco del Partito democratico.
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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