Rai 1 a trazione giallorossa affonda. E per farlo paga lavoratori esterni
L'unica grande richiesta è stata quella di levare le tende. Nei sogni della Rai 1 giallorossa doveva essere il programma musicale perfetto per rilanciare il sabato sera nazionalpopolare e compiere la marcia d'avvicinamento a Sanremo, invece A grande richiesta si sta rivelando uno storico flop. Per limitare i danni, nascondere le stoviglie rotte e non evocare minacce di dimissioni (le sue), il direttore di rete Stefano Coletta ha deciso di spostare lo show al martedì. A cominciare da stasera, con la reunion dei Ricchi e Poveri condotta da Carlo Conti finita mestamente in una nicchia feriale.
La retrocessione deriva dai numeri. L'ultima puntata dal titolo «Minaccia bionda», con Flavio Insinna a celebrare Patty Pravo, ha avuto l'8,2% di ascolti (1.890.000 telespettatori), più che triplicato dal rivale di Canale 5, C'è posta per te di Maria De Filippi che continua a viaggiare attorno al 30% con oltre 6 milioni di aficionados. Per la Rai è un'autentica Caporetto, anche perché il sabato precedente le cose non erano andate di lusso: A grande richiesta-Parlami d'amore con Veronica Pivetti e Paolo Conticini aveva raccolto un malinconico 10,2%, con Mediaset ancora a brindare.
Il ridimensionamento del programma di punta del sabato decreta il fallimento della filosofia Coletta, sposata con entusiasmo dal Pd che gli fa da sponsor politico: spostare da Rai 3 all'ammiraglia Rai 1 lo stile frontale e le sensibilità di TeleKabul; innervare la rete più popolare e centrista con tematiche arcobaleno e gender fluid. Al punto da arrivare a modellare le favole in chiave Lgbt come ha fatto Serena Bortone in Oggi è un altro giorno (pomeriggio di Rai 1, fascia protetta). Curioso scoprire che Biancaneve è stata svegliata dal bacio saffico di una principessa e che Pinocchio era un ermafrodito.
Il cambio di Dna si sta rivelando un danno per la rete di punta della maggiore azienda culturale del Paese. Gli scricchiolii erano cominciati già a inizio stagione quando Unomattina era stato affidato a Monica Giandotti, conduttrice di Rai 3 (Agorà Estate) con l'unico risultato di far emigrare i telespettatori ormai in pianta stabile a Mattino Cinque. Con il misero 12% di share per lo show di Beppe Fiorello e il flop del sabato sera si profila un disastro 2021 anche se siamo solo a fine febbraio. Tutto questo nel silenzio mediatico generale. Se numeri simili li avesse messi insieme Teresa De Santis (predecessore di Coletta) sarebbe stata lapidata in spirito accanto al cavallo morente di viale Mazzini.
Per il direttore di rete arrivato da Rai 3 i problemi non sono finiti. Il programma è stato appaltato all'esterno all'agenzia Ballandi, «bypassando le potenzialità interne all'azienda», come ha fatto notare il sindacato. L'appalto esterno abbinato ai numeri tristi ha scatenato la protesta soprattutto del consigliere d'amministrazione Riccardo Laganà (in quota dipendenti), del sindacato Snater e del direttivo ApRai, l'associazione di programmisti e registi che ha chiesto le dimissioni di Coletta e di altri due alti funzionari della rete, Paola Sciommeri e Claudio Fasulo.
Convocato in Commissione di vigilanza, Coletta si è difeso sostenendo che - fra cameramen prenotati per il festival di Sanremo e squadre impegnate ai mondiali di sci di Cortina - non c'erano disponibilità ulteriori. Una tesi smontata dall'associazione dei dipendenti IndigneRai: «Se anche non ci fosse stata la squadra tecnica per realizzare A grande richiesta, non era necessario appaltare anche la parte artistica e redazionale oltre a quella tecnica». Il tema della valorizzazione delle risorse interne è sempre d'attualità.
Così la corazzata Rai 1 sembra la Bismarck senza timone in balia dei nemici proprio alla vigilia dell'appuntamento dell'anno, l'anomalo Festival di Sanremo. Anche in questo caso ad essere nel centro del mirino è Coletta, che ha affidato a scatola chiusa l'evento ad Amadeus e a Lucio Presta. Quest'anno il casus belli è l'invito a salire sul palco dell'Ariston a Barbara Palombelli, notissimo volto di Mediaset. Subito un fremito ha percorso l'azienda e la consigliera Rita Borioni (Pd) ha twittato: «Evidentemente le giornaliste Rai non sono all'altezza secondo i vertici della Rai». Domani in Commissione di vigilanza, l'ad Fabrizio Salini potrebbe dover rispondere anche di questo.
Non c'è pace per Rai 1 neppure nell'informazione perché il Tg1 di Giuseppe Carboni è sempre più un'oasi grillina fuori dal mondo, impermeabile alle recenti evoluzioni politiche. Lo spazio dato alla biografia di Rocco Casalino ha confermato il filo diretto dell'ex portavoce di Giuseppe Conte con il direttore del Tg. Negli ultimi tempi il telegiornale più visto dagli italiani ha preso qualche sbandata, accusa: faziosità. Perfino il Quirinale ha mostrato irritazione per il taglio di alcuni servizi.
Alla Rai i cambi di governo provocano sempre mal di testa per via del riposizionamento. Chi aveva puntato sui pentastellati (in quota Vincenzo Spadafora), sull'eterno Pd (in quota Dario Franceschini) o più semplicemente sul passepartout Giampaolo Rossi (Fratelli d'Italia), è costretto a cercare sponde anche in Lega e in Forza Italia. Mentre il cda in scadenza a giugno potrebbe essere prorogato per non aprire un altro fronte di polemica fra partiti, nelle reti e nelle redazioni sono in movimento le parrocchiette. Basta che uno conosca l'autista di Mario Draghi per guadagnare un invito a cena.




