2021-09-22
I ragazzi che si contagiano a scuola sono la chiave per battere il Covid
(Stefano Guidi/Getty Images)
Giorgia Meloni ha annunciato di non avere alcuna intenzione di sottoporre la propria figlia di 5 anni al vaccino anti Covid. Lo ha detto perché è una no vax? No, la leader di Fratelli d'Italia non pensa che con l'iniezione di un siero le multinazionali ti impiantino chissà quale sistema di controllo. Né ritiene che il farmaco sia un ritrovato del demonio o che il coronavirus si possa curare con la curcuma o con i rimedi suggeriti da Cagliostro, come qualche apprendista stregone va dicendo. Se rifiuta di immunizzare la propria figlia è solo perché da madre ha valutato quali siano i rischi e i benefici della vaccinazione e alla fine si è data una risposta sulla base delle informazioni di cui dispone. Ovviamente è bastato che dicesse quali fossero le sue intenzioni a proposito della bimba e subito si è scatenata un'ondata di insulti, sui social e sui siti online. Le frasi più lievi le danno della criminale, altre le augurano il peggio. Se cito ciò che sta accadendo al capo dell'opposizione è per segnalare il clima che sta percorrendo questo Paese, dove la «caccia all'untore» non guarda in faccia neppure a una bambina di 5 anni, che si pretenderebbe vaccinata a prescindere dal volere della propria madre (senza contare che al momento non ci sono neppure i vaccini disponibili per quelle età). E che, sulla base di un'opinione che non ammette dubbi, si vorrebbe immunizzare nel futuro prossimo nonostante numerosi studi sconsiglino di iniettare il farmaco anti Covid non solo ai minori, ma addirittura ai giovani al di sotto dei 30 anni. «Un vaccino per i bambini», titolava ieri a tutta pagina Repubblica. Ma coloro che scoraggiano le vaccinazioni di massa di bambini e ragazzi non sono pazzi, bensì esperti che non si fanno prendere dalla fregola di siringare tutti prima ancora di sapere quali siano le conseguenze. Uno di questi lo abbiamo intervistato ieri sulla Verità. Si chiama Gian Vincenzo Zuccotti e non crede alle scie chimiche o alle teorie complottistiche: è il preside della facoltà di medicina dell'università Statale di Milano, oltre che responsabile del reparto di pediatria dell'ospedale Sacco, centro di eccellenza del capoluogo lombardo. Zuccotti non ha dubbi: inutile vaccinare i più piccoli, meglio lasciare gli asintomatici in classe, senza ricorrere all'isolamento. Vi pare una follia? No, secondo il professore, perché i minori non rischiano. «Se si infettano è in forma leggera, a bassa carica virale. Non solo, mantenendo in circolazione il virus aiutano a raggiungere l'auspicata immunità di gregge, a rendere endemico il Covid. Quindi teniamo a casa solo il bambino sintomatico, che sta male, e torniamo alla normalità pre pandemia». Zuccotti è un no vax che non crede all'utilità dei vaccini? No, è solo un primario che ha esperienza delle reazioni dei più piccoli alle infezioni virali. Le sue parole sono categoriche: «Vaccinare i bambini non è la priorità, tranne che per le categorie a rischio». Ma c'è di più. A differenza di ciò che si vuole far credere, i ragazzi non sono untori da immunizzare per proteggere i più grandi, perché vaccinarli potrebbe essere doppiamente controproducente. Spiega il preside della facoltà di Medicina, non Andrea Romano, onorevole del Pd specializzato nel sostenere qualsiasi tesi senza averne approfondita neppure una: «I bambini entrano in contatto con moltissimi virus e sanno utilizzare l'immunità innata per aggredire le infezioni nuove, gestendo la malattia. Ricordiamoci poi che l'immunità da vaccino tende a diminuire, quindi mantenendo la circolazione virale tra i piccoli si può aiutare a mantenere viva la memoria immunologica anche negli adulti». In pratica, Zuccotti spiega il contrario di ciò che pretende di imporre la brigata di medico-predicatori che imperversa in tv. Primo: i bambini non sono a rischio. Secondo: possono aiutarci e non solo infettarci come sostiene la vulgata giornalistico scientifica mainstream. Non vi bastano le parole di Zuccotti? E allora a chi vorrebbe iniettare il farmaco ai bimbi dai 5 anni in su, sentite cosa dice Andrea Crisanti: «Servono dati prima di toccare i bambini di quell'età. Una sperimentazione su 2.200 soggetti dice poco, ce ne vorrebbero 30 o 40.000». No vax pure lui? E Roberto Burioni, pasdaran del vaccino? «Lo studio secondo me è criticabile, perché è stato eseguito su un numero troppo esiguo di soggetti». Insomma, le aziende premono, gli esperti no. Del resto, che sia opportuno muoversi con i piedi di piombo quando si parla di minori, non lo dice solo il capo del pronto soccorso pediatrico del Buzzi: lo hanno spiegato anche le associazioni dei medici tedeschi e inglesi, consigliando il vaccino solo per i soggetti a rischio. Perché tanta prudenza? Perché alcuni studi segnalano un'incidenza crescente di miocarditi fra i ragazzi che sono stati vaccinati. Lo dicono anche gli esperti della Food and drug amministration, ossia l'ente federale americano che vigila sulla distribuzione dei farmaci, sulla base di uno studio della Cdc degli Stati Uniti, equivalente al nostro comitato scientifico. Dello stesso parere una recente analisi inglese, secondo cui i rischi a lungo termine per giovani e giovanissimi che abbiano contratto il Covid sono praticamente pari a zero, mentre meno chiari sono i rischi della vaccinazione, visti gli effetti registrati. Secondo una ricerca citata dal Telegraph, un importante quotidiano inglese, sotto una certa età nei maschi il vaccino è letteralmente peggio del Covid quanto a rischi di ospedalizzazione. Dunque, per tornare a Giorgia Meloni: sbaglia lei a essere prudente o sbagliano i tanti che la insultano o le danno della criminale? Sbagliano gli esperti che consigliano prudenza o non piuttosto i talebani che vorrebbero vaccinare a manetta anche i bimbi di un anno?