2024-03-25
Per l’Occidente conta solo una cosa: che il mostro rimanga Putin
Per i media italiani, ma anche per i politici europei, la carneficina al teatro è manna per il Cremlino che prepara un’escalation del conflitto. Ma serve maggior equilibrio.A differenza di ciò che molti hanno fin da subito sperato (e teorizzato), non si può dire che «ha stato Putin». La versione più accreditata, almeno in Occidente, è che a compiere lo spaventoso eccidio della Crocus City Hall a Mosca siano stati i soldati di una succursale afghana dello Stato islamico. Il fatto, però, che secondo gli ultimi conti della Protezione civile russa, siano rimaste a terra nel sangue 137 vittime tra cui tre bambini e siano state ferite 180 persone non basta a sedare, nemmeno per poche ore, i latrati bellicisti sulla necessità di disintegrare il super cattivo Vladimir Putin. Il dito resta comunque puntato su di lui. Forse non si sarà organizzato da solo l’attentato, ma ne resta comunque, nel racconto mediatico prevalente, il responsabile o l’utilizzatore finale.Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky, lo zar «prima di tutto vuole distogliere l’attenzione dalle recenti azioni massicce contro l’Ucraina. II 22 marzo, voglio ricordarlo a tutti, ha fatto lanciare missili sulla centrale idroelettrica Dniprohes a Zaporizhzhia. Una diga. L’ennesimo atto criminale davanti agli occhi del mondo. E poi, è chiaro», prosegue Podolyak, «che insistere sulla cosiddetta pista ucraina gli serve per spiegare ai suoi cittadini perché d’ora in avanti parlerà esplicitamente di guerra e non più di operazione militare speciale. II cambio di retorica, anticipato dalle dichiarazioni del suo portavoce Dmitrij Peskov, si è reso necessario per giustificare la nuova e più vasta mobilitazione nonché la crescente militarizzazione dell’economia russa».Insomma, il succo è che Putin userà l’attentato per «una escalation». E infatti Volodymyr Zelensky in persona afferma che «Putin e i suoi scagnozzi stanno solo cercando di incolpare qualcun altro». Certo, che lo dica il presidente ucraino - il quale, dopo tutto, è in guerra - è comprensibile. Leggermente più deprimente è che i nostri media si limitino a ribadire che il bagno di sangue, in fondo, gioverà al Cremlino. Lo dice esplicitamente la solita Nathalie Tocci al Quotidiano nazionale: «Putin ha un dominio informativo tale sulla popolazione russa, un controllo così pervasivo della società, che non pagherà alcun pegno per non aver saputo impedire la strage ma anzi, come per una guerra che ha fatto 300.000 morti ma che, agli occhi di Putin e del suo popolo, funziona eccome nel catalizzare i fermenti nazionalistici e unire il Paese con un nemico comune, si rafforzerà e il suo regime diventerà ancora più repressivo», dice la direttrice dell’Istituto affari internazionali. E aggiunge, lapidaria, che «la strage fa il gioco» del leader russo.Registro analogo per un’altra commentatrice ugualmente moderata ma appena più autorevole, ovvero Anne Applebaum, che al Corriere della Sera dichiara: «Putin ha subito usato questo bagno di sangue per incolpare noi occidentali e attaccare l’Ucraina. Ci tengo a ripetere al lettore europeo e in particolare italiano», insiste Applebaum, «che Putin non è interessato ad alcuna forma di dialogo con noi. Putin non cerca la nostra amicizia, non vuole il negoziato per raggiungere un compromesso e non vuole concessioni da parte nostra. Suo obiettivo principale resta la distruzione dell’Ucraina indipendente e il suo asservimento a Mosca». Beh, del resto anche l’obiettivo principale di molti occidentali sarebbe l’annichilimento della Russia, dunque non si vede che cosa ci sia di strano. Persino più ruvido il ministro delle Finanze britannico, Jeremy Hunt. Intervistato da Sky News, accusa Mosca di creare una «cortina fumogena di propaganda» per colpire più duramente l’Ucraina, motivo per cui il Regno Unito sarebbe «in guardia». Qui non si tratta, intendiamoci, di sostenere che Putin abbia ragione e l’Occidente torto. Il fatto è che, proprio in ragione dei valori di libertà e indipendenza intellettuale che dovrebbero caratterizzare l’Europa, si potrebbe anche fare uso di maggiore cautela e umana pietà. Si potrebbe cercare, anche, di esibire un filo di realismo e onestà: basterebbe ricordare, ad esempio, l’uso che gli occidentali hanno fatto dell’11 settembre per dimostrare come pure le superpotenze democratiche non esitino a sfruttare le carneficine per i propri interessi, il che non ci rende così tanto moralmente superiori. Se non altro, potremmo rivendicare la possibilità di sperare che la mattanza di Mosca non diventi l’ennesima falcata in direzione di un ampliamento del conflitto. Chissà, forse davvero Putin la sfrutterà a questo fine. Ma di sicuro molti qui da noi stanno facendo lo stesso.