
Dopo la nostra denuncia, l’Autorità della privacy avvia un’istruttoria sul caso degli studenti obbligati a dichiarare se avessero fatto l’iniezione contro il Papilloma virus: potrebbe configurarsi una violazione dei dati personali. Con buona pace di Emiliano e Lopalco.Il Garante per la protezione dei dati personali ha dato 30 giorni di tempo alla Regione Puglia perché fornisca tutte le informazioni relative alla legge che ha approvato sull’obbligo per gli studenti di scuole medie, superiori e università di presentare una certificazione di avvenuta o mancata vaccinazione al Papilloma virus (Hpv) per potersi iscrivere ai corsi di istruzione.Dopo gli articoli usciti sulla Verità, il Garante della privacy (organo collegiale, composto da quattro membri eletti dal Parlamento) si è mosso rapidamente assolvendo a uno dei suoi compiti, ovvero vietare i trattamenti illeciti o non corretti e, se necessario, disporne il blocco.Il Consiglio regionale della Puglia aveva approvato all’unanimità una nuova legge che punta ad aumentare la copertura vaccinale contro il Papilloma virus umano (Hpv). «È legge una strategia d’urto per conseguire la più ampia vaccinazione contro il Papilloma virus umano mai utilizzata in Italia, poiché subordina a un colloquio informativo finalizzato alla vaccinazione anti Hpv l’iscrizione a scuola dei ragazzi da 11 a 25 anni», annunciavano i consiglieri della Regione Puglia Fabiano Amati di Azione e Pier Luigi Lopalco del Pd, promotori della proposta di legge, con sottoscrittori altri cinque consiglieri di sinistra.Il Garante ha avviato un’istruttoria perché quella della Puglia è la prima iniziativa presa in Italia, in tema di vaccinazioni non obbligatorie e rappresenta un preoccupante precedente dopo le arbitrarietà assunte in epoca pandemica. Per il Papilloma virus, infatti, non è previsto l’obbligo vaccinale ed è assolutamente illegittima la richiesta da parte del personale scolastico della certificazione che ne attesti l’avvenuta vaccinazione.Inoltre, in base al Regolamento europeo, i dati personali devono essere «trattati in modo lecito, corretto e trasparente nei confronti dell’interessato» e devono essere «adeguati, pertinenti e limitati a quanto necessario rispetto alle finalità per le quali sono trattati». Soprattutto quando si parla di dati sulla salute, il Regolamento ne vieta il trattamento «a meno che non ricorra una delle specifiche esenzioni a tale divieto tra le quali è previsto il consenso dell’interessato».La Regione Puglia ha dunque toppato in pieno, imponendo agli studenti una schedatura del consenso o del dissenso informato. Con la legge approvata all’unanimità, i dati di giovanissimi non sono «raccolti per finalità determinate, esplicite e legittime, e successivamente trattati in modo che non sia incompatibile con tali finalità», ma rappresentano una violazione della protezione dei dati personali.Adesso gli ideatori e promotori della «strategia per rendere la rete informativa a maglie strettissime, così da ridurre i non vaccinati alla sola percentuale di ragazzi e famiglie che scelgono il rifiuto in piena consapevolezza», come si vantavano Amati e Lopalco, devono spiegare al Garante come pensavano di aggirare la legge sulla privacy.Devono farlo in modo circostanziato, con dichiarazioni di assunta responsabilità perché secondo il Codice della privacy «salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, in un procedimento o nel corso di accertamenti dinanzi al Garante, dichiara o attesta falsamente notizie o circostanze o produce atti o documenti falsi, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni».Nel frattempo, alla Regione amministrata da Michele Emiliano conviene sospendere l’applicazione di quell’assurda disposizione mentre è corso l’istruttoria e rispettare tempi, modi della risposta richiesta perché può scattare anche la sanzione amministrativa pecuniaria.Amati ha subito reagito alla richiesta del Garante, affidando un commento alle agenzie. «La legge regionale pugliese non prevede l’obbligo di presentare la certificazione di vaccinazione, ma di accettare un colloquio informativo sulla vaccinazione oppure di rifiutarlo», ha cercato di giustificarsi. Peccato che l’iscrizione a scuola o all’università sia subordinata all’accettazione del colloquio altrimenti viene schedato il tuo rifiuto.Il consigliere ha perfino tirato in ballo «l’art. 32 della Costituzione, che impone il dovere di tutela della salute», e cerca di far passare la nuova legge come «solo una modalità ragionevole di diffondere le informazioni più adeguate alla prova scientifica».Il Papilloma virus umano non è la nuova emergenza, la grande maggioranza delle infezioni «scompare spontaneamente, circa il 50% nel corso di un anno e circa l’80% in due anni», fa sapere il Gruppo italiano per lo screening cervicale (Gisci). L’infezione «in una minoranza di casi provoca lesioni a livello del collo dell’utero […] Ci vogliono, però, molti anni perché le lesioni si trasformino, e solo pochissime delle donne con infezione da Papilloma virus sviluppano un tumore del collo dell’utero».Nei decessi registrati dall’Istat dal 2017 al 2021 che hanno tra le concause il Papilloma virus, figurano solo 24 soggetti (12 femmine, 12 maschi), per la maggior parte over 70. Due donne, la prima con tumore allo stomaco, la seconda con cancro all’utero, erano fra i 30 e i 39 anni e presentavano pure l’infezione da Hpv. Dov’è dunque l’emergenza per schedare nelle scuole chi non vuole vaccinarsi? Per Amati la vaccinazione anti Hpv «è fortemente raccomandata», e perciò «è imposto il dovere, a tutte le istituzioni, comprese le scuole, di far conoscere la sua utilità». D’altra parte, è lo stesso Lopalco che invoca «uno spirito collaborativo tra i diversi Paesi per affrontare e contrastare la minaccia pandemica». L’ha detto ieri, criticando la posizione del ministro della Salute, Orazio Schillaci sulla «sovranità nazionale nell’adozione di un piano pandemico». Ha parlato di diktat ideologici, dopo che la Puglia ha varato una legge vaccinale puramente ideologica.
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