2018-05-15
I preti irlandesi si disinteressano del referendum sull’aborto legale
Il 25 maggio si vota, ma l'associazione (progressista) dei sacerdoti molla i pro life in vista di un appuntamento di grande rilievo che ha visto diverse personalità formalmente cattoliche - dagli U2 all'attore Liam Neeson - schierarsi in favore dell'interruzione della gravidanza.Ancora una manciata di giorni e il popolo d'Irlanda sarà chiamato a pronunciarsi, tramite referendum, sull'abrogazione dell'Ottavo emendamento, la legge approvata nel 1983 che sancisce di fatto l'illegalità della pratica abortiva. Un appuntamento di grande rilievo che, nell'ultimo periodo, ha visto diverse personalità formalmente cattoliche - dagli U2 di Bono all'attore Liam Neeson - schierarsi in favore dell'aborto. Prese di posizione in contrapposizione alle quali, curiosamente, non è giunta alcuna replica della Chiesa irlandese. Non solo: settori non trascurabili del clero sembrano addirittura disinteressarsi del tema referendario. È in particolare il caso dell'Association of catholic priest (Acp), un'associazione di sacerdoti fondata nel settembre 2010 allo scopo di proporsi come «voce per riflettere, discutere e commentare le questioni che riguardano la Chiesa irlandese e la società di oggi»; di fatto, un gruppo cattolico progressista che negli anni ha visto alcuni suoi componenti bacchettati dal Vaticano, ma tutt'altro che irrilevante dato che vanta oltre 850 iscritti. Ebbene, sul referendum del prossimo 25 maggio, l'Acp ha diffuso una lettera assai ambigua con cui da una parte si dice di aderire all'«insegnamento cattolico secondo cui tutta la vita umana, dall'inizio alla fine, è sacra e che ogni persona umana condivide il fondamentale diritto alla vita», ma dall'altra si fa quasi una retromarcia.Si allude al passaggio in cui i membri dell'Acp scrivono: «Non vogliamo dire a nessuno come dovrebbero votare […] C'è indubbiamente un contenuto morale per questo referendum, ma come per molte altre questioni, vi sono anche dimensioni sociali, politiche e pastorali». «Un voto espresso in accordo con la coscienza di ogni persona, qualunque sia il risultato, merita il rispetto di tutti», aggiungono i sacerdoti, «per questo motivo siamo preoccupati che alcune parrocchie cattoliche stiano permettendo che i loro pulpiti siano usati dai alcuni durante la Messa». Ora, è del tutto evidente come la premessa di adesione dottrinale, nella nota dell'Acp, sia uno specchietto per le allodole; ed è parimenti solare l'atteggiamento sostanzialmente pro choice che la permea.Tradotto dal curialesco, è infatti come se quei sacerdoti avessero detto: sì, è vero, la difesa della vita umana conta, ma non è il solo tema importante; non fissiamoci né dividiamoci quindi su questo perché - come si legge in un altro passaggio della lettera - «tra i fedeli ci sono cattolici in cammino e una grande varietà di opinioni su questo voto». Il quieto vivere viene indicato come valore prioritario rispetto alla difesa della vita umana. Un messaggio davvero di poco aiuto ai tanti che, dal fronte pro life, si stanno battendo affinché in Irlanda l'aborto rimanga una pratica illegale. Un'impresa davvero molto difficile, dato che il fronte abortista sta perdendo terreno ma, secondo i sondaggi, rimane in netto vantaggio.Nel frattempo, la stessa Conferenza episcopale irlandese si sta tenendo al largo dal dibattito referendario. Se infatti da un lato è vero che, nel dicembre 2016, aveva trasmesso alle parrocchie la lettera Due vite, un solo amore, nella quale si sostiene che l'abrogazione dell'Ottavo emendamento «servirebbe solo a sopprimere il diritto alla vita di alcune categorie di bambini non ancora nati», dall'altro molti hanno osservato come ultimamente il clero irlandese si stia mantenendo defilato. «I cattolici irlandesi stanno mantenendo un basso profilo sulla campagna referendaria sull'aborto», rilevava in proposito, qualche settimana, fa l'Economist, ma secondo Patsy McGarry dell'Irish Times si tratta di una scelta strategica per parlare più efficacemente a «una generazione più giovane che non sia così impressionata dai valori tradizionali cattolici irlandesi».Sarà. Sta di fatto che il «basso profilo» del cattolicesimo irlandese sul referendum ha qualcosa di anomalo. Lo ha notato anche il settimanale The Spectator, che in un articolo a firma di Melanie McDonagh sottolineava come aspetto «notevole» il fatto che il dibattito sull'aborto, in Irlanda, sia «quasi interamente laico» con la Chiesa cattolica «assente dalla lotta». Un film già visto, se si pensa all'atteggiamento pressoché neutrale che in Italia il Vaticano ha tenuto sulle unioni civili, e che dovrebbe essere finalizzato a fermare «i vescovi pilota», per dirla con papa Francesco, e a responsabilizzare il laicato; anche se la differenza fra una Chiesa che indietreggia per lasciare ai fedeli il protagonismo civile ed una che abbandona le pecore in mezzo ai lupi, purtroppo, si fa sempre più sottile.