2022-06-26
Più che all’ideologia femminista i dem pensano ai loro finanziatori
Planned Parenthood non è solo un’Ong abortista ma un impero che aiuta l’Asinello e ne appoggia i candidati, a partire da Joe Biden. Tra Onlus e partito le porte sono girevoli. E la rete arriva fino a Bill Gates e Facebook.Le durissime proteste esplose dopo la sentenza della Corte suprema americana sull’aborto non devono farci trascurare due elementi. Il primo è che quella sentenza non vieta l’interruzione di gravidanza, ma attribuisce le decisioni in questa materia ai Parlamenti statali. Il secondo è che, al di là delle opinioni legittimamente differenti in merito, l’aborto presenta considerevoli ramificazioni politiche, lobbistiche ed economiche negli Stati Uniti: ramificazioni che non possono essere ignorate. Al centro di tutto sta una delle principali Onlus pro choice d’Oltreatlantico. Parliamo di Planned Parenthood che, soprattutto nel corso degli ultimi anni, è diventata sempre più un impero economico e politico di rilevanti dimensioni, contando ormai su una rete di oltre 600 strutture sanitarie. Secondo il report annuale del 2019-2020, la società - che vanta oltre 2 miliardi di dollari in asset - ha avuto entrate complessive per 1,6 miliardi di dollari: di questa cifra, 618 milioni venivano da finanziamenti governativi (in aumento rispetto all’anno precedente). Planned Parenthood dispone anche di un braccio politico, il Planned Parenthood action fund, che si occupa di endorsement e attività lobbistica. Ed è proprio l’attività lobbistica a essere un aspetto centrale di questa organizzazione. Secondo quanto riferito dal sito Open Secrets, nel ciclo elettorale del 2020, la società ha donato quasi 2 milioni di dollari al Partito democratico, riservando ai Repubblicani meno di 7.000 dollari. Quest’anno, ha invece già versato oltre 300.000 dollari all’Asinello, ignorando di fatto l’Elefantino. E la questione va al di là dei soli finanziamenti elettorali. Nel 2020, la Onlus diede, per esempio, pubblicamente il proprio endorsement a Joe Biden e Kamala Harris, in vista delle elezioni presidenziali. Inoltre il suo appoggio è arrivato anche a sostegno di Ketanji Brown Jackson: la nuova giudice, nominata da Biden, alla Corte suprema. Del resto, endorsement e finanziamenti paiono funzionare. Da quando è entrata in carica, l’amministrazione Biden ha fatto felice più di una volta Planned Parenthood. A ottobre scorso, Biden ha revocato una norma che, introdotta da Donald Trump, limitava i finanziamenti pubblici alle strutture pro aborto: una mossa, quella di Biden, che fu non a caso definita una «grande vittoria» dall’organizzazione. Soddisfazione è stata espressa dalla Onlus anche lo scorso dicembre, quando la Fda ha allentato le restrizioni sull’invio per posta delle pillole abortive. Esiste poi un tema di porte girevoli tra Planned Parenthood e il Partito democratico americano. Il presidente del board della Onlus è, per esempio, Joe Solmonese: costui ha lavorato nel comitato elettorale di Barack Obama nel 2012 ed è stato il Ceo della Convention nazionale democratica del 2020. Un caso ancora più eclatante è quello di Cecile Richards, che è stata presidente di Planned Parenthood dal 2006 al 2018, conferendo all’organizzazione una forte impronta politica. Ebbene, costei era stata in passato vicecapo dello staff di Nancy Pelosi ed è la figlia di Ann Richards, che fu governatrice dem del Texas dal 1991 al 1995. Non solo: secondo il Texas Tribune, la figlia di Cecile, Lily Adams, ha a sua volta lavorato negli staff di Hillary Clinton e di Kamala Harris. La stessa attuale presidente della Onlus, Alexis McGill Johnson, risulta un’attiva finanziatrice del Partito democratico. Non sarà del resto un caso che Planned Parenthood si sia talvolta schierata a favore di battaglie che non si capisce che cosa c’entrino con la salute riproduttiva (come quando, nel luglio 2020, diede il proprio endorsement al movimento in sostegno del taglio dei fondi alle forze di polizia). D’altronde, la politicizzazione di Planned Parenthood non è una questione sottolineata solo dai suoi storici avversari. Da questo punto di vista, è indicativa la vicenda di Leana Wen: costei era stata nominata presidente della no profit nel 2018 e si trattava del primo medico a ricoprire l’incarico da quasi 50 anni. Purtroppo per lei, è stata rimossa da quel ruolo dopo neanche 12 mesi. «Me ne vado perché io e i nuovi presidenti del board abbiamo divergenze filosofiche sulla direzione e sul futuro di Planned Parenthood», affermò in una nota del 16 luglio 2019. «Credo che il modo migliore per proteggere l’assistenza all’aborto sia chiarire che non è una questione politica ma sanitaria», aveva aggiunto. Infine attenzione: perché gli agganci della Onlus non sono solo con la politica, ma anche con il capitalismo che conta. Molte delle grandi aziende americane, che hanno annunciato sostegno finanziario ai dipendenti che cercheranno servizi abortivi al di fuori dei loro Stati, hanno legami con Planned Parenthood. Bumble e Lyft hanno promesso donazioni alla società. Inoltre, il fondatore di Microsoft, Bill Gates, è uno storico finanziatore della Onlus, così come Sheryl Sandberg: ex direttrice operativa di Facebook, attuale componente del board di Meta e strenua sostenitrice di Kamala Harris. Ora, l’interruzione di gravidanza è una questione drammatica e delicata. Ed è legittimo, oltre che comprensibile, che si accompagni a differenti opinioni. Il problema è che le contrapposizioni manichee falsano la realtà. E impediscono spesso di vedere gli interessi che si muovono dietro determinati mondi. Prima quindi di lasciarsi andare alle crociate sul progresso sociale, bisognerebbe fermarsi un momento e chiedersi banalmente: cui prodest?
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