2024-06-10
Per Macron è una Waterloo. La Le Pen fa la rivoluzione e lui manda la Francia al voto
Marine Le Pen e Jordan Bardella (Ansa)
Rassemblement National va al 31,5%, l’Eliseo si arrende all’esito delle urne e scioglie l’Assemblea nazionale: primo turno il 30 giugno. Sinistra all’8%, repubblicani dietro.«È una rivolta?». «No Sire, questa è una rivoluzione». Emmanuel Macron come Luigi XVI, scorre gli exit poll e ha il volto del pugile suonato. A Parigi si avverano tutte le profezie: il piccolo Napoleone viene spazzato via dai francesi, estenuati dal suo nulla pieno di chiacchiere. Voleva arrivare a Mosca, non arriva neppure alla Bastiglia. E nella sera più nera è costretto ad annunciare: «Sciolgo l’Assemblea nazionale, andremo a elezioni anticipate». La tornata delle Europee è un punto esclamativo. Il Rassemblement National di Marine Le Pen e del candidato Jordan Bardella veleggia attorno al 31,5% dei voti (30 seggi, +12), più del doppio rispetto a Valérie Hayer, leader spuntata dell’impalpabile macchina da guerra macroniana, ferma al 15% (14 seggi), quindi doppiata come un triciclo in una gara di Formula 1. E insidiata dalla sinistra rosè di Raphael Glucksmann, che la tallona al 14% (13 seggi).Dietro i contendenti più accreditati, c’è La France Insoumise di Jean-Luc Melenchon (e Manon Aubry, leader del gruppo della sinistra al Parlamento europeo) che raccoglierebbe l’8,3%. I repubblicani di François-Xavier Bellamy si fermano attorno al 7%. La rivoluzione bianca avviene nel giorno in cui poco più di un elettore su due decide di andare a votare: 53% di affluenza ai seggi, in linea con l’astensionismo continentale ma pur sempre due punti in più rispetto alle Europee di cinque anni fa (50,1%).Monsieur Dupont questa volta ha dato un segnale forte: ha detto no all’immigrazione incontrollata, no all’automotive elettrico in salsa cinese, no alle politiche che non tengono conto delle specificità nazionali, no ai deliri di Bruxelles su agricoltura e scelte energetiche. E un no fortissimo, capace di far oscillare la Tour Eiffel, alla cessione di sovranità nazionale e alle pretese di Macron di mostrare i muscoli al mondo senza avere né fisico, né mandato politico. Ieri sera a TF1 i militanti assiepati in attesa dei risultati al quartier generale di Valérie Hayer prevedevano il disastro scuotendo il capo: «Se stiamo al 15% e Bardella ci doppia, è uno schiaffo in faccia».A Parigi si gioca una partita più grande di quella per qualche seggio a Bruxelles. In palio c’è la credibilità di un presidente che a due anni dalla rielezione galleggia sotto la soglia minima dell’affidabilità. Non è un caso che un minuto dopo averlo travolto, Bardella abbia chiesto lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate. Concesse in serata da Macron con queste parole: «Ho deciso di restituirvi la scelta del vostro futuro parlamentare. Questa decisione è grave, pesante, ma soprattutto è un atto di fiducia. In Francia, i rappresentanti dell’estrema destra hanno raggiunto il 40% dei voti espressi. È una situazione alla quale non posso rassegnarmi». Con la decisione ha scavato un fossato anche a sinistra. «Nulla obbligava Macron a seguire l’agenda di Bardella. Sono disgustato da un tale comportamento», ha commentato il socialista Glucksmann, pronto all’ennesimo inciucio.Il primo turno elettorale in Francia si terrà il 30 giugno, il secondo il 7 luglio. Questo avviene nelle democrazie adulte, mentre Le Pen dichiara: «Siamo pronti a governare se gli elettori ci daranno fiducia». Pur dal fondo del pozzo, quella del presidente è una formidabile lezione a due ultrà macroniani italiani come Sergio Mattarella e Matteo Renzi, il primo perché non ebbe il coraggio di fare la stessa mossa nel 2019, il secondo perché (come da stile della casa) la sostituì con una congiura di palazzo.«È la fine del macronismo», ha sentenziato Éric Ciotti, presidente del partito gollista Les Républicains, fondato da Nicolas Sarkozy. Stessa aria dalle parti di Marine Le Pen, che raccoglie l’ottimo risultato e commenta: «Vittoria storica. Il popolo francese ha inviato un messaggio molto chiaro al potere macronista, che si sgretola scrutinio dopo scrutinio. La Francia non vuole più una costruzione europea tecnocratica, estranea e sempre più brutale che nega la sua storia, si fa beffe delle sue prerogative fondamentali e si traduce in una perdita di influenza, identità e libertà». Secondo Bardella, ora in pole position per diventare premier a 29 anni, «un vento di speranza si è alzato sulla Francia e siamo solo all’inizio. L’Europa deve cambiare direzione».A quanto pare non solo l’Europa. Le avvisaglie c’erano tutte, dalle campagne fino a Parigi. E la clamorosa protesta con i water sulla Senna in occasione della nuotata della sindaca Anne Hidalgo il 23 giugno non ha solo un valore folcloristico. È la reazione di cittadini furenti, che bocciano in modo goliardico politiche surreali, come quella di investire 1,5 miliardi per rendere balneabile il fiume (per alcune gare olimpiche) senza neppure riuscirci.Per settimane i reduci italiani della legion d’onore e le mosche cocchiere piddine (anche di redazione) parlavano con toni da Austerlitz, invece stava arrivando una Waterloo. Come commento finale del terremoto francese vale una frase della filosofa Chantal DelSol che non riguarda solo l’Eliseo: «L’Europa politica deve smetterla di considerare i popoli una congrega di cretini». Mentre lo spoglio si conclude nella notte con l’assestamento dei dati, il vincitore più strano è a Bouches du Rhône. È un carcerato che, dopo aver chiesto di poter esercitare il suo ruolo democratico, ha votato, ha beffato la scorta ed è evaso. Il 7 luglio si saprà se ieri la Francia era in vena d’una vera rivoluzione o (come già accaduto in passato) era solo in libera uscita.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)
Volodymyr Zelensky (Getty Images)