2019-06-29
Per i gay pride l’oscenità è un vanto. E lo Stato ci costringe a finanziarli
La blasfemia è una parte fondamentale delle sfilate omosex, sostenute con soldi pubblici. Ma obbligare un credente a pagare con le tasse gli insulti alla sua religione significa impedirgli la libertà di culto.La legge uguale per tutti è la sontuosa scritta che campeggia dietro il giudice nelle aule di tribunale dove mi processano. La frase è falsa. Durante i cosiddetti pride uomini si esibiscono nudi, nei pride tedeschi e statunitensi soprattutto. Il nudo è presente anche da noi ma ancora di rado. Se la nudità è rara, ma non assente, molto presenti sono le mutande, non il costume da bagno, ma le mutande. E un altro must sono I due tizi che simulano il rapporto anale. Quante possibilità ha uno di noi di poter andare per strada nudo, o in mutande, senza essere arrestato?Su Gay.it è spiegato perché il pride deve essere osceno. Che il pride sia osceno, quindi, non lo diciamo noi bigotti, ma lo dice Gay.it. Atti osceni in luogo pubblico è un reato. Offendere la morale non è esattamente la via più ovvia per raccogliere simpatie. Offendere la morale è una prova di forza: noi possiamo fare quello che vogliamo, voi dovete subire il nostro oltraggio alla morale vostra e dei vostri avi, alla religione vostra e dei vostri avi perché, paragonati a noi, voi e i vostri avi siete inferiori. L'offesa alla religione mediante vilipendio, invece, non è più un reato, ma è una ferita al cuore per un credente. Nei pride sono sempre più numerose e gravi le aggressioni a Cristo e alla Madonna, parodie, travestimenti, bestemmie. Io non posso non pagare le tasse, quindi lo Stato mi impone di contribuire all'offesa della mia religione. Trans travestiti da Madonna profanano lo stesso rosario che mio padre teneva tra le mani mentre moriva di cancro e che mia madre teneva tra le mani nelle ore in cui temeva che da un momento all'altro io sarei morta. Noi siamo costretti a finanziare chi calpesta e ingiuria la nostra religione. Per una persona credente vedere sbeffeggiata la propria religione è atroce. Vederlo fare con il denaro delle proprie tasse è doppiamente atroce ed è una violazione dei più elementari diritti dell'individuo, quei diritti garantiti dalla Costituzione. La religione cristiana condanna la sodomia. La condanna è assoluta nel Levitico, assoluta nei Vangeli, e a questi si aggiungono San Paolo, Sant'Agostino, San Tommaso e Santa Caterina da Siena. In effetti adesso il cattolicesimo è tutto panna montata e zucchero filato, ma in realtà il cristianesimo è una religione durissima: Cristo si dichiara Figlio del Padre, e il Padre è il Dio degli eserciti e colui che ha annientato Sodoma. Il cristianesimo sostiene che l'omoerotismo non è genetico, è un comportamento sbagliato che distrugge la mente e l'anima e la condanna, perché la sodomia può essere abbandonata.Il cristianesimo è quindi il nemico numero uno di chi sostiene che la sodomia sia un comportamento in alcuni innato, del tutto «naturale», soprattutto irreversibile. Per persone che non vogliono affrontare la dura e magnifica strada del cambiamento, chiunque chieda un cambiamento di vita è kattivo con la k, un malvagio che «non mi accetta così come sono». La cosiddetta omosessualità, per usare questo termine improprio, secondo la religione cristiana non ha niente a che fare con la sfera dell'essere, ma con quella del fare. Quindi è assolutamente logico che i pride sbeffeggino il cristianesimo, quello che è sbagliato è che siano finanziati dai cristiani con il denaro delle tasse. Il cristianesimo condanna la sodomia in quanto comportamento, comportamento che si può apprendere o che si può smettere. Nella vita di molti, soprattutto in fase adolescenziale, può esserci una crisi grave della propria personalità e della propria virilità o femminilità. In questa fase, lo spiegano benissimo gli ex gay Luca di Tolve e Richard Cohen, compare la tentazione omoerotica. Se uno non cede non succede niente, se cede resta incastrato.Pride vuol dire orgoglio, uno dei sette vizi capitali. Orgoglio di che! Del comportamento simulato dai tizi in mutande? Il linguaggio poco «caritatevole» mi tocca perché mi avete costretto a finanziarlo. Oltretutto persino io, che non sono una fan, riconosco che può esserci una drammatica epicità nella cosiddetta omosessualità maschile, che è disonorata nell'oscenità (definizione di Gay.it) del pride. Più diritti per tutti, hanno gioiosamente cinguettato al Pride di Torino. La frase è un ossimoro. I diritti uguali per tutti erano già garantiti dalla Costituzione e dal codice penale, dove la cosiddetta omosessualità non era, giustamente, nemmeno nominata, perché quello che fa una persona con il suo apparato genitale sono affari suoi. I diritti erano uguali, come una torta divisa in fette rigorosamente identiche. Se a qualcuno vengono dati più diritti, i diritti elementari di un altro saranno diminuiti. Il diritto alla mia libertà religiosa è calpestata. Libertà religiosa vuol dire che una religione non può essere sbeffeggiata dallo Stato. Se il pride è fatto anche con denaro pubblico, se sindache giulive, sindaci perplessi o altre autorità pubbliche marciano alla sua testa vuol dire che la libertà più elementare, quella di culto, è stata calpestata con gli scarponi chiodati. Libertà di culto non vuol dire solo non essere imprigionati se credenti, non essere discriminati se credenti, ma anche non essere costretti a pagare con le proprie tasse la profanazione della propria religione. Tra i diritti chiesti dai pride c'è quello della genitorialità di coppie biologicamente sterili, che si può ottenere solo con la pratica orrenda della compravendita di gameti e con la pratica orrenda della gestazione per altri. Il diritto alla salute e il diritto alla preservazione del propri patrimonio familiare sono lesi, ma se si può discutere del fatto che questi beni possano essere messi in vendita, nessuno può mettere in vendita il diritto del bambino ad avere padre e madre. Anche Arcilesbica afferma quanto questo sia l'annientamento della dignità della donna, eppure i sindaci finanziano i pride e i sindacalisti fanno a gara per essere presenti. Non voglio finanziare qualcuno che supporta la pratica dell'utero in affitto che è la maggiore ingiuria alla dignità e alla salute della donna mai pensata, ancora più corrotta della prostituzione, dove la donna si limita a vendere la vagina, che è roba sua, non il bimbo che ha portato nel ventre per nove mesi e partorito. La coscienza umana è un fenomeno interpersonale. Questa astrusa frase spiega il potentissimo effetto del contagio. Il suicidio è contagioso, il coraggio è contagioso, l'odio è contagioso, il tifo calcistico è contagioso: normalmente non me ne importa nulla, ma se mi trovo nella stessa stanza con marito e vicini di casa che guardano la partita della Nazionale, anche io mi trovo piena di passione e furore. È evidente che abbiamo perso per colpa dell'arbitro; è evidente che siamo i migliori. I comportamenti biologicamente disfunzionali, come suicidio, bulimia e anoressia sono soggetti a imitazione. Anche i comportamenti funzionali sono soggetti a imitazione. Se i video musicali facessero vedere gente che si sposa e ha tanti bimbi invece che gente che felicemente subisce torture sadomaso (Lady Gaga, You and I), il sadomaso diminuirebbe e aumenterebbero i bambini. Il comportamento erotico è un comportamento, non fa parte della costituzione dell'individuo. Questo comportamento nei tempi antichi era parziale: Saffo era sposata e aveva una bambina, l'imperatore Adriano era sposato e con molti figli, Oscar Wilde era sposato e con bambini e così via. Solo da poche generazioni il fenomeno è diventato, per alcuni, presente in tutta la vita. L'enorme esercito degli ex gay dice di essere infinitamente più felice rispetto al periodo precedente. È quindi legittimo non apprezzare l'omoerotismo, come non lo hanno apprezzato San Paolo, Santa Caterina da Siena e lo stesso Cristo. Solo in questa maniera si può spingere una persona a porsi problema, il dubbio se il suo comportamento, che è biologicamente perdente, sia veramente suo destino o no. Quindi? Not with my money. Nei vostri pride offendete Dio: nessuno Stato, nessun sindacato e nessun sindaco mi può costringere a finanziare l'oscenità.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco