2018-12-11
M5s apre al taglio dei contributi per l’Inail
La legge di bilancio arriva al Senato, ma il piano è prendere tempo: la Francia non rispetterà i patti e l'Europa dovrà cedere anche con noi. I grillini studiano pure più sgravi sui capannoni e restituzione dei debiti della Pa.Nuove punzecchiature fra i vicepremier. Dopo l'incontro fra il leghista e gli imprenditori, il grillino attacca: «Lui vede 10 sigle, io al Mise 30». Domani pomeriggio faccia a faccia a Bruxelles fra Jean-Claude Juncker e Giuseppe Conte: «Non ci puniranno per uno zerovirgola».Lo speciale contiene due articoli.L'immagine è quella di un Luigi Di Maio sospeso tra la speranza nella Francia e il timore verso Matteo Salvini e la sua offensiva di dialogo verso le imprese. La speranza è fin troppo facile da decrittare: il M5s confida che Emmanuel Macron, assediato dai gilet gialli, scelga di fare significative concessioni, andando ben oltre il rapporto deficit Pil fissato dall'attuale versione della manovra francese (2,8%). Se così fosse, dicono a microfoni spenti fonti grilline di primo piano, è evidente che la Commissione Ue avrebbe più di un problema a proseguire uno scrutinio occhiuto solo sui conti italiani.La prima conseguenza che il M5s ne trae è attendere. Come i lettori della Verità sanno, la legge di bilancio uscita dalla Camera e appena arrivata al Senato ha mantenuto lo stanziamento di 16 miliardi (dotazione prudenziale: 7 più 9) per le due misure più costose: quota 100 e reddito di cittadinanza. In mancanza di novità francesi, l'orientamento sarebbe quello di tagliare 4 miliardi, portando lo stanziamento a 5 più 7. I leghisti sono pronti a un emendamento sulle pensioni, mentre a questo punto i grillini non sembrano orientati a formalizzare al Senato il loro emendamento sul reddito di cittadinanza. Ieri sera sembrava più forte l'ipotesi di un provvedimento autonomo: fonti M5s parlano di un decreto da varare prima di Natale, ma a molti osservatori continua a sembrare più probabile un disegno di legge, con un ulteriore slittamento della reale partenza della misura (fine marzo o più probabilmente fine aprile). Ma oltre alle speranze francesi, come si diceva, c'è il timore per il terreno che Matteo Salvini ha guadagnato nel dialogo con le imprese.I grillini più avveduti si rendono conto di un problema: tra ecotassa e no Tav, si stanno loro stessi autoconnotando in senso anti sviluppo e anti impresa.Di qui il tentativo di Di Maio di provare a porre l'accento su tre cambiamenti al Senato, oltre alla necessità di rivedere l'impopolare ecotassa sulle auto. Primo, un taglio fino al 30% delle tariffe Inail. L'istituto è letteralmente pieno di soldi: come raccontato a suo tempo da questo giornale, ha chiuso il bilancio consuntivo del 2017 con un avanzo di 1,63 miliardi e trascinandosi - a quella data - un incredibile avanzo amministrativo di 34,2 miliardi. C'è dunque enorme spazio per chiedere alle aziende di pagare meno. Secondo, un ulteriore innalzamento della deducibilità dell'Imu sui capannoni e sugli altri immobili strumentali al reddito d'impresa (negozi, botteghe, studi professionali). La Camera ha raddoppiato la deducibilità dal 20 al 40%, e ora si potrebbe salire al 50%. Terzo, una svolta sui crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Qualche giorno fa Di Maio ha formulato una promessa solenne dalle colonne del Sole 24 Ore, ma in casa grillina si lamenta la scarsa attenzione riservata all'annuncio, a cui il protagonismo di Salvini avrebbe fatto ombra. Di Maio e i suoi sostengono che il governo sarebbe pronto entro fine 2019 a pagare il 50% dei debiti residui verso le imprese (per un valore di poco inferiore a 30 miliardi), coinvolgendo in forme ancora da chiarire Cassa depositi e prestiti. Com'è noto, in base alla relazione annuale presentata a fine maggio dalla Banca d'Italia, il totale dei debiti della Pa verso le imprese risulta essere di 57 miliardi (3 punti e mezzo di Pil), solo 7 miliardi in meno rispetto all'anno precedente. Né nell'ultimo anno (ciò ovviamente non può essere responsabilità dei gialloblù) i tempi di pagamento si sono accorciati, anzi: sono mediamente saliti oltre i 100 giorni. A questo proposito, stupisce il fatto che non venga ancora presa in considerazione una soluzione ripetutamente proposta dalla Verità, un vero uovo di Colombo: la compensazione tra i crediti vantati dalle imprese verso la Pa e le tasse dovute. Tra l'altro, la misura avrebbe bisogno solo di una copertura minima, si potrebbe dire simbolica e prudenziale per la cassa, perché -in termini di competenza - sarebbe naturalmente coperta.Ma torniamo al punto. L'idea dei grillini, con le tre misure illustrate, sarebbe quella di prendere due piccioni con una fava: da un lato, riaccreditarsi presso le imprese; dall'altro, mostrare a Bruxelles che, al di là del «quantum», anche la qualità della manovra sta cambiando, facendo crescere il peso degli interventi «sviluppisti» su quelli di pura assistenza. Ma ci sarà ancora da attendere prima che il quadro si faccia nitido: per ora, la foto è ancora notevolmente mossa. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/per-corteggiare-le-imprese-il-m5s-vuole-tagliare-del-30-le-tariffe-inail-2622982422.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="di-maio-a-salvini-io-ho-il-tavolo-piu-lungo" data-post-id="2622982422" data-published-at="1758065743" data-use-pagination="False"> Di Maio a Salvini: «Io ho il tavolo più lungo» Mentre Giuseppe Conte si prepara ad andare domani a Bruxelles, Luigi Di Maio e Matteo Salvini litigano sugli imprenditori e non si risparmiano «complimenti» che chissà se fanno bene all'alleanza gialloblù. Sullo sfondo restano la manovra, ancora piena di incertezze, e la trattativa con l'Ruropa. «Ci scusiamo per i ritardi. Ci incontreremo periodicamente. Ci sarà un tavolo che aggiorneremo», ha detto Conte ai sindacati durante il tavolo che si è svolto ieri a Palazzo Chigi, a cui hanno partecipato anche il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon e quello allo sviluppo economico Davide Crippa. Ai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal e Cisal, il presidente del Consiglio ha assicurato che ci saranno incontri periodici anche con le altre sigle ieri non presenti. Oltre ai tavoli continui con le parti sociali, Conte ha preso impegni importanti: una cabina di regia per gli investimenti, la riforma del codice degli appalti dei contratti pubblici, la legge delega per le semplificazioni, il codice della crisi di impresa che interverrà in maniera preventiva prima dei fallimenti, la digitalizzazione della Pa e un piano di ammodernamento delle infrastrutture. «Il nostro obiettivo è un patto fiscale con i cittadini, una vera alleanza», ha detto Conte, sottolineando che «non saremo tolleranti» sull'evasione. Poi ha aggiunto: «Vogliamo intervenire sulle pensioni d'oro, farlo è una misura di equità sociale». Conte ha anche ricordato che l'obiettivo del governo è ottenere un sistema delle pensioni equilibrato. Infine ha aggiunto: «Il reddito di cittadinanza è una riforma che mi rende orgoglioso». Una spiegazione chiara dei capisaldi della legge di bilancio che ha iniziato ieri il suo iter al Senato e che dovrà trovare la «quadra» entro il 19 dicembre: potrebbe essere necessario tagliare qualche miliardo di spese per far sì che il rapporto deficit Pil cali, anche se non sotto il 2% (si parla di 2,2 o 2,1%) per portare a termine con successo la trattativa in Europa e allo stesso tempo allontanare lo spettro di una nuova recessione. Ieri notte a Palazzo Chigi c'è stata una riunione fra il premier e il ministro dell'Economia Giovanni Tria per parlare del rilancio degli investimenti, uno dei probabili punti caldi della trattativa. Fra le ipotesi sul tavolo, c'è quella di strappare più flessibilità usando per il rilancio dell'economia tutto il deficit in più oltre la soglia del 2%. Domani pomeriggio, prima del Consiglio europeo, a Bruxelles ci sarà l'incontro fra Conte e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, nel quale il premier italiano dovrebbe illustrare il documento finale. «Mi rifiuto di pensare che per uno zerovirgola Bruxelles voglia davvero avviare la procedura, con tanto di sanzioni e impegni vincolanti a un piano di rientro ammazza crescita», ha detto Conte. Intanto ieri c'è stato un altro round tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Domenica il ministro degli Interni e leader della Lega ha incontrato i rappresentanti di una quindicina di sigle imprenditoriali guadagnandosi gli apprezzamenti (dopo molte critiche) del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Ieri il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e capo del M5s ha ribattuto a distanza in modo piccato: «Tutti i ministri hanno il dovere di incontrare le imprese come ha detto il presidente Boccia. Ora ci aspettiamo i fatti e i fatti si fanno al Mise perché si occupa delle imprese. Ieri hanno fatto le parole. Noi domani incontriamo oltre 30 sigle, ieri erano poco più di dieci». Salvini ha risposto: «A me interessa la sostanza, io incontro, ascolto, trasferisco, propongo, miglioro poi a me interessa che il governo nel suo complesso aiuti gli italiani. Ognuno fa il suo». Ma intanto ieri ha aggiunto un altro tassello di possibile scontro dicendosi non contrario alla possibilità di un referendum sul Tav nel caso in cui «dall'analisi costi benefici sull'alta velocità non dovesse arrivare una risposta chiara. L'importante è avere dei sì o dei no. Io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero no o forse sì possono ascoltare i cittadini», ha ribadito. In un incontro con la stampa estera, ieri Salvini ha anche parlato dell'incontro di domani: «Lavoriamo per trovare un accordo con l'Ue», ha detto, senza però far mancare una stoccata: «Il dialogo deve essere a due, ma sono positivo fino all'ultimo». Il leader leghista non ha fatto mancare un attacco a Emmanuel Macron: «Ci sentiamo in dovere di investire sulla pace sociale, per evitare le scene francesi e aiutare gli ultimi in difficoltà. A chi c'era prima di noi tutto era concesso, e non capisco in cambio di cosa. Io l'ho detto: l'unica cosa che non possiamo permetterci è l'incertezza. Se la Grecia sta come sta, se in Francia ci sono delle barricate per le strade, se l'economia in Germania dà segnali di rallentamento, è evidente che a Bruxelles c'è qualcosa che non funziona». Il segretario del Carroccio ha poi rilanciato il tema dei nuovi equilibri da trovare in Europa: «La Lega, con tutta l'umiltà possibile, sta cercando di dare vita a un nuovo rinascimento europeo. E in sei mesi segnali positivi ne abbiamo dati», ha detto. «Sono convinto che l'asse tra Italia e Germania sia da ricostruire».