2024-12-02
Parigi è sempre più debole nel Sahel
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Nuovo schiaffo a Emmanuel Macron in Africa. Il Ciad ha annunciato di voler interrompere l’accordo di cooperazione militare con Parigi, mentre il Senegal ha invocato la chiusura delle basi francesi. “Il governo della Repubblica del Ciad informa l'opinione pubblica nazionale e internazionale della sua decisione di porre fine all'accordo nel campo della difesa firmato con la Repubblica francese”, recita un comunicato del governo di N'Djamena. Pur definendola un “partner essenziale, il ministro degli Esteri del Ciad, Abderaman Koulamallah, ha detto che la Francia “ora deve anche considerare che il Ciad è cresciuto, maturato ed è uno Stato sovrano molto geloso della propria sovranità”.“La Francia ha avviato da quasi due anni colloqui e riflessioni con i nostri partner sulla riconfigurazione della nostra presenza militare in Africa”, ha affermato il portavoce del ministero degli Affari esteri francese, Christophe Lemoine. “In tale contesto, abbiamo avuto uno stretto dialogo con le autorità ciadiane, che hanno annunciato il loro desiderio di vedere evolvere questa cooperazione in materia di sicurezza e difesa”, ha aggiunto. Non è ancora stata resa nota una data entro cui i circa mille soldati francesi stanziati in Ciad dovranno andarsene.Brutte notizie per Parigi arrivano anche dal Senegal. Il suo presidente, Senegal Bassirou Diomaye Faye, ha infatti detto che la Francia dovrebbe chiudere le proprie basi presenti nel Paese. “Il Senegal è un Paese indipendente, è un Paese sovrano e la sovranità non accetta la presenza di basi militari in un Paese sovrano”, ha dichiarato. Insomma, la Francia continua a perdere terreno nella regione del Sahel. Ricordiamo che, negli ultimi due anni e mezzo, Mali, Burkina Faso e Niger sono entrati nell’orbita geopolitica di Mosca. Non solo. A settembre del 2023, questi tre Paesi hanno anche siglato un patto di sicurezza che, benedetto dai russi, è suonato come uno schiaffo all’Ecowas e alla stessa Francia. Macron è quindi sempre più debole in un’area dove, oltre a Mosca, sta guadagnando influenza anche l’Iran. Il che crea scenari a dir poco inquietanti, soprattutto in considerazione della crisi mediorientale in corso. La debolezza francese nel Sahel è un problema anche per la Nato, che vede ulteriormente crescere la pressione sul proprio fianco meridionale. È quindi anche in quest’ottica che diventa sempre più centrale il Piano Mattei, proposto dal governo di Giorgia Meloni. Può infatti trattarsi di uno strumento per recuperare terreno in un’area sempre più problematica dopo il conclamato fallimento dell’approccio postcoloniale di Parigi. Tra l’altro, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe aprire delle opportunità significative per Roma. Il presidente americano in pectore non può permettersi un tracollo dell’influenza occidentale nel Sahel ma, al contempo, vuole evitare coinvolgimenti statunitensi troppo diretti. Non è quindi escludibile che possa giocare di sponda con l’Italia per cercare di recuperare terreno nella regione. E’ d'altronde piuttosto improbabile che il prossimo inquilino della Casa Bianca decida di scommettere su Macron.