2025-03-28
Paolo Uggè: «Il Green deal fa sbattere l’autotrasporto»
Il presidente di Fai-Conftrasporto: «Un camion elettrico costa 450.000 euro, quale Pmi può permetterselo? Percorre 300-400 km e poi non sai dove ricaricarlo perché mancano le colonnine. Fondamentale costruire il Ponte di Messina, non è un capriccio».Le multe ai costruttori di automezzi che non rispettano i limiti sulle emissioni, il Green deal e gli ostacoli al Ponte sullo Stretto sono impedimenti ideologici alla crescita del mondo degli autotrasporti. Basti pensare, ad esempio, che ieri l’Ue ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia e altre 25 capitali europee per non aver recepito la direttiva di riforma del mercato elettrico adottata nel pieno della crisi dei prezzi dell'energia. La Verità ha parlato di tutti questi problemi con Paolo Uggè, presidente Fai-Conftrasporto. Dottor Uggè, partiamo dalle multe ai costruttori automobilistici imposte dall’Ue per il mancato rispetto delle norme ambientali. Qual è la sua posizione?«Queste multe sono la dimostrazione di una politica europea miope, dettata da un ecologismo folle che ignora le ricadute economiche. L’Ue penalizza i costruttori senza considerare l’impatto sulla competitività industriale e sulla vita dei cittadini. Blocca gli investimenti e crea incertezze: un cittadino che voleva cambiare auto ora ci pensa due volte, le aziende rallentano la produzione per evitare sanzioni. È un circolo vizioso innescato da decisioni ideologiche della passata legislatura, influenzata da Verdi e sinistre che dipingono l’automotive come principale colpevole del cambiamento climatico. Fortunatamente, ci sono segnali di inversione, come la dichiarazione sulla neutralità tecnologica voluta dalla premier Meloni e l’impegno del ministro Salvini. Speriamo che i parlamentari europei sostengano davvero l’economia reale».Parliamo del Green deal. Che impatto avrà sul settore dell’autotrasporto?«Un disastro annunciato. Oggi un mezzo pesante costa tra i 120.000 e i 150.000 euro. Se un’impresa deve sostituire 5 o 6 camion, parliamo di investimenti insostenibili. E anche con incentivi statali, le aziende esitano: cosa succede se l’Ue cambia nuovamente le regole? Prendiamo l’elettrico: un camion percorre 300-400 km e poi deve ricaricare. Dove? Non ci sono infrastrutture. Hanno messo il carro davanti ai buoi, senza valutare l’intero ciclo: produzione energetica, smaltimento batterie, costi di gestione. E i 450.000 euro per un camion elettrico? Quale piccola o media impresa può permetterselo? Intanto, le emissioni calano ovunque, tranne che nei trasporti». Ponte sullo stretto, perché lo sostiene?«Il Ponte di Messina non è un capriccio, ma parte dei corridoi europei che collegano il Nord al Mediterraneo. Oggi quattro di questi attraversano l’Italia: uno è Genova-Rotterdam, un altro è Helsinki-Palermo, che include il ponte. Senza, la Sicilia resta isolata mentre il Nord Africa sviluppa porti per competere con noi. In Svezia, il ponte di Øresund tra Malmö e Copenaghen funziona benissimo. Ostacolarlo danneggia la competitività italiana ed europea. Il dibattito è influenzato da pregiudizi e da una narrazione sbilanciata, che enfatizza i rischi e ignora i benefici, come l’alta velocità ferroviaria per la Sicilia, di cui nessuno parla».Lei ha denunciato in alcuni casi disparità di trattamento tra autotrasportatori italiani e stranieri. Ci spieghi.«Prendiamo la Cqc, la carta di qualificazione del conducente. In Italia, per ottenerla servono corsi di sei mesi e 4.000 euro. A 21 anni, quanti giovani possono permetterselo? Nel resto d’Europa, invece, basta prepararsi privatamente e sostenere l’esame. È una disparità inaccettabile. Per questo chiediamo al ministero dei Trasporti di allineare le regole a quelle europee, abbassando costi e tempi». Quali sono i principali problemi del settore oggi?«Il mancato rispetto della legge 286/2005, che impone responsabilità condivise in tutta la filiera. Spesso i committenti impongono tempi impossibili, minacciando di non pagare o di escludere chi non li rispetta. Questo incoraggia gli autisti ad intraprendere azioni che non sono rispettose della sicurezza. La legge prevede che chi causa ritardi paghi, ma non viene applicata». Cosa chiedete al governo per risolvere queste criticità?«Chiediamo applicazione rigorosa delle norme esistenti. Basta tollerare chi sfrutta il lavoro nero o viola le regole sulla sicurezza. Serve anche un piano per il rinnovo del parco mezzi: il 50% dei camionisti ha già adottato mezzi di ultima generazione, ma servono incentivi stabili. E poi, infrastrutture: non possiamo parlare di elettrico senza colonnine di ricarica, né di competitività senza collegamenti veloci come il ponte sullo stretto». L’Italia può invertire la rotta delle politiche Ue?«Sì, ma serve unità. Abbiamo parlamentari che in Europa difendono i nostri interessi, ma altri cedono ai compromessi. La neutralità tecnologica è un primo passo: non possiamo demonizzare i motori termici senza alternative. Salvini ha ragione a chiedere pragmatismo. Se l’Europa non cambia, rischiamo di diventare il fanalino di coda di un sistema che premia solo chi ha risorse infinite».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.