2018-07-15
Ora Renzi perde anche tra i suoi elettori
Un sondaggio Ipsos certifica il declino inarrestabile dell'ex premier: nelle preferenze interne ai dem è surclassato da Nicola Zingaretti. Intanto, nel partito, tutti sparano su Maurizio Martina: per Carlo Calenda la sua segreteria «è un harakiri» e pure Michele Emiliano fa un passo indietro.Fino a poco tempo fa la sua stella pareva destinata a durare ancora per lunghi anni. L'obiettivo di superare in popolarità e longevità l'eterno rivale Silvio Berlusconi pareva a portata di mano. Oggi invece il «senatore semplice» Matteo Renzi va sempre più giù. Secondo un sondaggio realizzato dalla Ipsos di Nando Pagnoncelli e pubblicato ieri dal Corriere della Sera, infatti, l'ex premier non solo non gode più dei favori degli italiani, ma nemmeno degli elettori del Partito democratico, la stessa formazione politica che ha guidato dal 2013 al 2017. Nel confronto messo in campo da Ipsos tra Renzi e Nicola Zingaretti, attuale presidente della Regione Lazio, il primo esce con le ossa rotte. Alla prima domanda, quella nella quale gli intervistati dovevano indicare chi secondo loro avrebbe vinto un ipotetico confronto tra i due per la segreteria del Pd, il 49% del totale ha risposto Zingaretti, il 36% si è detto indeciso mentre solo il 15% ha fatto il nome di Renzi. Se si guarda all'elettorato di centrosinistra le cose non cambiano, anzi. Tra gli interessati alle primarie Pd, il 45% indica Zingaretti e il 29% Renzi, mentre tra gli elettori del Pd il 42% sceglie il governatore e il 30% il senatore. Plebiscito per Zingaretti se si considera invece l'insieme dell'elettorato di sinistra e centrosinistra (68% contro il 18% di Renzi).Quando si passa alle intenzioni di voto le cose si fanno ancora più chiare. Dovendo scegliere chi votare alle primarie, al netto degli indecisi il 57% ha risposto Zingaretti e il 43% Renzi. Pesante invece l'opinione sull'operato dell'ex segretario. Solo il 13% sul totale degli intervistati ritiene che Matteo Renzi abbia agito bene (54% degli elettori Pd), mentre il 71% dà un giudizio negativo (40% tra gli elettori del partito). Il gradimento di Renzi, infine è più basso di quello di Zingaretti sia se si considera l'intero campione (15% contro 39%) che quello dei votanti del Pd (57% contro 79%).La crisi di Renzi, inevitabilmente, si riflette anche sull'intero partito. «Abbiamo cercato di verificare la situazione del partito, la sua capacità di fare opposizione, i campi a cui guardare», scrive Pagnoncelli sul Corriere. Definire scoraggianti i risultati è un eufemismo. Il 59% degli intervistati sostiene che il Pd non sta facendo alcuna opposizione ed è sostanzialmente scomparso dalla scena politico. Percentuale pressoché invariata se si considerano gli elettori del Pd (53%) e che diventa «bulgara» nel momento in cui la stessa domanda viene posta ai votanti di tutte le liste di sinistra e centrosinistra (83%). Una Caporetto dalla quale però non si salva nemmeno Zingaretti. Per alcuni infatti la sua candidatura è «semplicemente un ritorno al passato, alle vecchie tradizioni di area Ds», spiega Pagnoncelli, mentre «altri aspettano segnali di rinnovamento e apertura». «Il voto per lui è quindi soprattutto un voto per chiudere una fase appena superata», conclude il sondaggista. «Ricostruire un campo non sarà semplice e i tempi non saranno certamente brevi». Il sondaggio di Ipsos non è l'unico a bocciare Matteo Renzi. Secondo una rilevazione Izi condotta per Il Fatto Quotidiano e pubblicata mercoledì, il 25,4% degli intervistati ha indicato come nuovo leader del centrosinistra Paolo Gentiloni. Pochi decimi più indietro Nicola Zingaretti, che raccoglie il 24,3% dei consensi, mentre Matteo Renzi si ferma al 12,1%. Rimangono staccati Carlo Calenda (9,9%), l'attuale segretario Maurizio Martina (8,2%) e Laura Boldrini (7,3%). Intanto, le acque intorno a Martina restano agitate. Stefano Bonaccini tuona: «All'assemblea di sabato avrei azzerato il gruppo dirigente». Carlo Calenda è ancora più duro: «Non è una segreteria, è un harakiri». Ma anche Michele Emiliano, che doveva essere presente in segreteria con Francesco Boccia, sembra invece sfilarsi. Il Titanic affonda e nessuno vuole seguirlo.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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