2020-09-25
Bomba in Vaticano. Becciu convocato dal Papa molla il cardinalato
Giovanni Angelo Becciu (Ansa)
Coinvolto in operazioni finanziarie sospette, il potente prelato lascia carica e porpora: non era mai successo.«Il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e dai diritti connessi al cardinalato, presentata da sua eminenza il cardinale Giovanni Angelo Becciu». L'understatement non nasconde la bomba che scoppia poco le 20. L'unico precedente simile risale al secolo scorso.Il fatto è inaudito anche nei tempi spiazzanti della Chiesa di Francesco: l'ormai ex cardinale non solo ha rassegnato le dimissioni ma ha rinunciato alla porpora, atto senza precedenti. Come senza precedenti era stato l'atto con cui Bergoglio aveva strappato la carica - e l'intero stato clericale - a Theodore Mc Carrick. Quelle, però, erano accuse di pedofilia ed efebofilia. Con Becciu, solidissima e potente figura vaticana, siamo in altri ambiti, meno ripugnanti ma non meno scabrosi, di cui La Verità si è recentemente occupata. L'anodino comunicato della Santa sede cela infatti una trama di accuse di malversazione che il Papa avrebbe rinfacciato in persona a Becciu (da lui stesso creato cardinale nel 2018) ieri sera, mettendolo di fronte al fatto compiuto.Quando il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, definì «opaca» l'operazione finanziaria che aveva per oggetto il palazzo londinese in Sloane avenue, quello per cui indaga la gendarmeria vaticana, l'allora cardinale Becciu, 72 anni, rispose per le rime dicendo che lui aveva agito «nell'interesse della Santa sede». La Verità è in grado di affermare che le dimissioni sono state «suggerite» proprio da «opacità» tutte da chiarire. Si tratterebbe, in particolare, di operazioni non chiarite relative alle offerte dell'Obolo di San Pietro, ovvero la carità del Papa. Il cardinale Becciu, a questo punto ex prefetto alla cause dei santi, ma già dominus della sezioni Affari generali della Segreteria di stato dal 2011 al 2018, si è divincolato il più possibile dalle acque torbide che sono state mosse dal primo ottobre 2019, quando ci fu un'irruzione negli uffici della sezione Affari generali e negli uffici dell'Aif, l'Autorità di informazione finanziaria, requisendo pc e carte. La vicenda, che portava «gravi indizi di peculato, truffa, abuso d'ufficio, riciclaggio e autoriciclaggio», aveva condotto alla sospensione dal servizio di alcuni funzionari della Segreteria di Stato, tra cui monsignor Mauro Carlino, già segretario personale di Becciu e capo degli uffici della Segreteria di Stato, e Tommaso Di Ruzza, direttore dell'antiriciclaggio.Tutto era iniziato nel 2012, quando agli Affari generali della Segreteria di Stato, allora guidata appunto dal dimissionario Becciu, era venuta l'idea di investire i sacri denari in un improbabile business petrolifero in Angola. Accantonata l'idea si decise di mettere parte della cassa a disposizione, composta in parte anche dalle offerte dell'Obolo di San Pietro, nel fondo Athena global facente capo al finanziere Raffaele Mincione. Tra gli asset di questo investimento anche l'immobile a Londra di cui il Vaticano sarebbe poi entrato in piena proprietà nel 2018, con una nuova operazione incaricata al finanziere italiano basato a Londra Gianluigi Torzi. Lo scorso giugno sono però finiti nelle maglie dell'ufficio del promotore di Giustizia vaticano proprio il broker molisano, Gianluigi Torzi, Enrico Crasso, celebre gestore e consulente della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi, responsabile dell'ufficio amministrativo della Segreteria e altre figure laterali. In quell'occasione gli inquirenti vaticani accusano il broker molisano addirittura di estorsione.Ma al di là delle «opacità» di queste transazioni finanziarie ci sono altri filoni di indagine che potrebbero riservare ulteriori sorprese. Si troverebbe proprio qui il motivo delle sorprendenti dimissioni di Becciu: l'ipotesi che circola è quella di un coinvolgimento di alcuni familiari stretti dell'alto prelato in alcune delle operazioni sospette. Certo è che anche la «promozione» di Becciu a prefetto della cause dei santi nell'estate 2018 da molti era apparsa come un promoveatur ut amoveatur. Impressione rafforzata dal duplice cambio di incarico dell'estate successiva, quando monsignor Alberto Perlasca, per dieci anni gestore della cassaforte della Segreteria di Stato, e monsignor Mauro Carlino, già segretario di Becciu, vennero rimossi.Queste pressioni possono aver favorito le dimissioni di Becciu, al quale forse non sono mancate anche altre pressioni, quelle di chi sull'Obolo destinato ai successori di san Pietro non vuole avere brutte sorprese. L'ex cardinale non ha voluto rilasciare commenti: «Preferisco il silenzio», ha detto. È però indubbio che non sarà il silenzio ad accompagnare nei prossimi giorni una notizia clamorosa anche per le sue modalità. Il Papa avrebbe messo davanti al prelato il fatto compiuto: operazioni, cifre, prove documentali. A questo punto, sarebbe arrivato l'aut aut. E la rinuncia anche al cardinalato è il segno di qualcosa di estremamente grave, che non può limitarsi a una frattura tra i due: per quella, le semplici dimissioni sarebbe state più che sufficienti. E molto, molto meno rumorose.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)