- Il governo aveva parlato di tracciamento volontario, ma chi non scaricherà l'applicazione non potrà muoversi. E per gli anziani è pronto il dispositivo usato dai detenuti ai domiciliari. Matteo Salvini: «La libertà non è in vendita». Dubbi anche da Forza Italia e Pd.
- Falle di sistema e privacy a rischio: «Immuni» è una grande incognita. Su geolocalizzazione, gestione dei dati personali e disinstallazione restano molti dubbi.
Il governo aveva parlato di tracciamento volontario, ma chi non scaricherà l'applicazione non potrà muoversi. E per gli anziani è pronto il dispositivo usato dai detenuti ai domiciliari. Matteo Salvini: «La libertà non è in vendita». Dubbi anche da Forza Italia e Pd.Falle di sistema e privacy a rischio: «Immuni» è una grande incognita. Su geolocalizzazione, gestione dei dati personali e disinstallazione restano molti dubbi.Lo speciale comprende due articoli. Orwell puro nella sostanza: controllo di massa e compressione delle libertà fondamentali da parte del Grande fratello. L'unica cosa che il gigante del pensiero autore di 1984 non aveva potuto prevedere (c'è un limite anche ai romanzi distopici) era il coinvolgimento di Rocco Casalino, uno passato veramente per il Grande fratello (nel senso del reality show televisivo, non del romanzo, s'intende). Ma Orwell puro anche nella forma: si ricorderà che una delle caratteristiche di 1984 era la «neolingua» (newspeak), un nuovo codice linguistico per rendere via via impossibile il dissenso, il pensiero eretico, l'opinione difforme da quella accettata dal partito. Ecco, con l'ormai leggendaria app dal nome Immuni (definizione beffarda: si resterà forse immuni dalla malattia, ma non dalla mega intercettazione di massa, come vedremo), il governo di Giuseppe Conte sembra davvero avviato a introdurre in Italia una deriva alla cinese. Avevano raccontato che scaricare l'app sarebbe stato volontario. Poi però si sono resi conto di un paio di «dettagli»: che sarebbe stato ben difficile arrivare a quel 60% di italiani consenzienti necessario per rendere minimamente efficace il sistema, e che un certo numero di persone di età più avanzata avrebbero forse avuto difficoltà a scaricare un'applicazione dallo smartphone. Ma la tempesta di cervelli di ben due task force (quella guidata da Vittorio Colao e la commissione tecnico-scientifica, in accordo con il commissario, Domenico Arcuri) avrebbe elaborato una doppia genialata: due pensate che renderebbero orgoglioso Xi Jinping. Primo: fissare limiti alla mobilità per chi non la scaricherà. Ecco una classica inversione linguistica orwelliana: l'app è volontaria, però - se non la vuoi - potresti dover rimanere agli arresti domiciliari. Secondo: e per gli anziani poco abituati a smanettare sui cellulari? Un bel braccialetto elettronico. Non è uno scherzo, per quanto atroce e di cattivo gusto: ma esattamente ciò che trapela da 24 ore. In sostanza, dopo aver recluso gli italiani ai domiciliari, sta per scattare una mega operazione di intercettazione di massa. Naturalmente, i cervelloni governativi e paragovernativi giurano sull'anonimato dell'intero apparato. Ma non v'è chi non veda che siamo in presenza di dati ultrasensibili che potrebbero finire o in mani private o in mani pubbliche (e non si sa quale delle due ipotesi sia più inquietante). Si obietta che ogni giorno tutti noi, ad esempio frequentando i social network, rinunciamo a pezzi della nostra privacy a favore di Twitter e Facebook. Ma non si vede come questa possa essere una buona ragione per legittimare un'invasione ancora più potente. Altro che app: qui ci metteremmo addosso una specie di trojan (con rispetto parlando): un captatore che saprebbe tutto di noi, esponendoci nudi come un pesce rosso in una bolla d'acqua, nel buio più totale sulla raccolta, sulla proprietà e sulla gestione dei dati. Peraltro, va segnalata una questione forse sfuggita ai geni che hanno elaborato il progetto: tutto questo sarebbe perfettamente inutile se, contestualmente, la macchina statale non si mettesse in grado di prevedere tamponi e analisi a tappeto, per decine di milioni di persone. Attività, quest'ultima, ancora avvolta nella nebbia. Contro tutto questo, il primo ad alzare la voce è stato Matteo Salvini: «La nostra libertà non è in vendita». «Usare le nuove tecnologie per combattere il virus è utile», ha detto il leader leghista, «ma con tutte le garanzie dovute ai cittadini italiani. Un commissario non può certo derogare ai diritti costituzionali senza che sia il Parlamento, e quindi il popolo, a essere investito di decisioni così delicate. Garantire la protezione di diritti e dati privati degli italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa». Sono alcune delle considerazioni che hanno indotto il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, ad annunciare la convocazione di Arcuri. Sulla medesima linea anche Giorgia Meloni: «È assolutamente impensabile che basti una semplice ordinanza per diffondere il software: un passaggio in Parlamento è d'obbligo». Tesi sposata pure da Forza Italia. A un certo punto della giornata si è svegliato anche il Pd: «Mi limito a ricordare che in Italia vige comunque una Costituzione che non può essere elusa», ha detto il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci. Stessi toni dal suo omologo alla Camera, Graziano Delrio: «Un terreno tanto delicato non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell'ordinanza commissariale». Ma guarda, se ne sono accorti anche a sinistra. Ora, però, non basta dare una parvenza di copertura legale alla mega intercettazione. Semmai, va assolutamente garantito il carattere volontario dell'operazione, e senza penalizzazioni per chi dica no.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/o-lapp-o-il-braccialetto-e-il-grande-fratello-2645768049.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="falle-di-sistema-e-privacy-a-rischio-immuni-e-una-grande-incognita" data-post-id="2645768049" data-published-at="1587412679" data-use-pagination="False"> Falle di sistema e privacy a rischio: «Immuni» è una grande incognita L'applicazione di contact tracing scelta dal governo solleva questioni delicate per l'uso dei dati raccolti. Non perché la società Bending spoons che la produce non sia all'altezza, ma perché a saper fare applicazioni tipo questa in Italia ci sono centinaia di aziende che hanno partecipato al bando del ministero e non è dato sapere su quali basi tecniche sia stata fatta la scelta. Qualcuno ricorderà che anni fa, sotto inchiesta per violazione della privacy, Apple coniò un rassicurante motto: «Tutto quello che c'è nel tuo telefono resta nel tuo telefono». In questo caso invece la questione sicurezza dei dati, oltre ai dubbi sollevati dal Copasir (certezza, verifica, cancellazione), non è chiara. Certo, se gli attori di questa vicenda agissero secondo regole, problemi di privacy non ne avremmo anche se l'applicazione ha il codice aperto. Peraltro molte persone allarmate per il trattamento dei dati non si rendono conto che se oggi se ne preoccupano, fino a ieri li regalavano ai server russi e cinesi giocando sui social. L'app Immuni utilizza il protocollo Pepp-Pt, da Pan-european privacy-preserving proximity tracing (Pepp-pt.org), un consorzio europeo non controllato dalla Ue che solo il 18 aprile ha pubblicato le linee guida per gestire le applicazioni anti pandemia. Queste prevedono la possibilità per chiunque abbia le competenze di analizzarle, ma di non poterne violare i dati perché questi sarebbero associabili a un nome soltanto attraverso server gestori. Pepp-Pt vorrebbe però che per renderle scaricabili attraverso le piattaforme Apple store e Google play, queste modificassero i loro sistemi giudicati troppo severi in fatto di protezione dei dati. Dunque bisogna scegliere se la nostra privacy sarà trattata come fanno i colossi del Web o come vorrebbe il governo, ovvero con un sistema centralizzato, mentre Google e Apple ne usano uno decentralizzato. Nel primo i dati degli smartphone affluiscono su un unico server controllato dall'autorità sanitaria e questo comunica agli utenti se ci sono stati contatti mediante l'app. Nel sistema decentralizzato, al contrario, sul server esistono soltanto i dati delle persone positive ed è l'app sul telefono a verificare se il proprietario è venuto in contatto con un utente positivo. La differenza è che nel primo caso le autorità possono sapere prima dei titolari il numero dei contagiati, dei negativi e dei contatti avuti tra loro, nel secondo solo l'utente saprebbe la situazione di rischio al quale è stato esposto e dovrebbe contattare il medico, soluzione preferita anche dall'Europarlamento che ha approvato una risoluzione in tal senso. Per quanto riguarda la determinazione della posizione, mentre i tecnici del governo sostengono che il Gps sia utile per sapere dove siamo, al Pepp-Pt sostengono che sarebbe meglio la connessione bluetooh a raggi infrarossi e anonima, in modo da stabilire quando i telefoni sono stati vicini tra loro e che i loro proprietari risultano o meno a rischio. Ma con il bluetooh il telefono consuma più energia e difficilmente gestisce più canali, quindi salendo in macchina potrebbe collegarsi al vivavoce e mollare l'app. Considerando che solo se almeno il 60% degli italiani scaricherà la app essa sarà utile, perché altrimenti non ci sarebbe base per prevedere focolai, si può incentivare l'installazione di Immuni sugli smartphone ma nulla si può fare per chi un telefonino smart non ce l'ha; nulla per chi non ha un account Google o Apple, il tutto a prescindere dal fatto che senza tamponi rapidi sarebbe impossibile associare lo stato di pericolosità a un numero telefonico. Non tutti sono intestatari del loro numero di cellulare, aziendali in primis. Ponendo il caso che l'app fosse installata, per evitare i furbetti ogni associazione tra la positività dell'esame e il numero di telefono dovrebbe essere fatta direttamente in laboratorio inviando al server il codice a barre del tampone senza conoscere il nome del paziente. L'operazione deve anche scongiurare che vi siano casi di errore con persone registrate come positive che non lo sono e viceversa. Infine, un altro dubbio riguarda la fine della pandemia: un giorno si dovrà pur smettere di usare l'app, dunque è necessario sapere quando Immuni smetterà di funzionare e quando i dati saranno cancellati per sempre.
Maria Rita Gismondo (Imagoeconomica)
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