2023-08-10
Se non si piegano alla religione verde gli esperti diventano dei «deviati»
Antonella Viola (Imagoeconomica)
Antonella Viola, reduce da decine di passerelle tv, accusa Antonino Zichichi di volere «le copertine» per l’intervista alla «Verità» contro le follie green. Meglio la scienza politicizzata di chi, a ricerca e dialogo, preferisce la legge dei più forti?I luminari dissenzienti? O sono «rincoglioniti», affetti da demenza senile, come Luc Montagnier (etichetta coniata da Matteo Bassetti), o sono «deviati». Tipo i servizi segreti della prima Repubblica. La definizione è di Antonella Viola, telegenica virostar mai paga delle passerelle catodiche, esperta per tutte le stagioni e di tutti gli argomenti - dal vino che ce lo fa venire piccolo (il cervello), alle statue «maschiliste» del Prato della Valle a Padova, fino al Mes.L’altra sera, ospite della trasmissione In Onda su La 7, la microbiologa ha commentato la recente intervista di Antonio Zichichi alla Verità, nella quale il fisico delle particelle ha spiegato che il cambiamento climatico «dipende dalla nostra sorgente di energia e di calore: il nostro Sole», più che dalle attività umane. «Lo abbiamo visto anche con il Covid», ha pontificato la Viola, schernendo gli improvvidi che lo scambiarono per «una banale influenza». «Ogni tanto ci sono dei singoli che deviano, prendono una strada parallela a quella della scienza». Della quale, a quanto pare, sono i numi tutelari ella medesima e, al massimo, la collega da lei citata, Elisa Palazzi, professoressa a Torino, peraltro laureata in fisica esattamente come Zichichi. Rimane ignota la logica per cui l’ex presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e della Società europea di fisica sarebbe un ciarlatano e, invece, dovremmo tutti pendere dalle labbra della docente del Piemonte. Forse, perché il primo non è specializzato in riscaldamento globale, mentre la seconda è una climatologa. E allora, come mai, a parità di presunta incompetenza della materia, ci sono premi Nobel buoni e premi Nobel cattivi? Giorgio Parisi, insignito del prestigioso riconoscimento nel 2021, si occupa di teoria quantistica dei campi, meccanica statistica e sistemi complessi. Crede nel climate change causato da fattori antropici e firma appelli per catechizzare la stampa. John Francis Clauser, asso della meccanica quantistica, premiato giusto un anno dopo, la pensa all’opposto. S’è permesso di esprimere le sue opinioni ed è stato censurato dal Fondo monetario internazionale.Il sospetto, pertanto, è che l’appello alla scienza sia il solito trucco per imporre, a colpi di ipse dixit, un’agenda politica. Prima era quella dell’ortodossia pandemica: lockdown, mascherine, vaccini. Adesso è quella dell’ortodossia ecologica: se non vogliamo estinguerci, azzeriamo le emissioni e ingurgitiamo a dosi massicce la transizione verde dell’Europa. Anche se, a ben vedere, nessun esperto serio sostiene che siamo prossimi all’apocalisse. Nemmeno Jim Skea: il nuovo capo dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo dell’Onu che spinge per le riforme green, ritiene che sia «controproducente» terrorizzare la gente, raccontando che «l’aumento della temperatura di 1,5 gradi Celsius rappresenti una minaccia esistenziale per l’umanità».È vero: c’è una maggioranza di addetti ai lavori che giudica sostanzioso, se non preponderante, il contributo di noi abitanti della Terra alle alterazioni del clima. Ciò basta per sentenziare, come ha fatto il telegeologo Mario Tozzi, che su questo argomento «il dibattito si è chiuso»? Basta per vincolarci a una precisa agenda economica e sociale?Si vede che, per questi signori, più abituati ad affollare i salotti delle emittenti che i laboratori e le biblioteche, la scienza non funziona attraverso la ricerca e il confronto fondato su nuove evidenze, bensì in virtù della legge del numero. O del più forte. Quello più capace di procurarsi entrature, di intercettare gli interessi dei governanti e, quindi, di attrarre finanziamenti. Siamo stati tre anni a sentirci ripetere che «la scienza non è democratica» e adesso, all’improvviso, un’ipotesi scientifica diventa vera se guadagna abbastanza consensi? Come i partiti nelle democrazie elettorali? Non scomodiamo il filosofo Paul Feyerabend, sostenitore dell’anarchismo epistemologico, convinto che le conoscenze potessero avanzare solo rifiutando le teorie acquisite e, addirittura, violando le regole metodologiche. Limitiamoci a constatare che, se il principio guida fosse quello della maggioranza, anche Galileo Galilei avrebbe torto. Anche a lui avremmo dovuto rispondere che c’era un «consenso scientifico» sull’idea che il Sole ruotasse attorno alla Terra. E avremmo dovuto rifiutare la legge di gravitazione universale di Isaac Newton. Che in effetti era sbagliata, nel senso che non era universale: lo scoprì Albert Einstein, il quale, con la teoria della relatività, prese un’altra «strada parallela», per usare la formula della Viola.Che dietro tanto dogmatismo si nasconda la politicizzazione della scienza, lo conferma una circostanza: negli altri settori, escluse le autoevidenti verità matematiche e geometriche, non esistono dogmi. Restiamo alla fisica: ad oggi, quella di Copenaghen è l’interpretazione più diffusa della meccanica quantistica, ossia la branca che descrive il comportamento e le interazioni della materia e delle radiazioni, concentrandosi in particolare sugli atomi. Eppure, la cosa non impedisce a diversi ricercatori di difenderne persino una che implica l’esistenza di universi alternativi, quella «a molti mondi». A costoro, nessuno si permette di dare dei «deviati». Nessuno si sogna di dir loro che offrono «libere interpretazioni basate su fantasia, narcisismo e necessità di conquistare una copertina di giornale». Lo ha fatto la Viola con Zichichi, un uomo di quasi 94 anni, il quale, di incarichi e notorietà, nella vita ha fatto il pieno. E senza doversi attaccare al treno di una pandemia.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)