2020-08-01
Se non scandalizza il mondo, la Chiesa è morta
Monsignor Luigi Negri (Ansa)
L'ultimo libro di monsignor Luigi Negri, vescovo emerito di Ferrara, invita a riscoprire il carattere necessariamente «polemico» del cristianesimo: quando il suo insegnamento non fa più scandalo, significa che esso si è adattato al mondo anziché cambiarlo.Non ci può essere presenza cristiana che non urga alla libertà e quindi che non costringa l'uomo a decidere. Non so come si faccia a dire il contrario, sostenendo che non è più il tempo di queste cose, perché viviamo il tempo di una presenza silenziosa, discreta che non vuole dividere. La Chiesa vive inesorabilmente una battaglia, non contro questo o quello, ma una battaglia per l'affermazione della verità di Cristo perché la verità di Cristo eccede ogni capacita umana e, quindi, eccede ogni struttura, ogni istituzione. Qual è stata l'istituzione che, nei secoli e nei modi più diversi, ha tentato di sintetizzare la verità e di proporla? Lo Stato, l'istituzione pubblica, che si è presentata spesso come il luogo della comunicazione di Dio all'uomo. Per questo lo scontro contro lo Stato, che pretende di essere depositario dei diritti di Dio, è stato, fin dai primi decenni della vita cristiana, una battaglia inesorabile. Noi milanesi abbiamo ancora nel cuore l'immagine, conservata in moltissime espressioni artistiche della nostra Chiesa, di Sant'Ambrogio che ferma, sulla porta della Basilica milanese, l'imperatore Teodosio, il quale non era un figlio delle tenebre come i suoi compagni che lo avevano preceduto, anzi si qualificava come cristianissimo imperatore, e certamente voleva essere un imperatore cristiano, ma viveva la tentazione di legare la fede e la Chiesa all'esercizio del suo potere imperiale. Sant'Ambrogio, non imponente nella statura, né come cipiglio, lo ha fermato sulla porta della chiesa dicendogli: «Tu sei una grande cosa, o imperatore, ma sotto il cielo e noi difendiamo i diritti del cielo». Per la libertà della fede è inevitabile la polemica, la dialettica tra le istituzioni mondane e l'autorità della fede; e, perciò, è necessario che in questa battaglia per la verità venga individuato, di volta in volta, anche il nemico […]La Chiesa vive perché l'uomo faccia esperienza della presenza di Cristo, possa incontrarlo e seguirlo. L'identità della Chiesa è stata ed è la grande protagonista della vita cristiana nel mondo. D'altro canto, si capisce questa natura profonda della Chiesa, se la si confronta con il mondo nel quale vive. Ciò non è facile dal momento che il mondo ha rivelato nei secoli una volontà di riduzione della Chiesa e poi progressivamente di eliminazione. E tutte le volte che questi tentativi di riduzione e di eliminazione – realizzati nei modi più diversi, secondo le immagini più diverse – non sono riusciti, sempre di nuovo sono stati ripresi. È inesorabile la difesa che la Chiesa ha fatto di sé, ma è altrettanto inesorabile l'attacco che la Chiesa ha subito nel corso della sua storia. Noi viviamo in un momento nel quale l'attacco alla Chiesa è indiscutibile; anzi, è la cosa più ovvia. Tuttavia, che immagine dà la Chiesa di oggi? Quella per la quale il mondo, tutto sommato, sembra non combatterla più di tanto. Non la combatte più di tanto perché la percepisce come propria.Il mondo sente che la Chiesa ha finito per assumere la mentalità del mondo, perdendo così la capacita di giudizio, la capacita di intervenire in modo critico nei confronti del mondo. Sembra che, invece della propria forza dinamica capace di mettere in discussione il mondo, la Chiesa vada cercando qua e là spazi per accordarsi con il mondo. È utile ricordare che negli interventi di San Paolo ricorre frequentemente, più delle riflessioni sugli stessi misteri interni al cristianesimo, la preoccupazione che la Chiesa non ceda alla mentalità di questo mondo. L'espressione paolina per eccellenza è infatti: «Non vogliate conformarvi alla mentalità di questo mondo» (Rm 12,2). Ecco, noi viviamo in una situazione nella quale non possiamo negare che la Chiesa, soprattutto attraverso il grande magistero e la grande testimonianza di San Giovanni Paolo II, abbia recuperato la propria identità e si sia, quindi, ripresentata al mondo con la capacità di rinnovare l'essenza del cristianesimo, come lo stesso San Giovanni Paolo II l'ha definita, cioè il dialogo tra Cristo e il cuore dell'uomo. […]Per capire che cosa è la Chiesa non basta approfondire la sua identità, cosi come il magistero ce la ripropone, ma occorre capire che cosa è successo in questi secoli alla Chiesa, che cosa il mondo non cristiano ha preteso che accadesse alla Chiesa. È semplice dire che cosa il mondo cosiddetto moderno si augurava che succedesse alla Chiesa: che scomparisse nella sua pretesa di rappresentare una proposta definitiva per l'uomo. Si tollerava al massimo che sopravvivesse come una delle molte proposte senza però che avesse nessuna pretesa di assolutezza. Le religioni sono tutte estremamente importanti e significative, a condizione che nessuna pretenda di essere l'unica, quella autenticamente rivelata.Nella misura per la quale una delle religioni, nella fattispecie il cristianesimo, pretende di essere la religione divinamente rivelata, è chiaro che bisogna eliminarla dal contesto delle religioni. Andranno bene allora tutte le religioni, tranne quella cattolica. Viviamo in un mondo cosi, che lo si capisca o non lo si capisca, che piaccia o non piaccia. Viviamo in un mondo nel quale spesso gli stessi cristiani soffrono un certo complesso di inferiorità dimenticando il vero scopo per il quale essi sono nel mondo. Dio ci ha messo in questo paese perché noi potessimo investire questo paese di una proposta che non viene da noi, ma che non possiamo rinunciare a fare, pena diventare complici della rovina nostra e del mondo. Comunque, il paese in cui viviamo e il paese in cui Dio ci consente di vivere perché la nostra missione si sviluppi in modo pieno per il bene nostro e del mondo. […]Noi facciamo l'esperienza di un cambiamento del mangiare e del bere, del vegliare e del dormire, del vivere e, ahimè, anche del morire. Noi facciamo questa esperienza. La Chiesa ci mette in cammino per arrivare a un'esperienza totale di vita nuova: l'accadimento in noi delle promesse di Cristo. Questo è l'unico ideale di vita. Non quelli che di volta in volta vengono affermati dalla mentalità dominante. Possono prevalere, come accade nel momento della storia in cui viviamo, la legalità, il culto dei diritti... Ma, come ci ha insegnato bene in questi anni Marcello Pera, è inutile che parliamo di diritti, se prima o contemporaneamente non parliamo di doveri, perché i diritti senza i doveri sono un'astrazione ideologica e i doveri senza i diritti sono una tentazione di violenza sulla vita del popolo. […]Il nostro cammino è stato un cammino pieno dal punto di vista del tempo. Tante cose le abbiamo quasi imparate da capo, ma soprattutto abbiamo imparato a vivere il cristianesimo come una missione, non come un messaggio sul quale protendono le loro mani adunche gli esegeti e ne fanno sconquasso.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)