2022-12-21
«Non capiscono che mi rafforzano». Trump risponde alle accuse dei dem
L’ex presidente rischia un’incriminazione per Capitol Hill: «Temono che mi ricandidi».Si complica la campagna presidenziale di Donald Trump. Lunedì, la commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del 6 gennaio ha deferito l’ex inquilino della Casa Bianca al dipartimento di Giustizia. In particolare, sono quattro i reati contestatigli: ostruzione a un procedimento ufficiale, istigazione all’insurrezione, tentativo di frodare gli Stati Uniti e false dichiarazioni. «La commissione ha sviluppato prove significative del fatto che il presidente Trump intendeva interrompere la transizione pacifica del potere ai sensi della nostra Costituzione», ha dichiarato il deputato dem, Jamie Raskin. Dal punto di vista tecnico, non è automatico che il dipartimento di Giustizia dia seguito a un’incriminazione e la stessa Cnn ha parlato di un atto fondamentalmente «simbolico». «Il Congresso ha solo poteri legislativi», ha dichiarato l’altro ieri il noto avvocato Alan Dershowitz, che difese Trump durante il suo primo processo di impeachment nel 2020. «Non ha autorità giudiziaria. Sfido chiunque a mostrarmi qualcosa in questa Costituzione che conferisce esplicitamente o anche implicitamente al Congresso il potere di deferire i casi di singole persone all’azione penale», ha aggiunto. Lo stesso Trump ha reagito duramente alla notizia del deferimento. «Questa gente non capisce che, quando mi va contro, le persone che amano la libertà si radunano intorno a me. Ciò mi rafforza. Quel che non mi uccide mi rende più forte», ha affermato l’ex presidente sulla piattaforma Truth. «Gli americani sanno che ho chiesto 20.000 soldati per impedire la violenza il 6 gennaio, e che sono andato in televisione e ho detto a tutti di andare a casa», ha proseguito. «La gente capisce che il Democratic bureau of investigation, il Dbi (il riferimento polemico è alla politicizzazione dell’Fbi, ndr), vuole impedirmi di candidarmi alla presidenza perché sanno che vincerò», ha aggiunto, rivendicando di essere uscito assolto dal secondo processo di impeachment all’inizio del 2021. Ricordiamo che la commissione sul 6 gennaio è costituita da nove componenti (sette democratici e due repubblicani), tutti nominati dalla Speaker della Camera, Nancy Pelosi. Dal canto suo, lo scorso novembre, il procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, aveva nominato Jack Smith come procuratore speciale per indagare sull’ex presidente in relazione a due filoni d’inchiesta: il suo ruolo nell’irruzione in Campidoglio e il possesso illecito di documenti ufficiali. Nel frattempo, il deferimento di Trump ha spaccato il Gop. Il capogruppo repubblicano al Senato, Mitch McConnell ha dichiarato: «L’intera nazione sa chi è responsabile di quel giorno». Parole, quelle di McConnell, da cui ha preso per esempio le distanze il senatore Tommy Tuberville. L’ex presidente non è stato comunque l’unico a finire nel mirino della commissione d’inchiesta. Sono infatti stati deferiti al comitato etico della Camera il capogruppo repubblicano (oltre che probabile prossimo Speaker) Kevin McCarthy insieme ai deputati Jim Jordan, Andy Biggs e Scott Perry. In questo quadro, secondo quanto riferito domenica scorsa dal sito Axios, l’elefantino sarebbe quasi pronto a pubblicare un rapporto, per contrastare la narrazione imbastita dalla commissione sul 6 gennaio: il documento dovrebbe superare il centinaio di pagine e dovrebbe inoltre concentrarsi sulle falle di sicurezza, verificatesi al Campidoglio nel fatidico giorno dell’irruzione. Tuttavia per ora la domanda politicamente più rilevante resta una sola: che impatto avrà il deferimento sulla campagna presidenziale di Trump, lanciata il mese scorso? L’ex presidente era infatti uscito indebolito dalle ultime elezioni di metà mandato, mentre vari big repubblicani stanno già scaldando ufficiosamente i motori in vista della sfida per la nomination del 2024 (da Ron DeSantis a Glenn Youngkin, passando per Mike Pompeo e Nikki Haley).
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