
Gli Stati dell’Africa occidentale alzano il tiro, benché i sediziosi giurino che giustizieranno il leader deposto in caso di invasione. Il delegato Usa ammette: «Non c’è ancora una strategia per normalizzare la situazione».La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha ordinato, tramite una nota letta al termine di un vertice regionale, «l’attivazione della sua forza di riserva». Quindi, ci sarà l’intervento militare? In teoria il prossimo passo è ordinare l’invasione in Niger, tuttavia l’annuncio potrebbe essere un modo per mettere ulteriore pressione alla giunta golpista. Ma è impossibile fare previsioni a queste latitudini, dove tutto cambia in un minuto e dove tutto e tutti sono in vendita al miglior prezzo. Poco prima, Associated Press aveva scritto che la giunta golpista ha fatto sapere a un alto funzionario americano che ucciderà il presidente deposto, Mohamed Bazoum, «se i Paesi vicini tenteranno qualsiasi intervento militare per ripristinare il suo governo». E pensare che la giornata di ieri si era aperta con l’intervento inaugurale del vertice straordinario del presidente nigeriano, Bola Ahmed Adekunle Tinubu, che guida anche l’Ecowas: «Per risolvere la crisi in Niger bisogna dare la priorità alla diplomazia in modo da cercare di concordare le azioni da intraprendere dopo il colpo di Stato». A proposito del deposto presidente: il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, si è detto preoccupato per le condizioni di salute e per la sicurezza personale di Bazoum: «È una situazione che ci preoccupa sempre di più, mentre il tempo passa ed è tenuto in isolamento». Tinubu, che fino a qualche giorno fa minacciava di inviare 25.000 soldati in Niger, aveva anche affermato che «è fondamentale dare la priorità alla diplomazia per favorire il ripristino di un governo costituzionale in Niger». Poi ha proseguito così: «Il negoziato con la giunta golpista deve essere la base del nostro approccio», anche se poco prima di entrare al vertice alla stampa regionale aveva affermato che «nessuna opzione è stata esclusa». Di qui l’annuncio alle fine del vertice. È un mistero su come sia riuscito il presidente nigeriano a vincere le resistenze in particolare dagli Stati federati del Nord della Nigeria, la cui popolazione è a maggioranza hausa, la medesima etnia che vive in diverse aree del Niger. Lo stesso vale per la Costa d’Avorio (a sua volta divisa sull’intervento armato) del presidente Alassane Ouattara, arrivato ad Abuja con il suo capo di gabinetto Fidele Sarassoro, con il vice segretario generale della presidenza, Masseré Touré, e i ministri degli Esteri e delle Finanze, nonché il capo di stato maggiore della Difesa. Al vertice oltre ai leader regionali hanno partecipato anche personalità straniere e tra loro c’è la rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel, l’italiana Emanuela Del Re. Prima dell’annuncio finale dell’Ecowas, John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, in una nota aveva detto, durante in un briefing ristretto a cui ha partecipato l’Agi, che «in Niger c’è spazio per una soluzione diplomatica». «Noi», ha aggiunto, «siamo in costante contatto con i nostri partner africani e continueremo a spingere perché qualsiasi spazio al dialogo sia possibile». Quale sarebbe la soluzione diplomatica? A precisa domanda Kirby ha ammesso che «non c’è ancora un terreno comune per avviarsi alla normalizzazione della situazione». La giunta golpista intanto prosegue con la riorganizzazione dei poteri, tanto che dopo la nomina del premier Ali Mahaman Lamine Zeine, già ministro delle Finanze, è stato annunciato alla televisione nazionale mercoledì sera che il generale Abdourahamane Tiani ha firmato il decreto di nomina del nuovo esecutivo, composto da 20 ministri. Evidente come la nomina del nuovo governo alla vigilia del vertice dell’Ecowas sia una provocazione. Ma non solo: i golpisti sanno delle divisioni all’interno dell’Ecowas, così come sono a conoscenza dell’opinione di molti Paesi occidentali (e tra loro c’è l’Italia), che non vogliono una nuova guerra in Africa. I golpisti hanno più volte detto di non voler parlare con l’Ecowas, ritenuta «un’organizzazione al soldo della Francia», ex potenza coloniale che in Niger mantiene comunque un enorme peso (vedi l’estrazione dell’uranio). Ieri si è saputo che il giorno dopo aver rifiutato a una delegazione dell’Unione africana, delle Nazioni Unite, dell’Ecowas e degli Stati Uniti l’ingresso nella capitale Niamey per motivi di sicurezza, l’ex emiro di Kano, Sanusi Lamido Sanusi, ha incontrato mercoledì i leader della giunta militare in Niger. In un video Sanusi è stato visto in compagnia del sultano di Damagaram (terza città del Niger) durante una visita al golpista Abdourahmane Tchiani. In precedenza l’ex emiro di Kano (Nigeria) aveva incontrato il presidente nigeriano Tinubu, subito dopo che quest’ultimo aveva ricevuto una delegazione di studiosi islamici. Lo sceicco Bala Lau del gruppo Izalla e lo sceicco Abdurahman Ahmad di Ansar ud Deen, affiancati da leader di altre sette, si sono rivolti ai giornalisti dopo l’incontro con il presidente Tinubu. «Ringraziamo Allah che ci ha dato l’opportunità di incontrare il signor presidente e la delegazione di Ulama qui in Nigeria. Vogliamo trovare una soluzione duratura, vogliamo che regnino la pace e l’armonia, non solo in Nigeria, ma anche nella regione subsahariana e nel mondo».
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.
Ansa
Dopo il doppio disastro nella corsa alle rinnovabili e lo stop al gas russo, la Commissione avvia consultazioni sulle regole per garantire l’approvvigionamento. È una mossa tardiva che non contempla nessuna autocritica.