2022-01-27
Nemmeno la Chiesa ha trovato un vaccino contro il peccato
Papa Ratzinger e Georg Gänswein (Ansa)
Il segretario di Benedetto XVI descrive il «mistero del male» come uno dei fondamenti della fede fin dai tempi degli Apostoli.Tutti noi oggi viviamo noi stessi come se fossimo stati scissi dal tempo precedente allo scoppio della pandemia nel gennaio 2020. La minaccia globale ha portato a un momento di discontinuità e di decisione, dopo il quale le nostre vite, come dopo un bivio, continueranno su strade diverse rispetto a prima, indipendentemente da tutte le culture, religioni o nazioni di appartenenza.In questo modo, il concetto di «crisi» diventa anche un legame inaspettato tra voi e me e tra la Chiesa cattolica e il mondo laico. Infatti, il mondo intero sta vivendo ciò che il mondo cattolico sperimenta da anni. È proprio nelle crisi di oggi che la Chiesa cattolica incontra gli ambienti più lontani da sé: nello shock relativo alla percezione dell’abisso degli abusi di alcuni ecclesiastici e dell’abisso di una minaccia virale mortale per l’umanità. Pertanto, prima di parlare della resilienza, vorrei iniziare con un’osservazione sulla crisi della Chiesa.Dopo 2000 anni passati a occuparsi del peccato e a combatterlo, dall’inizio del millennio la Chiesa si è trovata ad affrontare come mai prima il dramma degli abusi compiuti al suo stesso interno. L’abuso sessuale non è una peculiarità della Chiesa, come sapete, ma comprendo e condivido l’indignazione quando i sacerdoti si rendono colpevoli di questo crimine; è e rimane spregevole.Tuttavia, fin dall’inizio della sua storia, la Chiesa è stata consapevole di essere costituita da uomini peccatori e deboli, da Simone di Betsaida, l’amico di Gesù: l’evangelista Matteo testimonia come questo apostolo che pianse e s’infuriò per l’arresto del suo signore disse di non conoscere «quest’uomo». Tuttavia, era proprio lo stesso Simone che Gesù aveva precedentemente ribattezzato «Pietro o Cefa», cioè roccia, perché doveva essere il «fondamento» della sua Chiesa.Pertanto, Gesù Cristo ha fondato la Chiesa quale comunità di persone fragili e non di angeli o fate e creature mitologiche. Non s’intende minimamente sorvolare sugli abusi e tanto meno ridurre il rispetto nei confronti delle vittime, che ne meritano così tanto. Eppure, i peccati e i crimini nella Chiesa sono sempre esistiti! Non è mai stato un segreto che alcuni grandi artisti, per esempio tra coloro che hanno operato nella Basilica di san Pietro, erano anche grandi peccatori.Ma ora quasi nessuno osa parlare apertamente di tutto questo. Tuttavia, resta il fatto che la consapevolezza del mysterium iniquitatis, il «mistero del male», fa parte dei fondamenti della fede della Chiesa di Cristo sin dai tempi degli Apostoli.C’è di più: in ogni momento nella Chiesa ci sono stati santi insieme a criminali. Così pure nel nostro tempo: quello di Madre Teresa di Calcutta e del cardinal McCarrick a Washington. «La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa», ha detto papa Benedetto l’11 maggio 2010 durante il suo volo per Fatima. Così è, e senza arrossire va aggiunto oggi che anche i santi spesso non riconobbero i criminali nelle loro vicinanze, così come san Giovanni Paolo II non riconobbe un molestatore in Marcial Maciel Degollado, il fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo. I santi non sono chiaroveggenti o maghi. […]La Bibbia registra con un realismo inaudito e molto crudo come il grande re Davide abbia orribilmente teso una trappola mortale al suo amico Urìa per nascondere il proprio adulterio con sua moglie Betsabea. «Cor hominis abyssus» riconosceva Agostino, il grande vescovo di Ippona, nell’odierna Algeria, già esperto terapeuta nel V secolo: «Il cuore dell’uomo è un abisso».Ma ora spesso è come se cadessimo dalle nuvole, allorché ci troviamo di fronte a questo abisso. Riguardo alla crisi globale causata dal Coronavirus non devo aggiungere altro oltre a quello che è già stato detto 1.000 volte. La minaccia rappresentata dal virus è in grado di avvelenare in modo permanente e sostenibile proprio ciò che normalmente identifichiamo con una vita realizzata: gli incontri spensierati, la compagnia, la vicinanza umana, le feste, le attività commerciali. Personalmente, devo ammettere che noi del Monastero «Mater ecclesiae» nei Giardini Vaticani siamo privilegiati e non troppo toccati da tutto questo. Infatti, per noi è quasi come se papa Benedetto, con le sue dimissioni otto anni fa, avesse deciso per noi un lockdown sperimentale. Ma ovviamente so da molte voci quanto stiano male innumerevoli altre persone. Ho letto di un pellegrinaggio continuo dagli psicoterapeuti, ho sentito parlare di enormi danni collaterali e di allarmanti tassi di suicidi, che sono considerati rigorosamente un tabù, e riconosco dai dibattiti in corso nei media che non è in vista una risposta soddisfacente su quanto sia politicamente e socialmente appropriato per reagire a questa difficoltà.Oggi è chiaro, come non accadeva da molto tempo, che il nostro mondo non può essere governato da noi uomini come generalmente siamo capaci d’immaginare e desiderare con tutta la nostra saggezza e scienza. Dopo più di 70 anni di pace, almeno in Europa, e di prosperità crescente, questa crisi non avrebbe potuto colpirci più impreparati. […]Forse ciò che in queste crisi attuali lega la società laica ai suoi politici e la Chiesa cattolica ai suoi vescovi è non raramente altro che il sentimento dell’impotenza. È un’impotenza contro il peccato e contro il virus come se fossero minacce collegate. E, in qualche modo, molti sforzi nella Chiesa per dominare il peccato dell’abuso mi ricordano i frenetici sforzi del mondo laico per ottenere un vaccino definitivo. […]
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
Elbano De Nuccio, presidente dei commercialisti (Imagoeconomica)
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