2020-05-18
«Nel Paese si muore ancora e il Comitato scientifico tiene i documenti secretati»
Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri: «Sulle aperture differenziate non si è ancora deciso nulla. È assurdo che io non possa leggere i verbali e scopra ciò che viene deciso dai giornali».Viceministro Sileri, ci saranno aperture differenziate tra Regioni?«È possibile. Ma non è ancora deciso nulla».Il resto d'Italia può riaprire, mentre in Lombardia resta un regime differenziato? «Di nuovo, è presto per dirlo. Da domani i dati sui contagi ci daranno elementi decisivi su questo». Pierpaolo Sileri, viceministro alla Sanità. Durante la crisi si è ammalato di Covid, è guarito, non ha mai fatto mancare la sua voce, anche nelle polemiche decisive, ad esempio quella sui tamponi o nel giudizio (impietoso) sulle burocrazie ministeriali. In questa intervista, per la prima volta, si toglie qualche sassolino sui poteri del Comitato tecnico scientifico e sui problemi prodotti dalla mancata attivazione delle deleghe al ministero della Sanità. Partiamo dalla gestione dell'emergenza. Non trova inusuale che un viceministro critichi esplicitamente un direttore generale? «Lo faccio nell'interesse degli italiani. Serve più comunicazione all'interno del ministero, e soprattutto con chi è parte del Comitato tecnico scientifico». Cioè il segretario generale del ministero di cui fa parte. «Vorrei chiarire che non si tratta di un problema personale, ma operativo». Cioè? «Io ho sempre un ritardo nel sapere cosa accade nel Comitato, nel capire di cosa si discute, e come. E non è qualcosa che dovrei chiedere». Come lo spiega? Gelosia dell'indipendenza? «Sarebbe curioso. Il nostro rappresentante è in quel comitato perché è un ufficiale di collegamento».Il Comitato è l'organo dove in questo momento si decide tutto sulla fase 2. «Purtroppo è diventato un imbuto in cui arrivano tutte le richieste». Facciamo un esempio.«Le autopsie si possono fare? Qual è la definizione di “caso" di Covid? Non sono problemi da poco». E cosa è accaduto? «Che io scoprissi da circolari emanate dal ministero in via amministrativa che si decideva anche su temi di cui mi sto occupando». Il suo segretario generale si sarà arrabbiato per la sua critica pubblica.«La prima obiezione gliel'ho fatta il 30 gennaio e non ho ricevuto risposta. Avrò motivo di preoccuparmi». Lei non partecipava alla riunioni del Comitato, non riceveva informazioni dal suo ufficiale di collegamento, ma poteva leggere i verbali? «Questa è bella». Cioè? «I verbali del comitato erano... “secretati"». Sta scherzando?«Le sembro un tipo che gioca su temi simili? Sono un medico, un pragmatico, ma se chiedevo i verbali mi negavano la possibilità di leggerli». E se protestava cosa rispondevano? «Mi dicevano: “non sono secretati ma non puoi leggerli". Un perfetto comma 22, mentre in Italia si moriva a centinaia e purtroppo abbiamo ancora tante perdite».Quindi era come dire che erano secretati, ma che non volevano ammetterlo. (Ride). «È una sua sintesi, ma mi pare corretta». E adesso come si è risolta la diatriba?«Io e la mia collega, la sottosegretaria Sandra Zampa, che fra l'altro fa parte della delegazione del Pd, abbiamo ottenuto - non le dico quanto ci è voluto - di poter inserire degli osservatori». Quindi lei ha un suo uomo che partecipa alla discussione del Comitato?«Attenzione, ho detto che è un osservatore nel comitato: riferisce a me, quando io non partecipo alle riunioni, ma non ha potere deliberativo al pari dei membri del Cts». Insomma, avete inserito una «spia». Può riferire della discussione, ma non influenzarla. «Per carità non lo definisca così: è un medico del mio gabinetto, una persona serissima, mica Mata Hari». Mi faccia un altro esempio. «Una lunga giornata di lavoro al ministero. Resto in un ufficio senza mai muovermi, poi vado a casa. Mia moglie mi urla dal salone mentre mi faccio la doccia: “Ma come? Ci sono due infetti a Roma e non mi dici nulla?"». Aveva tenuto il segreto d'ufficio? (Ride). «Magari. Gli uffici non mi avevano detto nulla. A nessuno di noi: né a me, né alla sottosegretaria Zampa». Continui. «È normale, secondo lei, che io il Dpcm lo ottenga da un altro ministero e non dal mio?». Non ci credo. «È possibile che io una delibera o una circolare la scarichi dal Corriere della Sera e non la riceva dagli uffici che l'hanno diffusa? E che poi quando leggo dico: “Ma che cazzo stanno a dì?».Dottor Sileri! «Eh... ma quando ci vuole, ci vuole. Le faccio di nuovo l'esempio delle autopsie». Proibite o no?«Bravo! Se io da medico leggo quel testo non capisco nulla». E cosa succede se poi la circolare in ostrogoto-burocratese esce lo stesso? «Il 7 maggio a Bergamo hanno fatto le analisi contro il parere del ministero». E lei? «Da medico mi sento di dire che abbiamo commesso un reato».Potrebbe pagare per queste parole, lo sa? «Io penso a chi deve trovare una cura e deve poter fare il suo lavoro in santa pace e con tutti gli strumenti possibili. Queste sono cose serie su cui non ci si può permettere tentennamenti o indecisioni».Chiudiamo con il tema delle riaperture. «Oggi è il 18. Si farà la riunione con il report della prossima settimana e si deciderà». È vero che si potrebbe chiudere la sola Lombardia? «È prematuro dirlo con i dati di oggi». Ancora presto, dunque? «I dati utili da studiare saranno quelli da domani in poi. Se ci sarà un impennata si valuterà». In che senso?«Serviranno interventi di contenimento chirurgico». Cioè?«Delle microzone rosse tipo Codogno. Il resto del Paese deve tornare alla vita».