2025-11-05
Obblighi Ncc, interviene la Consulta. Bocciato il decreto Salvini pro taxi
La Corte costituzionale accoglie il ricorso della Calabria: la competenza è delle Regioni.La Corte costituzionale, con la sentenza n. 163/2025 depositata ieri, ha accolto il ricorso promosso dalla Regione Calabria contro il decreto interministeriale 226/2024 - il cosiddetto «Dm Salvini» - sul foglio di servizio elettronico per il noleggio con conducente (Ncc) e le sue circolari attuative. La Consulta ha stabilito che non spetta allo Stato imporre vincoli e obblighi agli Ncc volti a riservare ai soli taxi l’utenza indifferenziata, invadendo di fatto la competenza regionale sul trasporto pubblico locale.Secondo i giudici, nel tentativo di perseguire finalità di tutela della concorrenza, il legislatore ha valicato i limiti imposti dalla Costituzione, introducendo misure sproporzionate e non coerenti con la finalità dichiarata. In particolare, la Corte ha annullato tre punti cardine del decreto: la sosta obbligatoria di almeno 20 minuti tra una prenotazione e l’inizio del servizio; il divieto per soggetti che svolgono attività di intermediazione - anche solo in via indiretta - di stipulare contratti di durata con operatori Ncc; l’obbligo per questi ultimi di utilizzare esclusivamente l’applicazione informatica ministeriale per la gestione del foglio di servizio elettronico.Il vincolo dei 20 minuti, spiegano i giudici, costituisce una misura sproporzionata rispetto alla finalità antielusiva e ripropone, in maniera indiretta, una disciplina già dichiarata incostituzionale dalla sentenza n. 56/2020. Il divieto di contratti di durata, invece, finisce per comprimere la libertà contrattuale e impedisce a operatori economici come alberghi, agenzie di viaggio e tour operator di offrire ai clienti servizi di trasporto certi e concordati. Quanto all’obbligo di utilizzo dell’applicazione ministeriale, la Corte lo considera lesivo del principio di neutralità tecnologica: i controlli possono essere garantiti con strumenti alternativi meno invasivi e più rispettosi dell’iniziativa economica privata.La decisione rappresenta una nuova vittoria per la Regione Calabria e per il suo presidente Roberto Occhiuto, che ha commentato: «sugli Ncc la Calabria vince ancora in Corte costituzionale e si intesta una sacrosanta battaglia liberale. Più concorrenza e più mercato si traducono in più opportunità per i cittadini e per chi vuole fare impresa». La sentenza si inserisce nel solco tracciato dalla precedente n. 206/2024, che aveva già riconosciuto alle Regioni la possibilità di rilasciare autorizzazioni per il servizio Ncc tramite gara, superando il vincolo della competenza esclusiva dei Comuni previsto dalla legge n. 21/1992. In quell’occasione, la Corte aveva sottolineato l’importanza di un assetto normativo più flessibile e attuale per il trasporto pubblico non di linea, in grado di tenere conto delle esigenze di sviluppo del territorio. Le associazioni di categoria del settore hanno accolto con favore la sentenza. Luca Notarbartolo, presidente di Ncc Italia, ha ringraziato Calabria e Puglia per aver difeso il settore: «Dopo questa ennesima e definitiva bocciatura, ci attendiamo che il ministero voglia ritirare l’appello al Consiglio di Stato e riprendere il dialogo con le nostre rappresentanze». Con questa pronuncia, la Corte costituzionale riafferma dunque il principio secondo cui il perseguimento della concorrenza non può avvenire con strumenti normativi eccessivi e centralistici. La gestione del servizio Ncc resta legata al territorio e alle Regioni, che ora potrebbero vedere rafforzata la propria capacità di definire modelli più adatti alle esigenze locali di mobilità, innovazione e turismo.
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