giancarlo giorgetti

Giorgetti suona la sveglia: «Ue ferma, in cinque anni l’industria può scomparire»
Teresa Ribera (Ansa)
Il capo del Mef: «All’Ecofin faremo la guerra sulla tassazione del gas naturale». Appello congiunto di Confindustria con le omologhe di Francia e Germania.

Chiusa l’intesa al Consiglio europeo dell’Ambiente, resta il tempo per i bilanci. Il dato oggettivo è che la lentezza della macchina burocratica europea non riesce in alcun modo a stare al passo con i competitor mondiali.

Chiarissimo il concetto espresso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «Vorrei chiarire il criterio ispiratore di questo tipo di politica, partendo dal presupposto che noi non siamo una grande potenza, e non abbiamo nemmeno la bacchetta magica per dire alla Ue cosa fare in termini di politica industriale. Ritengo, ad esempio, che sulla politica commerciale, se stiamo ad aspettare cosa accade nel globo, l’industria in Europa nel giro di cinque anni rischia di scomparire». L’intervento avviene in Aula, il contesto è la manovra di bilancio, ma il senso è chiaro. Le piccole conquiste ottenute nell’accordo sul clima non sono sufficienti e nei due anni che bisogna aspettare per la nuova revisione può succedere di tutto.

Toh, la sinistra diventa allergica all’austerità
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Dopo aver predicato il rigore assoluto sulla spesa, ora l’opposizione attacca Giancarlo Giorgetti per una manovra «poco ambiziosa». Ma il ministro la riporta sulla terra: «Quadro internazionale incerto, abbiamo tutelato i redditi medi tenendo i conti in ordine».

Improvvisamente, dopo anni di governi dell’austerity, in cui stringere la cinghia era considerato buono e giusto, la sinistra scopre che il controllo del deficit, il calo dello spread e il minor costo del debito non sono un valore. Così la legge di Bilancio, orientata a un difficile equilibrio tra il superamento della procedura d’infrazione e la distribuzione delle scarse risorse disponibili nei punti nevralgici dell’economia puntando a far scendere il deficit sotto il 3% del Pil, è per l’opposizione una manovra «senza ambizioni». O una strategia per creare un tesoretto da spendere in armi o per la prossima manovra del 2027 quando in ballo ci saranno le elezioni, come rimarcato da Tino Magni di Avs.

Buona idea: meno tasse sugli affitti lunghi
(Ansa)
Correzioni alla legge di bilancio: la mediazione sulle locazioni brevi potrebbe portare all’aliquota del 23 al posto del 26% previsto ora. Ma spunta un emendamento che riduce la cedolare secca al 15%. Confindustria si contraddice e boccia quasi tutti i provvedimenti.
Mini sconto alle banche: chiesti 10 miliardi
Antonio Patuelli (Imagoeconomica)
Il contributo per istituti di credito e assicurazioni rappresenta la maggior fonte di entrata. L’Irap aumenterà di due punti. Per spingere l’utilizzo delle riserve accantonate nel 2023, l’aliquota nel tempo salirà dal 27,5% per chi paga subito al 40%.
Il governo spinge salari e contratti. Meno tasse per chi rinnova in tempo
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
  • Stanziati due miliardi per portare le imposte al 10% se non ci sono ritardi nella firma degli accordi. Seconda aliquota Irpef al 33% e tagli ai balzelli sui premi. Ancora tira e molla sul contributo di banche e assicurazioni.
  • Il deputato leghista Alberto Bagnai: «Stabilità politica bene inestimabile, è la vera garanzia per imprese e famiglie. La rottamazione non è un condono. Troveremo soluzioni sulle pensioni».

Lo speciale contiene due articoli.

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