È il giorno dell’unita della nazione e delle forze armate, ma Sergio Mattarella, che rappresenta la prima e comanda le seconde, guarda solo all’Europa. E sembra sostenere in ogni modo Ursula von der Leyen che vuole l’Ue armata fino ai denti. Nel messaggio che ha inviato al ministro della Difesa, il presidente della Repubblica dice: «Serve una difesa europea». Sostiene: «Oggi nuovi conflitti si sono affacciati in Europa e nel Mediterraneo, interpellando la cornice di sicurezza costruita nel dopoguerra e le istituzioni poste a suo presidio. Il pericolo di allargamento del sanguinoso conflitto scatenato dalla aggressione all’Ucraina da parte della Federazione russa impone grande attenzione e un impegnativo sforzo di adattamento dello strumento militare, per la creazione di una comune forza di difesa europea che, in stretta cooperazione con l’Alleanza atlantica, sia strumento di sicurezza per l’Italia e l’Europa». Com’è consuetudine, si è rivolto con un pensiero «commosso a coloro i quali sono caduti, sacrificando le loro vite per l’Italia. È un sentimento che richiama soprattutto le giovani generazioni, affinché siano consapevoli della necessità di impegno a difesa dei valori della nostra Costituzione». Che, detto per inciso, all’articolo undici recita: «L’Italia ripudia la guerra come [...] mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
A Mattarella che ha ricordato l’impegno dei nostri militari nelle operazioni di pace, ha risposto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sostenendo che «la pace è come l’aria: fin quando non serve non si vede». Le celebrazioni del 4 novembre sono iniziate ieri mattina a Roma con la deposizione di corone d’alloro al sacrario del milite ignoto. Con Mattarella c’erano il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Guido Crosetto, il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello della Corte costituzionale Giovanni Amoroso. Giorgia Meloni ha affidato ai social un suo pensiero: «Nel giorno dell’Unità nazionale e delle forze armate onoriamo il sacrificio di chi, con coraggio e dedizione, ha difeso la libertà e l’unità della nostra patria. Il loro esempio vive nei valori che ancora oggi ispirano le donne e gli uomini in uniforme, al servizio della Nazione. Onore a chi ha servito e a chi continua a servire l’Italia con valore, impegno e spirito di sacrificio».
Le celebrazioni sono poi continuate ad Ancona - a Roma annullato il volo delle frecce tricolori per non ostacolare le indagini sul crollo della Torre dei Conti - dove il presidente Mattarella ha passato in rassegna alcuni reparti, poi ha preso la parola Guido Crosetto oltre al generale Luciano Portolano, capo di stato maggiore. Crosetto ha ribadito i concetti espressi da Mattarella: «Le forze armate e la difesa servono a far sì che non accada quello che vediamo accadere in scenari di guerra che stiamo vivendo. Stiamo cercando di fare tutto ciò che è in nostro potere. Da una parte perché la tregua si consolidi -sarà difficile e lunghissimo -e diventi pace in Medio Oriente, e perché si parta finalmente anche in Ucraina, con una tregua che ci dia la possibilità di costruire la pace. «Il presupposto della nostra vita democratica è sulle spalle di chi ha deciso di condurre una vita diversa per il loro servizio», ha ricordato il ministro, che ha proseguito: «Oggi siamo qui per ricordare il sacrificio passato e presente, di quanti in questo momento sono in Libano, in Kosovo, sulle strade di Roma, sei mesi lontani da casa. Noi, con il presidente della Repubblica, siamo qui per dire grazie a ognuno di loro». Ad Ancona c’è stata una minima contestazione, uno striscione con scritto: «Basta soldi per le armi». Loretta Boni, del Partito comunista, è stata identificata come colei che lo ha esposto, poi la cerimonia s’è sciolta e tutti sono andati in pace.



