2022-12-04
«Nel futuro di Ovs abbigliamento sportivo e collezioni sposa»
Nel riquadro, Stefano Beraldo
L’ad del gruppo Stefano Beraldo: «Accogliamo 170 milioni di persone l’anno. È ancora in corso la due diligence per decidere se acquistare anche Coin».Stefano Beraldo è un uomo coraggioso. Non potrebbe essere che così un manager imprenditore del suo calibro che ha portato Ovs a essere leader in Italia nel mercato dell’abbigliamento, quotato a Piazza Affari da marzo 2015. Una storia, quella di Ovs, iniziata nel 1972 come Magazzini Oviesse (Organizzazione vendite speciali) per snellirsi nel nome ma non certo nel contenuto, arricchito sempre più dalla velocità decisionale e dall’intraprendenza di Beraldo. Le tappe sono state diverse, in effetti. Prima Ovs poi Ovs industry «perché volevamo far capire che facevamo le cose e non compravamo le idee altrui», spiega Beraldo, «e abbiamo chiamato i nostri buyer “pm”, in modo che si sentissero dei product manager che dovevano avere idee di sviluppo e non solo degli accaparratori del pronto come eravamo 15 anni fa». E così si capisce la lungimiranza. E oggi?«Oggi Ovs è un’azienda che ha aumentato la quota di mercato dall'8% del 2020 al 9,3% nel 2021 senza aprire nuovi negozi e stimiamo una leggera crescita anche nel 2022. Significa aver aumentato del 15% la svolta di mercato e costretto gli altri a ridursi del 15%». Numeri non da poco.«Questo è frutto di due componenti: un cambio di strategia che abbiamo deciso tre anni fa che è consistito nel trasformare Ova da marchio a contenitore. Ci siamo chiesti: Ovs è il marchio che ti vuoi mettere addosso? No, non è quello il valore aggiunto di Ovs. È un contenitore di tanti brand, in particolare stranieri, poco distribuiti in Italia».Dopo vari passaggi, arriva Massimo Piombo.«Il passaggio più importante, sicuramente. Anche la comunicazione con Paolo Landi è stata fondamentale, bisognava far uscire l’anima popolare di Ovs in un modo figo. Elio Fiorucci mi aveva regalato un libro di Scott Schuman e da lì è scattata l’idea di una campagna realizzata fotografando personaggi conosciuti». E Piombo?«Stavo cercando di aprire negozi da uomo sulla scorta di quello che vedevo fare da altri marchi. E Piombo mi telefona per dirmi che voleva aprire con me dei negozi. Non mi piaceva l'idea di una “New Bond street”, la stavano già facendo altri. Ho detto sì in mezzo secondo, lo stile di Piombo all’Ovs era ciò che volevo. Nessuna realtà simile alla nostra aveva realizzato una collaborazione così strutturata con uno stilista proveniente dal mondo del lusso. Ci siamo accorti che fra di noi e tra lui e l’azienda le cose funzionavano in un triangolo perfetto. Piombo ora ha tutta la direzione artistica del gruppo e lavoriamo veramente insieme con un grande gioco di squadra. E poi, i capi di Piombo si vendono».Qualità, sostenibilità, trasparenza. Da dove vuole iniziare?«La trasparenza è il presupposto fondamentale per rendere credibile ogni dichiarazione di impegno volto alla sostenibilità. Dopo un lungo percorso, il nostro impegno nel creare abbigliamento in modo trasparente è riconosciuto dal primo posto nel ranking globale 2021 del Fashion transparency index. Trasparenza per noi significa, prima di tutto, condividere con le persone, per ogni capo Ovs, informazioni chiare sui materiali, i fornitori e i Paesi di produzione. Dai materiali e dalle risorse che usiamo (e ri-usiamo), alle nostre relazioni con i fornitori e con le persone coinvolte nella catena di produzione, tutto rientra nella storia ambientale e sociale dei nostri prodotti».Ammetta che ora sono parole molto di moda.«Vero, ma noi ci basiamo sull’eco valore, progetto sviluppato in collaborazione con l’università di Padova che permette al cliente di capire a colpo d’occhio l’impatto ambientale dei capi attraverso tre indici. Il primo è il consumo di acqua, che misura la quantità di acqua utilizzata per produrre l’articolo. Il secondo, le emissioni di CO2 causate dalla produzione. E il terzo è la circolarità, che indica quanto l’articolo è riciclabile».Quanti sono i punti vendita di Ovs?«Sono 1.276 tra Italia ed estero, 500 i corner Piombo. Abbiamo 170 milioni di visitatori all’anno. Noi siamo sempre stati molto forti nell’abbigliamento bambino, al punto che un bambino su due in Italia veste Ovs kids».Del gruppo fanno anche parte Upim, Stefanel, Gap e da poco ha buttato seriamente un occhio su Coin.«Abbiamo preso tutti i negozi di Gap in Italia e stiamo cercando di adattare il loro stile al nostro gusto e alle nostre necessità. Soprattutto Gap bambino potrebbe vedere l’apertura di molti negozi. Upim sta crescendo molto bene. Upim è un negozio di prossimità, quello che 20 anni fa era Ovs, all’epoca in cui si confrontavano quando erano concorrenti. Quando ho comperato Ovs insieme con un private equity ho impedito ai miei di guardare i numeri di Upim che andava malissimo. Una volta comperata l’abbiamo rimessa totalmente in sesto. Per quanto riguarda Coin credo sia interessante molto più che in passato. Siamo ancora in due diligence, per una decisione definitiva manca ancora un po’. Anche Coin potrebbe essere un contenitore come Ovs ma a livelli diversi. Mi troverei a occuparmi di uno spettro completo di posizionamenti di prezzo - escluso il lusso - fino al premium. Diventeremmo l’unico gruppo omnicanale in Italia. Puoi comperare Gap attraverso Ovs, Piombo attraverso Ovs, un domani Piombo premium in Coin con accanto altri brand a una certa altezza».Quali sono le cose nuove in cantiere?«I profumi Piombo donna, uomo e home sono già nei negozi così come la donna Piombo. Grande novità, il bambino Piombo per poter intercettare chi sa cogliere questo gusto con un’offerta sofisticata. Altra cosa nuova è lo sport che troveremo in modo sempre maggiore nelle prossime stagioni con abbigliamento per il tennis, la bicicletta e da montagna. E anche la sposa con la linea cerimonia».
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