2025-10-24
Nasce il colosso dei satelliti Ue, ma ora c’è da capire chi comanda
Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)
Leonardo, Thales e Airbus lanciano la sfida a Musk. Starlink però è lontana anni luce.Metti insieme il colosso italiano della difesa, la multinazionale francese dell’aerospazio e il gigante degli aeromobili a trazione franco-tedesca e avrai un concorrente potenzialmente pericoloso per il mercato dei satelliti e non solo che oggi è «dominato» (soprattutto dal punto di vista tecnologico) da Starlink. Per questo motivo, ormai da tempo, buona parte degli analisti salutano l’unificazione delle attività spaziali di Leonardo, Thales e Airbus come l’arrivo dell’anti Musk made in Europe. E ieri, dopo la firma del memorandum d’intesa, il tam tam è ripartito. Ma si tratta di una verità parziale. Va chiarito infatti che per raggiungere i risultati di Starlink ci vorranno anni. La creatura del tycoon sudafricano può contare su circa 8.000 satelliti orbitanti intorno ai 500 chilometri di altezza. Per rendere l’idea, Eutelsat, l’attuale competitor di Musk nel Vecchio continente ha lanciato meno di 1.000 ripetitori a un’altezza doppia. Che vuol dire minor sicurezza e minor resilienza nella connettività. Non solo perché i «mezzi» di Starlink, che trasferiscono via laser le comunicazioni tra loro e poi le inviano a terra poggiando su ripetitori grandi quanto un foglio A4, sono più veloci e decisamente meno costosi dei concorrenti. Insomma, la sfida sarebbe impari per chiunque e proprio per questo è lecito aspettarsi che Leonardo, Thales e Airbus puntino forte anche su tutte le attività correlate allo spazio stesso che partono della ricerca scientifica e la sicurezza nazionale e arrivano fino alla navigazione globale e all’osservazione della Terra. Così come non bisogna dimenticare che il progetto di creare un nuovo player europeo per lo spazio ha ricevuto una spinta sostanziale dal via libera al piano di riarmo dell’Unione europea. Ci sono sul piatto circa 800 miliardi e una fetta importante della torta sarà destinata allo spazio, perché non approfittarne? Detto degli obiettivi e delle risorse, restano diversi interrogativi in sospeso. Quasi sicuramente la nuova società avrà sede a Parigi, ma per avere una risposta rispetto alla vera domanda, «chi comanderà?», bisogna avere pazienza. Il gruppo, che sarà operativo dal 2027, impiegherà circa 25.000 persone in tutta Europa e potrà contare su un fatturato di 6,5 miliardi e su un portafoglio ordini che ammonta a più di tre anni di ricavi previsti. L’azionariato sarà condiviso tra Airbus, Leonardo e Thales, che avranno il 35%, 32,5% e 32,5%, percentuali che orienteranno evidentemente le scelte sul nuovo cda e sulla governance. Dare numeri adesso è velleitario ma è sulla suddivisione del board e dei poteri di gestione che si giocherà la partita decisiva. E su un punto i tre player sono stati molto chiari. La nuova entità sarà guidata in modo indipendente, evitando i risultati fallimentare di una rotazione dei manager a seconda dell’appartenenza. Restano poi da chiarire alcuni potenziali conflitti di interesse. Il Financial Times, per esempio, ricordava che Thales è stata un partner importante della tedesca Ohb per i contratti dell’Agenzia spaziale europea. Orbitale Hochtechnologie Bremen è il terzo produttore di satelliti in Europa è ha fondate ragioni per temere che dopo quest’operazione i francesi possano spostare la loro collaborazione su Airbus, che ha attività anche in Germania. Mentre la filiera dello spazio e della difesa, composta da centinaia di piccole e medie imprese, teme che il nuovo colosso possa fare man bassa del budget Esa e dei fondi Ue. Insomma, i nodi da sciogliere non mancano, eppure i protagonisti della nuova società sono convinti che l’unione possa creare una serie significativa di sinergie operative - dagli investimenti, all’ingegneria fino alla produzione - che creeranno, soprattutto nel lungo termine, un enorme valore aggiunto.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Il vicepresidente americano J.D. Vance durante la visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (Getty Images)