2025-10-24
Burioni, lei insulta ma la medaglia d’oro della somaraggine è tutta sua
Roberto Burioni ospite di Fabio Fazio a «Che tempo che fa» (Ansa)
Dalla confusione sulle mascherine all’immunità di gregge, sarebbe lungo elencare tutte le sciocchezze dette dalla virostar. Che ciancia di metodo scientifico per evitare di guardare la realtà. Come quella dei danneggiati.Caro Burioni, la ringrazio per aver dedicato un lungo post su Facebook al sottoscritto, per replicare a poche righe pubblicate sulla Verità nella rubrica delle lettere. Noto peraltro che, a forza di passare tempo nel salotto di Fabio Fazio, dove svolge con assiduità l’unica ricerca per cui è noto - quella delle telecamere -, si è anche ingentilito: una volta le vittime degli effetti avversi che ospitavo a Fuori dal Coro le insultava in diretta via social, tanto da doversene vergognare. Adesso invece le invita a mangiare «un piatto di passatelli». Avanti di questo passo finirà persino con il riconoscere che esiste una certa differenza tra i vaccini anti Covid e l’infallibilità divina, e che se foste stati un po’ meno dogmatici e settari forse si sarebbero risparmiate tante sofferenze, tante polemiche e persino tante vite umane. C’è una speranza per tutti. Financo per i Burioni&buriosi. Ma veniamo ai contenuti. Mi accusa di «bestialità» e «somaraggine olimpica», discipline che lei conosce bene, avendo più volte vinto la medaglia d’oro in entrambe. Ricorda per esempio quando (era il 4 febbraio 2020) lei disse: «Parlare di allarme coronavirus a Urbino sarebbe come parlare degli effetti di una bomba atomica a Trasanni»? E quando aggiunse (subito dopo): «Non ci deve essere preoccupazione, il virus non c’è né a Urbino né nel resto d’Italia. È molto più probabile essere colpiti da un fulmine». Ora, siccome lei si vanta di saper sempre applicare un rigoroso «metodo scientifico» che funziona come l’aritmetica, dovremmo avere Trasanni trasformata in Hiroshima e una strage da fulmini nelle Marche. Le risulta sia successo tutto ciò? E allora: dove stanno le «bestialità» e la «somaraggine olimpica»? Sarebbe troppo lungo, per la verità, elencare tutte le sciocchezze dette e fatte da lei e dai suoi colleghi virostar nel nome della sedicente scienza, a cominciare dalla confusione sulle mascherine («inutili», «no, obbligatorie»), sulla terza dose («inutile», «no, obbligatoria») o sull’immunità di gregge («la raggiungiamo col 60% dei vaccinati», «no col 70», «no con l’80». «Non la raggiungeremo mai»). E voglio pure evitare di ricordarle l’umiliazione subita da un vero scienziato, Giorgio Gilestro dell’Imperial College di Londra, che la sbugiardò in una disputa di conoscenze scientifiche, dimostrando che lei fatica a distinguere tra un malato, una città e una scimmia. Le ricordo solo una delle sue migliori performance. Il 29 agosto 2021, infatti, twittò garrulo: «Il vaccino ai bambini sotto i 12 anni non ha senso», salvo poi esultare altrettanto garrulo il 1° dicembre 2021 quando l’Aifa diede il via libero al vaccino per i bambini sotto i 12 anni. Come mai esulta per una cosa senza senso, le chiesero? E lei, sempre per via del suo inossidabile metodo scientifico, rispose che «ad agosto il vaccino per i bimbi non c’era, per questo non aveva senso». Ottimo, no? Un po’ come dire che il vaccino contro il cancro non ha senso perché non c’è. A proposito di somaraggine. Abbiamo conosciuto bene il suo metodo scientifico in questi anni e perciò non ci stupisce quando la sentiamo negare l’esistenza degli effetti avversi da vaccino Covid. Lei dice, sostanzialmente, che tutti quelli che sono stati male «dopo» il vaccino non sono stati male «a causa» del vaccino. Può essere, naturalmente. Le coincidenze esistono. E dunque può essere che sia soltanto una pura coincidenza se una persona come Giuseppe Sanacore di Fano, un uomo forte, che ha lavorato una vita nei cantieri navali, che è stato sempre bene, che non ha mai avuto problemi di salute, 25 minuti dopo aver fatto il vaccino va in coma e rimane paralizzato. E può essere una coincidenza che a tanti altri sia successa la stessa cosa. E può essere che noi continuiamo a credere alle coincidenze e agli elefanti che volano, perché no? In fondo anche il fatto che le mele cadessero sempre verso il basso era considerata una coincidenza, fino a quando arrivò Newton. Il punto è proprio questo, professor Burioni: voi vi riempite la bocca di «metodo scientifico» per fare ciò che è più lontano dalla scienza, e cioè evitare di guardare e studiare la realtà. Lo rivela lei stesso quando dice che i disturbi di queste persone non sono causati dai vaccini, «almeno secondo le conoscenze in nostro possesso». Ma quali sono, di grazia, le conoscenze in vostro possesso? Quali studi ha fatto sugli effetti avversi? Quali dati ha analizzato? E quali dati hanno analizzato i suoi colleghi? Fin dall’inizio l’Aifa ha deliberatamente nascosto (e lo abbiamo dimostrato documenti alla mano) gli effetti avversi. Sono state limitate le segnalazioni. Non sono stati studiati i malati. Anzi, chi stava male dopo il vaccino è stato deriso (anche da lei). È stato respinto. Chiuso fuori dalla porta. Trattato come un appestato. Nonostante questo, dove sono stati fatti degli studi, penso per esempio al rapporto dell’Academy of Microbiology su 250 milioni di vaccinati nel mondo, gli effetti avversi sono stati rilevati, eccome. Peccato che l’Italia non abbia partecipato allo studio. Preferisce chiudere gli occhi. Così il negazionismo diventa scienza. Se lei credesse davvero al «metodo scientifico», caro professore, e non fosse invece prono, come ogni virostar che si rispetti, al sommo potere del dio vaccino e dei suoi sacerdoti di Big Pharma, lei farebbe di tutto perché quelle «conoscenze in nostro possesso» aumentassero, almeno un po’. E anziché attaccare un giornalista che cerca di raccontare le storie di chi sta male, andrebbe a capire perché sono morti Augusta Turiaco, 55 anni, insegnante di Messina; e Zelia Guzzo, 37 anni, insegnante di Gela; e Mario Bertola, 54 anni, operaio di Castelbuono, oppure si chiederebbe perché Emilia Padovano deve convivere con una paralisi facciale per il resto della vita. Tenga presente, caro Burioni, che in tutti questi casi appena citati, come altri che potrei facilmente aggiungere, il disturbo è stato «a causa del vaccino», non «dopo il vaccino». No, proprio «a causa»: lo hanno riconosciuto perizie mediche, commissioni e tribunali. S’è mai occupato di queste persone? Pensa di farlo? O anche in questo caso ritiene di poter risolvere tutto, scientificamente parlando, con un piatto di passatelli? So di chiederle molto ma guardi Fuori dal Coro domenica sera. Le farò conoscere i genitori di una ragazza di 27 anni morta «a causa» del vaccino Covid o meglio anche a causa di esso. Lo stabiliscono le perizie mediche e il tribunale, riconoscendo che la ragazza si poteva salvare se, prima di iniettarle la dose, le fossero stati fatti gli esami necessari. Se si fosse studiato il caso. Se si fosse ammesso che c’era il rischio. Cosa che voi non avete mai voluto fare, e continuate a non voler fare, nel vostro ottuso dogmatismo, nella vostra cecità colpevole, nella vostra presunzione che è costata la vita e la salute a troppe persone. Un’ultima cosa: lei chiude la sua lettera scomodando niente meno che la Resistenza (con la r maiuscola) e lamentandosi del fatto che sulla Verità ce la prendiamo con le sue scarpe. Due osservazioni entrambe frutto del suo sperimentato metodo scientifico, evidentemente. Comunque ho recepito il messaggio e lo passo ai colleghi: lasciate stare il partigiano Burioni e soprattutto le sue scarpe. Che hanno la sola colpa di ragionare meglio di lui.
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