2024-04-03
Musk sfida Tim per mettere in rete tutto il mondo con 42.000 satelliti
Nel progetto di Starlink l’Italia è centrale per collegare Africa e Sud Europa. C’è il tema dati sensibili. Adesso tavolo al Mimit.Lo scontro tra Starlink, la società che offre l’accesso a internet in banda larga attraverso una costellazione di piccoli satelliti, e la nostra Tim è deflagrato nella giornata di lunedì quando una Bloomberg ha riportato la notizia dei reclami presentati dal gruppo di Elon Musk sia all’Agcom che al ministero dell’industria guidato da Adolfo Urso. L’accusa? Tim, non condividerebbe i dati dello spettro che sono essenziali per sviluppare il progetto di Musk. La mancanza di informazioni rallenta l’installazione di nuovi gateway, cioè delle stazioni terrestri alle quali si collegano i satelliti. Nel documento ci sarebbe anche una minaccia neanche tanto velata: nel caso in cui l’andazzo non dovesse cambiare Starlink sarebbe costretta a spostare i suoi investimenti dall’Italia ad altri Paesi europei.Il giorno dopo nessuna smentita, anzi. Il ministero si è fatto subito promotore di un tavolo di confronto e coordinamento tra le due aziende per trovare una soluzione. E a stretto giro un portavoce di Tim ha completato il quadro: «Tim ha già fornito i riscontri dovuti a Starlink, a fronte delle ulteriori richieste di dati anche sensibili e rilevanti per la sicurezza delle comunicazioni, conferma la sua disponibilità a dialogare tramite la mediazione prevista del Mimit».Al di là delle prove di riconciliazione in atto è di tutta evidenza che siamo alle prime battute di un braccio di ferro. Da un lato c’è infatti la sacrosanta volontà di Tim di salvaguardare o almeno circoscrivere i dati più sensibili e rilevanti per la sicurezza nazionale delle comunicazioni e dall’altro la determinazione di Musk ad andare avanti sul suo progetto che secondo quanto risulta alla Verità prevede di arrivare a circa 42.000 satelliti in orbita per collegare in banda larga tutto il globo. Per capire la portata del progetto basti pensare che a oggi sono circa 6.000 i satelliti targati Starlink già «piazzati» e che a fine anno diventeranno 8.000. Insomma, la strada e tracciata e non ammette tentennamenti, tant’è che la stessa SpaceX, la società di Musk alla quale fa capo Starlink, ha confermato la scorsa domenica di aver lanciato con successo nello spazio altri 24 satelliti su un razzo Falcon 9 partito dalla Florida. Musk ha evidenziato che il lancio ha segnato «il più grande carico utile» nella storia del Falcon 9. I lanci sono di solito da 6 satelliti o multipli di 6 e il programma per il futuro è già fitto di appuntamenti. Siamo insomma davanti a una potenziale svolta epocale consentita anche dal passaggio dai satelliti geostazionari a quelli di nuova generazione. I primi sono posizionati a circa 36.000 chilometri dalla Terra e offrono un’ampia copertura con forti limiti dovuti però all’elevata latenza (il tempo impiegato dai dati per raggiungere la destinazione indicata) e una bassa capacità di banda. I secondi invece sono a una distanza compresa tra 160 e 1.000 chilometri sulla Terra e questa vicinanza riduce drasticamente il tempo dei segnali per viaggiare da e verso il satellite. Il progetto si basa sulla creazione di un link che colleghi tutti i 42.000 satelliti programmati attraverso i Laser Inter-Satellite Link (LISL), che svolgono un ruolo cruciale nella creazione di una rete satellitare solida ed efficiente. Questi terminali sono fondamentali per l’interconnessione all’interno della costellazione e garantiscono comunicazioni spaziali globali con efficienza e connettività senza precedenti e decisamente superiori rispetto ai collegamenti a radiofrequenza (Rf). Ovvio che l’Italia nel progetto rivesta un ruolo cruciale. Ha una posizione centrale per Europa del Sud ed Africa ed è già attiva con le stazioni di terra di Petrosino (Marsala), Foggia, e Lacchiarella (nel Milanese). Se aggiungiamo che Starlink si è registrata all’Agcom nel 2021, possiamo dire che il gruppo di Musk (sebbene venda al momento solo pacchetti dati) sia di fatto già un operatore. Con una giusta dose di ambiguità legata al fatto che si tratta di infrastrutture nuove o «disraptive», come si dice in gergo tecnico.Rischi e opportunità. Ovvio che un sistema del genere potrebbe rivoluzionare l’apparato delle comunicazioni nei Paesi economicamente e tecnologicamente meno avanzati come l’Africa, ma comporta seri rischi per i sistemi occidentali più evoluti, anche l’Italia quindi, che si basano sui collegamenti tradizionali. Potrebbero crearsi pericoli per un’intera catena di valore, quella delle tlc che già sta vivendo una fase molto delicata. E in più c’è il tema dei dati cruciali per la sicurezza nazionale e, per finire, la capacità di trasformare la rete di satelliti in migliaia di oggetti spia. Va da sé che si tratta di materia molto sensibile, da maneggiare con grande cura e della quale, nonostante le rassicurazioni che hanno caratterizzato la giornata di ieri, sentiremo ancora molto parlare.