2025-09-17
Sull’odio, i compagni ascoltino Mattarella
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Il presidente della Repubblica ricorda Willy Monteiro Duarte e tra le righe manda un messaggio ai progressisti esagitati: datevi una regolata. Ma non ce la fanno: se a morire è un loro avversario, fioccano i distinguo e persino le giustificazioni. Perfino il Papa è preoccupato dalla violenza politica. Lo ha detto il direttore della Sala stampa vaticana, precisando che il pontefice prega per Charlie Kirk, per la moglie e i figli. E ieri, pur senza citarlo, Sergio Mattarella, in un intervento per ricordare la morte di Willy Monteiro Duarte, il giovane cuoco ucciso a Colleferro da una banda di bulli, ha spiegato che «l’odio moltiplica l’odio e la violenza moltiplica la violenza».A questo punto, gli unici a non comprendere che il clima di rancore e prevaricazione che si sta sviluppando in America, ma anche in Italia, può essere pericoloso restano solo i compagni, i quali nei giorni immediatamente successivi all’assassinio dell’esponente conservatore si sono affrettati a porre dei distinguo, incolpando più la vittima del killer e dei suoi mandanti.Le frasi di Leone XIV e di Mattarella sono state semplici, perfino scontate, perché di fronte a un omicidio politico tutti dovrebbero condannare l’assassino e chi ha fomentato il suo risentimento nei confronti della vittima. Ma, come abbiamo visto, quando si parla di opinioni politiche, in particolare di idee non conformiste, che contraddicono l’intellighenzia progressista, l’ideologia gender, woke e anche alcuni presunti diritti (all’aborto, alla maternità surrogata, all’immigrazione clandestina), la condanna non è affatto scontata. Anzi, come è successo con Kirk, è più facile che arrivi la demonizzazione della vittima. In questi giorni, infatti, nessuno si è davvero impegnato per capire che cosa abbia spinto un giovane di 22 anni a imbracciare il fucile e sparare a un uomo colpevole solo di sostenere tesi contrarie a quelle diffuse dai giornali liberal e dai politici democratici. Nessuno si è chiesto da dove arrivi un odio così radicato da spingere qualcuno a premere il grilletto. No, commentatori e onorevoli hanno scandagliato le frasi pronunciate dal morto per provare a documentarne le colpe. «Turning point Usa», l’organizzazione fondata da Kirk per diffondere il pensiero conservatore nelle università e nelle scuole americane, «era una delle organizzazioni più feroci sul piano della propaganda di estrema destra», ha detto Roberto Saviano. E in che cosa si estrinseca questa «ferocia»? Kirk ha forse commesso qualche reato? Ha massacrato qualcuno? Ha stuprato, picchiato, derubato? No, la sua ferocia è consistita nell’avere opinioni diverse da quelle di Saviano su aborto, immigrazione, vaccini. A dire il vero, Kirk si è macchiato di un reato: era convincente. Sapeva parlare e farsi capire da molti giovani, cosa che non sempre riesce a politici e scrittori. Aveva un seguito. E questo è davvero insopportabile per gente che ogni giorno fa la morale sulla libertà e sui diritti. «Disprezzo ciò che ha detto, ciò che ha fatto» ha sostenuto in un video Saviano, il quale si è poi premurato di aggiungere, lui che si definisce non violento, di non riuscire «ad accodarsi al coro morale di chi dice che qualsiasi vita va rispettata». Il messaggio è chiaro: la vita di chi non pensa come lui non si rispetta. Lo scrittore, celebrato e invitato nelle scuole e in tv, ha espresso in chiaro ciò che in molti a sinistra nascondono dietro discorsi reticenti e fumosi. Non condannano la violenza, non dicono che in fondo quella che abbiamo conosciuto negli anni Settanta è nata così, dalle parole e dalla continua evocazione del golpe, del fascismo, della torsione autoritaria della democrazia, come adesso usa dire. Non si preoccupano di prendere le distanze dalla chiamata alla rivolta sociale del capo della Cgil, né hanno parole dure contro chi da tre anni a questa parte (guarda caso tutto ha inizio con il governo Meloni) si scontra con le forze dell’ordine, creando un clima di sommossa e mandando centinaia di poliziotti e carabinieri all’ospedale. No, la loro indignazione è rivolta solo verso il premier, perché ha osato ricordare che l’odio e la violenza principalmente arrivano da sinistra. Ci sono anche dei violenti di destra? Certo, nessuno lo nega, ma il numero di scontri registrati dal 2022 a oggi hanno una matrice precisa e degli obiettivi altrettanto chiari. Nel mirino c’è chi non la pensa come i compagni su una serie di questioni. È un’aggressione alle idee. Si comincia con la denigrazione, poi si passa all’insulto e alla demonizzazione. Qualche volta, come è successo in America, ci scappa il morto. E per la sinistra è sempre colpa del defunto. Aveva idee non in linea con le loro.
Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
Giuliano Pisapia, Goffredo Bettini, Emma Bonino e Anna Paola Concia (Ansa)
L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina (Ansa)