2025-11-01
Quegli incroci pericolosi alla Corte dei Conti
Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
Marcello Degni, il giudice contabile ultrarosso e anti-Ponte, ha lavorato spesso con la collega Valeria Franchi che ha fermato l’opera.Sicuramente non sono soltanto due i magistrati che sono contrari alla costruzione del Ponte di Messina e al suo sistema di penali incrociate tra Stato e costruttori. Ma i due che si sono più esposti hanno fatto parte a lungo della stessa sezione della Corte dei Conti e hanno deciso insieme una mezza dozzina di ricorsi. Si tratta di Marcello Degni, da anni attivo sui social al grido di «Il Ponte è una minchiata», e di Valeria Franchi, che fa parte dell’ufficio di controllo degli atti del ministero dell’Economia che in sei paginette ha bocciato il piano del governo, rifiutando il visto di legittimità. Franchi è di poche parole e anche incline a scrivere in giuridichese stretto, ma deve aver apprezzato le argomentazioni del collega «no Ponte». I magistrati contabili sono poco meno di 500 e non tutti si conoscono, sparsi come sono tra Regioni, sezioni diverse, controllo degli enti e incarichi tecnici di governo. Il senatore della Lega Claudio Borghi, però, è andato a spulciare qualche sentenza e ha scritto su X: «Scusate. È un’omonimia o il giudice anti Ponte sullo Stretto della Corte dei Conti, Valeria Franchi, era “compagna di banco” del simpatico individuo Marcello Degni che, fra una lode a Toni Negri e un’altra a Che Guevara, teorizzava la resistenza contro il governo via ostruzionismo?». E, visto che è un tipo preciso, ha postato anche il frontespizio di un’adunanza del 10 dicembre 2019 della Sezione delle Autonomie, alla quale hanno partecipato sia Degni che Franchi. Per carità, non c’è nulla di male nel fatto che i due consiglieri abbiano lavorato insieme, però è una coincidenza non da poco che il profeta dei giudici contrari al Ponte sia stato compagno di banco di colei che poi ha randellato il governo sul piano di finanziamento dell’opera. Chi li conosce giura che hanno caratteri agli antipodi: molto estroverso lui, molto cauta lei. Che è stata anche al governo con Giuseppe Conte. Insieme, le due toghe hanno affrontato varie questioni, sempre nella Sezione Autonomie. Per esempio, a marzo del 2019 si sono occupati del corretto uso dei proventi da sanzioni del Codice della strada. A maggio dello stesso anno hanno deliberato sulle linee guida degli organi di revisione e a maggio hanno affrontato la questione dei debiti fuori bilancio. Nel 2020, Degni e Franchi sono al lavoro nella medesima sezione e ad aprile si occupano ancora di revisione di bilanci locali, mentre a ottobre firmano un provvedimento sull’utilizzo delle graduatorie tra enti diversi per i concorsi. Il 31 marzo 2021 sono sempre insieme per una decisione sul controllo dei bilanci di Province e Regioni autonome.La Franchi però, negli ultimi cinque anni, è stata spesso fuori dalla Corte. Tra il 2019 e il 2021 è stata consigliere giuridico del ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, nel governo Conte bis, quello giallorosso. Poi ha lavorato all’Ismea (Istituto servizi per il mercato agricolo) come presidente dell’organo di vigilanza e contemporaneamente, nel 2021 è stata chiamata al ministero dello Sviluppo economico, come vicecapo di gabinetto di Stefano Patuanelli. Per gli incarichi al Mise ha percepito circa 25.000 euro l’anno e lo stesso vale per l’Ismea. Dai rendiconti degli incarichi extra a fine 2023, risulta che Degni è stato autorizzato a insegnare all’università Ca’ Foscari di Venezia e che non ha voluto alcun compenso. Un comportamento coerente con le sue idee di sinistra sinistra, che lo hanno reso celebre e gli hanno anche procurato qualche fastidio. Specialmente per un uso dei social che non è proprio quello che ci si aspetterebbe da un’austera toga contabile. Dieci anni fa definiva, sull’allora Twitter, il primo tentativo di costruire il Ponte «una minchiata» e, negli anni, non ha mai nascosto di essere un fan di Che Guevara e di Karl Marx. Appena è nato il governo Meloni, Degni se l’è presa con il viceministro delle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, definito «sottosegretario indecente». Poi è toccato anche a Elly Schlein, ritenuta troppo fragile nel fare opposizione alla Finanziaria nel dicembre 2023: «Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata (…) e costringerli all’esercizio provvisorio». Non si è mai capito quell’uso del plurale, manco fosse un deputato dell’opposizione. Come magistrato, dopo le critiche politiche, Degni ha sempre ribadito di ritenersi un libero cittadino che ha diritto di esprimere pubblicamente le idee che vuole.Dal punto di vista disciplinare pare che se la sia cavata bene, per la storia della «bava». Il problema è che i cittadini hanno il diritto di avere a che fare con dei magistrati dei quali si ignorano il più possibile le idee politiche. Nel caso di Degni però, è un sogno irrealizzabile. Appena saputo della bocciatura dei colleghi, ha scritto: «La reazione alla decisione della Corte dei Conti sul Ponte è coerente con l’attacco alla magistratura» sulla separazione delle carriere. Un vero tartufo avrebbe tenuto separati i temi e negato qualunque collegamento.
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